DI RENATO BONA
Documenti di storia e d’arte e belle immagini (di archivio e dello studio De Santi di Belluno) sono il contenuto, di elevato livello tecnico e culturale, del libro “Le chiese della parrocchia di Igne” realizzato (dicembre 2002, tipografia Piave) dallo storico prof. Flavio Vizzutti (con la preziosa collaborazione di Gino Bez, mons. Ausilio Da Rif, della restauratrice Maria Milena Dean nonché di Romano Gamba) ad in iniziativa della Parrocchia della frazione longaronese, all’epoca guidata da don Pietro Dall’Amico. In copertina la riproduzione di un’opera di Girolamo Moech: “Incoronazione della Vergine e gloria dei santi Valentino e Anna”. L’allora sindaco di Longarone Pierluigi De Cesero in presentazione del volume, espresse, fra l’altro, la convinzione che “Quest’opera sarà un nuovo importante documento per gli storici e per gli studiosi dell’arte, per tutti i lettori e per i cittadini di Igne e di Soffranco occasione per capire a fondo le radici della loro identità cristiana, di quel profondo senso di appartenenza che tanto li contraddistingue e che si rafforza proprio in occasione delle manifestazioni legate alla Chiesa, in primo luogo il Corpus Domini e la festa del Patrono”. Dal canto suo il parroco don Pietro Dall’Amico (purtroppo scomparso) sottolineò il fatto che “Raccogliendo gli apprezzamenti di diverse persone, che evidenziavano l’armonica bellezza delle nostre chiese di San Valentino e di San Pellegrino, il Consiglio amministrativo parrocchiale ha ritenuto doveroso documentare con approfondite ricerche la loro storia, finora basata unicamente su sparsi documenti e notizie frammentarie tramandate oralmente. Questo compito è stato affidato al professor Flavio Vizzutti, stimato e conosciuto storico dell’arte. Questa pubblicazione ci permette di capire le profonde motivazioni di fede e devozione che hanno spinto i nostri avi ad affrontare notevoli sacrifici per realizzare questi sacri edifici, arricchendoli di pregevoli opere. Essa sarà autentica testimonianza del nostro passato e stimolo a non dimenticare i valori della nostra cultura”. Detto della copertina, aggiungiamo qualcosa sulle foto che abbiamo selezionato (compito decisamente arduo, dovendo per evidenti ragioni di spazio trascurarne altre, pure di ottima fattura – ndr.) per questa occasione. La prima immagine è la riproduzione dell’opera, di Anonimo veneto: “Vergine con il Bimbo in gloria e santi” che si trova nella parrocchiale. A seguire ecco “Angelo orante” lavoro di Andrea Brustolon, sempre nella chiesa parrocchiale. Tocca quindi a due dipinti, pure visibili nella chiesa parrocchiale, di Girolamo Moech che propongono un “San Matteo” e un “San Luca” e poi a quelli, stesso autore, di “San Bartolomeo” e di “San Paolo”, che precedono l’opera di Anonimo bellunese: “Vergine con il Bimbo in gloria e santi” della chiesa di Soffranco. A questo punto Vizzutti ha inserito una visione generale della chiesa parrocchiale, che precede quelle del primo piano dell’altare dell’Addolorata con parato festivo. Si tratta – come si legge nella didascalia – di una foto storica risalente ai primi del Novecento, e che fa parte dell’Archivio parrocchiale di Igne. Andando avanti si ha la visione generale dell’esterno della chiesa di San Pellegrino di Soffranco, cui seguono quella generale dell’interno e quella dell’affresco sulla parete absidale, 230×130, di Anonimo bellunese della seconda metà del secolo XVIII, raffigurante la “Vergine con il Bimbo in gloria e Santi” a proposito del quale lo storico Vizzutti scrive fra l’altro: “Il testo figurativo, impostato su di uno schema estremamente diffuso, ha come vertice la Vergine assisa sulle nubi nell’atto di ostendere l’irrequieto Infante; in primo piano con saldezza plastica s’impongono all’osservatore i tre taumaturghi legati all’antica devozione locale: san Mamante nell’atto di mungere una pecora mentre dal cielo – secondo la leggenda – piovono le gocce di latte alludenti alla fecondità; al centro san Pellegrino con il demonio legato alla catena e sconfitto (taumaturgo assai venerato nella chiesa di Coi di Zoldo e in quella a lui dedicata vicino a Visome, alle porte di Belluno); sulla destra sant’Eurosia invocata sia per ottenere la buona maturazione dei frutti dell’agricoltura sia per scongiurare la caduta delle folgori devastatrici”. Concludiamo con il “Crocifisso”, artigianato bellunese del secolo XIX: legno scolpito, decorato e dipinto, 47×50, sulla parete di destra dell’aula, e con, di argentiere veneziano della metà del secolo XVIII: “Calice”: argento, stampo, fusione, sbalzo, alto 24,5 centimetri, base 12, coppa 9,2 che appartiene alla chiesa frazionale di Soffranco ma a scopo cautelativo è custodito in altra sede.