di Renato Bona
“In conclusione del suo pregevole libro “I Castelli e le Ville di Cesio” edito nell’agosto 1972 con la tipografia Piave di Belluno e la zincografia Tridentum di Trento, il sacerdote Bruno Bersaglio, autore di molte altre, tutte interessanti, pubblicazioni, scriveva: “Rivedo ad una ad una le varie località del Comune di Cesio percorse più volte nella primavera del mio sacerdozio, e – dopo averle descritte nelle pagine di questo volume, alla luce di un luminoso passato – mi balzano ancora alla mente e rifulgono nella mia fantasia tutti i Castelli e tutte le Ville. Rivedo i Castelli di Cesio Maggiore e Minore, e di Cullogne, dell’epoca romana, posti a sentinella lungo il percorso della via Claudia e destinati alla comune difesa; rivedo quelli di Anzaven, Pullir, Soranzen, Fianema, Salgarda, Tussui e Calliol, sorti negli anni del Medio Evo e necessari alla sicurezza dei feudatari, che ne tenevano ai fianchi i loro vasti poderi; rivedo pure le Ville medievali e post-medievali, non certo forti e temibili come i vecchi Castelli, ma bensì eleganti e comode, come lo sono – e più ancora – erano, le ville Tauro e Cumano. E’ una visione d’insieme che alletta e conquide chi ama l’arte, la natura e la storia, e tanto più anche le Ville e i Castelli di Cesio, fondati e posseduti da famiglie nobili o cittadinesche, stan legati, più o meno, alla storia di Feltre”. E chiudeva così: “Ci si augura infine che pei vari Castelli si rinvengano presto altri preziosi reperti atti a fare luce sul campo dei dubbi e delle supposizioni, e che ad opera di privati ed Enti, specie la Soprintendenza alle Belle arti, le nostre Ville Venete, comprese quelle di Cesio, riacquistino – il più che è possibile – il loro primitivo splendore!”. Don Bersaglio in quest’ultimo servizio che proponiamo, ricordava nella sua rassegna “L’ara di Cloto” affermando che “Storicamente parlando Fianema non è solo importante per un Castello e per i suoi Castellani, già ricchi e potenti, ma lo è anche per i reperti romani che riapparvero dal sottoterra. L’uno è un sepolcro romano, rinvenuto sul fondo Toigo, detto “tombe dei pagani’ e che poi andava disperso. L’altro, della cui autenticità si è discusso e si dubita, è la cosiddetta ‘ara di Cloto’ che – scoperta nelle vicinanze di Fianema – venne poi tradotta alla Villa delle Centenere”. Secondo il Vecellio “comproverebbe che prima del sorgere del Cristianesimo nel nostro Feltrino, dominasse pure tra noi il culto che l’antica Roma attribuiva alle divinità pagane”. Proseguiva e ricordava che passando Fianema e Villabruna, in fondo al Caorame, a capo del vecchio ponte si ergeva un tempo il Castello della Salgarda di cui non resta che il nome. Con tutta probabilità “rimonta nelle sue origini agli anni più remoti del Medio Evo…”. Appaiono invece presso le sponde del rumoroso Caorame le poche case dell’odierna Salgarda coll’Oratorio di San Giuda Taddeo, costruito nel 1911 ed ampliato nel 1928. E siamo così al Castello “de’Lusa” o “Pullir” del quale “se chiedessimo quando, come e dove sorgesse, nessuno ce lo potrebbe indicare perché non esistono fonti storiche da cui trarre notizie, né esiste in Pullir” dove invece “l’odierno padiglione neuropsichiatrico dipendente dall’ospedale civile di Feltre ‘Santa Maria del Prato’ era ancora una delle case padronali che esistevano nel Comune di Cesio”. Apparteneva al nobile Napoleone Guillermi fu Biagio che possedeva anche case coloniche e vasti terreni a Pullir, Feltre, Villabruna, Zermen, Pez, Soranzen e Can nonché vaste zone montane in Fosserla, al Frassen, sulla Palezza e in Cimonega”. Uomo ricchissimo e nello stesso tempo benefattore insigne cui all’ingresso dell’Ospedale psichiatrico è dedicato un busto e nella sala del consiglio un dipinto con la sua immagine. Avviandoci a conclusione riportiamo che Busche “sta legato da secoli al nome della famiglia Zasio “che con Ottaviano fu ammessa nel 1670 nel ‘libro d’oro’ della nobiltà”! Teneva una residenza a Busche e una seconda Villa sopra un declivio. Sorge invece a Pez una Villa, la “Tauro”, che risale al secolo XVII. Loro anche la Villa alle Centenere. Su un vasto colle ammantato di verde ecco Montebello che domina sopra il villaggio di Anzaven, dove vi è la villa Petricelli eretta nel 1630 da una famiglia di origini bassanesi stabilitasi a Feltre. Mentre sul colle di “Tussuio” vi è il Castello omonimo col nome di un forte guerriero degli Unni. E, costruita nel XVIII secolo, la Villa Zugni. Poco lontano, il turrito Castello di “Caliolo” che per la sua posizione elevata era una delle migliori vedette. Nelle vicinanze la villa “Dal Corno” ora proprietà Canella. A volo d’uccello: nel villaggio di Can Villa Mauro; a Marsiai ciò che resta del Castello medievale “dei Corte”; edifici di secondaria importanza ma che un tempo erano Ville: casa rurale di Anzaven, casa di Cavallea, edificio padronale a Cesio Maggiore, il “Canevon” a Menin, Villa Avogadro a Serravella.
NELLE FOTO (G. Biesuz, Soranzen, e Dal Ponte, Feltre): la passerella di Salgarda di fronte alla chiesetta di Sant’Andrea; Pullir: l’ex Villa Guillermi; Busche: edificio padronale proprietà degli Zasio; l’antica Villa Zasio; Villa Tauro a Pez; la malandata Villa Petricelli a Montebello, del 1630; la Villa Zugni in Tussui; il Colle di Tussujo con l’oratorio di San Bartolomeo; Villa Dal Corno a Calliol; Cesio Minore: quel che rimane della Villa Dal Corno; Can: la Villa Mauro come era nel 1943; ciò che rimane a Marsiai del medievale Castello “Dei Corte”; tipica casa di Cavallea; Cesio Maggiore: la Villa in Serravella, proprietà degli Avogadro.
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