È di questi giorni la notizia che le colate laviche del vulcano Cumbre Vieja, sull’isola di La Palma, alle Canarie hanno raggiunto la costa occidentale e l’oceano. Fonti ufficiali dell’ “Instituto Geológico y Minero de España” (Istituto Geologico e Minerario di Spagna) evidenziano in questi giorni un aumento dell’attività esplosiva del vulcano in eruzione dal 19 settembre. Un fenomeno naturale che suscita curiosità e interesse per gli aspetti scientifici ma che tuttavia, al di là della spettacolarità, mette a dura prova gli abitanti dell’isola, una delle più a ovest dell’arcipelago delle Canarie, nell’oceano Atlantico al largo dell’Africa nord-occidentale. E proprio a La Palma c’è pure un po’ di Agordino dal momento che sull’isola, da ben diciassette anni, lavora Vania Lorenzi, di Cencenighe, astrofisica in servizio presso il Telescopio Nazionale Galileo (TNG) e responsabile scientifica di NICS, lo strumento per le osservazioni nell’infrarosso del TNG (www.tng.iac.es) situato, insieme ad altri telescopi di varie nazioni europee, nell’Osservatorio del Roque de Los Muchachos nell’isola di La Palma (a circa 2400 metri di altezza sul livello del mare). Uno staff, quello del TNG, formato da circa trenta persone tra ricercatori, informatici, tecnici e personale amministrativo, di cui circa la metà italiani. Come lei stessa chiarisce: «il lavoro dell’astronomo consiste principalmente nell’eseguire le osservazioni al telescopio per i programmi dei gruppi di ricerca italiani e internazionali che sono stati scelti dai comitati scientifici (uno italiano, uno spagnolo e uno internazionale) incaricati della selezione, fornire supporto agli astronomi visitanti in modo che possano eseguire loro stessi le osservazioni, eseguire controlli di qualità dei dati ottenuti con i vari strumenti del telescopio e, naturalmente, fare ricerca scientifica. Nel mio caso, la ricerca è centrata sullo studio degli oggetti transneptuniani, ovvero i corpi che si trovano oltre l’orbita di Nettuno, tra cui anche Plutone, e sugli asteroidi in generale». Vania è rientrata in servizio a fine settembre dopo le meritate ferie trascorse a Cencenighe con i genitori Adriana e Agostino. Un viaggio di rientro al lavoro reso più complicato dall’interruzione dei voli aerei presso l’aeroporto di La Palma a causa delle ceneri in sospensione che variano in base alla direzione del vento. Un problema ovviato, comunque, dalla presenza dei traghetti che collegano le isole dell’arcipelago. A lei, raggiunta telefonicamente negli uffici di San Antonio de Breña Baja (nella parte est dell’isola di La Palma distante circa una decina di chilometri, sulla mappa, dal vulcano), è stato chiesto di spiegare com’è la situazione condivisa con l’eruzione in corso. Attualmente è tutto sotto controllo ? «È difficile parlare di situazione sotto controllo perché un vulcano è imprevedibile. Quello che è importante sottolineare è il fatto che la tutta rete di monitoraggio ha segnalato il pericolo in anticipo, dell’eruzione vera e propria almeno una settimana prima quindi la popolazione era in allerta, era stata individuata l’area a rischio ed è stato possibile procedere all’evacuazione evitando che si verifichino vittime. Oltre ai sistemi di monitoraggio hanno contribuito tutte le forze di emergenza e le istituzioni che hanno fatto un grande lavoro per attivare le squadre di emergenza e mettere al sicuro le persone malgrado i tanti danni materiali. Al momento, sull’isola, sono circa mille gli edifici che sono stati travolti dalla lava oltre ai terreni e alle coltivazioni rovinate. Il fenomeno è in evoluzione, si sono aperte più bocche dalla quali fuoriesce la lava che punta al mare in direzione ovest». Il lavoro scientifico è fondamentale per dare una risposta rapida alla situazione, attraverso il piano di protezione civile. Squadre stanno effettuando analisi chimiche, misurazioni di gas e campioni eruttivi, sorveglianza aerea, o calcolando l’impatto del vulcano sull’ecosistema dell’isola quando arriva la colata lavica in acqua. Dalla sede di lavoro, l’astrofisica agordina ha raccontato di vedere le ceneri cadere dall’alto e quando è sereno si può scorgere la colonna di fumo del vulcano che si innalza in cielo. «Anche qui le ceneri hanno ricoperto le strade seppur in maniera minore rispetto alla zona interessata dall’evento, più a sud-ovest. Possono essere irritanti perciò è opportuno coprirsi adeguatamente e usare qualche precauzione come mascherina e occhiali per proteggersi. Per il resto in questa parte dell’isola dove abito e lavoro la vita trascorre normalmente». L’economia come quella rappresentata dal turismo ha avuto ripercussioni per quanto sta succedendo ? «Sì. Sono stati evacuati circa cinquecento turisti e si sono registrate disdette nelle prenotazioni. A differenza delle altre isole delle Canarie, Tenerife, Fuerteventura e Lanzarote in cui è più diffuso il turismo balneare. Qui le persone arrivano per praticare attività e sport più orientati alla natura, come il trekking e la corsa in montagna». Ma oltre a questo c’è l’aspetto umano che Vania vuole evidenziare. «Personalmente non ho avuto danni materiali a causa dell’eruzione del vulcano ma una parte della popolazione di La Palma ha perso ciò che aveva e ha dovuto lasciare le proprie abitazioni, molte case sono state travolte dalla lava, così come i terreni sono stati rovinati. È un duro colpo per l’economia e un dramma gli abitanti. Il problema è che non si sa quanto questo fenomeno possa durare».
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