di RENATO BONA
Stringato ma esaustivo, c’è nel libro “Una storia, tante storie” che riferisce de “La vita e la gente del Canal del Mis”, nel capitolo dedicato al passato, la storia de “Le chiese”. Che sono quelle di San Michele, Santa Giuliana, San Daniele e San Remedio. Nello specifico, il pregevole lavoro curato da Pieranna Casanova, edito ad iniziativa di Biblioteca civica di Sospirolo, Pro loco “Monti del Sole” e Parco nazionale Dolomiti Bellunesi e stampato nel dicembre del 1999 dalla bellunese tipografia Piave, inizia con una puntualizzazione dell’autrice: “Se del Castello di Misso resta il rammarico, come per quello di Costa, di conservare solo il ricordo storico, il profilo delle sue torri e dei muraglioni di difesa si possono intravedere, con un po’ di immaginazione, tra le linee architettoniche delle due graziose chiesette che ora ne occupano in parte il posto, una di fronte all’altra: S. Giuliana sul piccolo colle omonimo, alla sinistra del torrente Mis, e S. Michele all’estremità del costone del monte Sperone che scende a stringere l’imbocco della valle”. Casanova ricorda quindi che i due edifici sacri sono citati in numerosi documenti antichi: la chiesa di ‘S. Michiel de Bolpezzo’ (insieme a quelle di ‘S. Giuliana et S. Daniele da Misso’) figura nel 1687 in un catalogo realizzato dopo l’effettuazione dell’inventario dei beni della Diocesi di Belluno mentre la chiesa di Santa Giuliana ed il vicino sacello di San Daniele, di cui ora non rimane traccia, sono richiamati anche mezzo secolo prima, nella relazione conseguente alla visita pastorale del 30 agosto 1538 del Vescovo di Belluno alla Pieve di Sospirolo. E a proposito di San Daniele precisa che “si trovava nel Canal del Mis in corrispondenza del luogo dove sorgeva il castello di Costa, sul colle detto appunto di S. Daniele”. Aggiunge quindi: “Oltre ai documenti, esistono alcune leggende popolari che collegano il culto di S. Daniele a quello di S. Giuliana, la quale conserva nel suo interno una o forse due immagini di S. Daniele, e anche a quello di S. Michele, venerato dai Longobardi come S. Daniele”. Il sasso, fortemente incavato, di probabile origine antica, sul Col di San Daniele rappresenterebbe l’impronta del Santo “che con un balzo si trasferì a Santa Giuliana” (ma non è escluso che si tratti dell’“impronta del leggendario Mazaról…). Secondo altri “gli uccelli di notte portarono via il materiale che gli uomini avevano preparato per la costruzione di San Daniele, depositandolo più in basso, ai Pascoli, nel luogo dove poi fu edificata San Michele”). La curatrice del libro scrive quindi che l’attuale chiesa di San Michele fu realizzata nell’autunno del 1875 e benedetta il 29 agosto dell’anno successivo, dopo la demolizione quasi completa del precedente edificio sacro ormai decadente, era lunga oltre 10 metri ed affrescata. Nell’occasione, furono rinvenute due lapidi romane utilizzate come are votive (ora nell’Auditorium di Belluno). Si tratta di un pilastrino di circa 40 centimetri di altezza che ha incise alcune lettere dalle quali si ricava la scritta latina che dice: “Tiberio Publicio Felice sciolse il voto volentieri meritatamente”; la seconda pietra, più piccola ed in parte rotta reca incisa un’epigrafe rivolta da Ionius Faber a Loucciano divinità locale di probabile origine venetica o celtica. Per Casanova “la presenza di queste lapidi fa pensare alla probabile esistenza in loco di un tempietto dedicato a un dio pagano (forse Marte o Giove) solo in seguito trasformato in edificio di culto cristiano e dedicato a S. Michele, l’Arcangelo vincitore di Lucifero”. Una lapide romana (conservata nella villa Tauro alle Centenere di Cesiomaggiore), con probabile iscrizione sepolcrale fu rinvenuta pure sul colle di Santa Giuliana (la vergine e martire del quarto secolo che, secondo la leggenda, spaventò il demonio). Nel 1708 risulta che circa a metà strada tra le chiese consorelle di San Michele e Santa Giuliana esisteva un piccolo oratorio ornato da un dipinto raffigurante la Vergine tra S. Michele e S. Giuliana, dove i fedeli recitavano il rosario. Usanza particolare dal sapore pagano era quella della processione al torrente Mis, ai piedi di S. Giuliana, “quasi ad invitare le acque a trasformarsi in pioggia nei periodi di siccità”. E siamo alla chiesa di San Remedio nella località Bitti di Canal del Mis. E’ di origini recenti dato che è stata costruita a cura della Sade (Società adriatica di elettricità) negli anni ‘60: fu il vescovo Gioacchino Muccin a benedirla il 26 maggio 1963. Prima di questa, esisteva un’altra chiesa sempre a Gena Bassa, alla destra del torrente e vicino al vecchio ponte. Questa era stata edificata per interessamento degli abitanti del Canale e su iniziativa di Stefano Casanova. Fu l’arciprete Gregorio De Lotto che il 7 gennaio 1896 richiese all’autorità ecclesiastica di poter costruire l’oratorio “per poter avere una qualche santa messa nel corso dell’anno”. Fu benedetta il l. ottobre 1909 a condizione che le persone che l’avevano voluta “si impegnino a non chiedere dopo la costruzione dell’Oratorio le benedizioni e le facoltà per la Santa Messa ed a star paghi della Benedictio loci”. Rifacimento quasi totale nel 1948 con intervento del Genio civile di Belluno che decise l’aggiunta di una tettoia laterale per accedere più facilmente nell’edificio sacro e trovare riparo durante le affollate ricorrenze. All’interno una nicchia nel muro con l’altare per la messa e, sopra, una piccola pala con la Madonna del Buonconsiglio ed una statua di S. Remigio ora nella nuova chiesetta. Alle pareti la Via Crucis. Pieranna Casanova concludeva affermando che “L’attuale chiesetta di S. Remedio rappresenta solo un’immagine simbolica della vita spirituale della gente del Canal del Mis, essendo sorta quando ormai la comunità aveva cessato di esistere (venne terminata nel 1963 dall’impresa De Riva di Agordo).
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Una storia, tante storie. La vita e la gente del Canal del Mis”): i Colli dei santi Michele e Giuliana dove sorgeva il castello di Misso con le sue fortificazioni; il sasso incavato sul Col di S. Daniele; lapide romana rinvenuta a S. Michele; altro ritrovamento nello stesso luogo; la lapide, pure romana, rinvenuta sul colle di S. Giuliana; l’antica chiesetta di S. Remedio; la chiesa di S. Remedio ristrutturata ed ampliata nel 1948, durante la visita pastorale del vescovo Gioacchino Muccin; la nuova chiesa di S. Remedio, nella località Bitti, durante la cerimonia di benedizione da parte del vescovo Muccin, il 26 maggio 1963 e sullo sfondo la vecchia chiesa demolita e, sopra, la strada.