SELVA DI CADORE Quella volta che il capitano di Andraz minacciò l’estirpazione di un occhio o il taglio di una mano a dei minatori cadorini… “Selva di Cadore. Notizie storiche” è il titolo di un bel libro del quale è stasta autrice la coppia G.M. Longiarù-L. Nicolai, che lo ha dato alle stampe con la Editrice Trevigiana il 15 novembre 1943 (ristampa del 1983) consultando: gli archivi parrocchiale e comunale e documenti vari, La storia del popolo cadorino di mons. Ciani, l’Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore, Bollettini parrocchiali vari, specie il Celentone di Forno di Canale; per le miniere di Colle furono attinte notizie dagli archivi vescovili di Bressanone e Novacella, per la vita di don Natale Talamini vennero sfruttati scritti del Ronzon ed altri autori. Illustrate la Val Fiorentina, le origini, lo stare sotto i Patriarchi di Aquileia, la Famiglia Torre, vicende legate al dominio veneziano e quella del Meneghello, gli autori rievocano quelle che definiscono “Liti secolari”, per questioni confinarie, prima di addentrarsi nella vita dei selvesi sotto la Serenissima, liti affrontate “con cocciutaggine secolare e con enormi spese”. Vediamole in sintesi. Selva e San Vito. Una prima composizione sul possesso e le delimitazioni dei pascoli di Mondeval fu registrata l’11 febbraio del 1257. Un secolo abbondante dopo, il vicario del Cadore, Martino de Prata, presenti i testimoni tra cui il capitano del castello di Botestagno di Ampezzo di Cadore, dopo un sopralluogo in Mondeval “Mons. Vallis” stando nello stesso luogo consegna della terra e dell’erba in mano ai sindaci di Selva e Pescul. Così, secondo l’uso feudale, li investe del luogo dicendo: ‘io vi stabilisco e vi impongo sindaci di questa parte di monti a voi toccata’. La formula fu ripetuta per ben tre volte”. Tanto per essere chiari… Un’altra lite ancor più datata, che si compose il 15 dicembre 1470 a Pieve “tornò a galla e si compose nel 1603, data in cui si parlò di proprietà e non più solo di uso dei monti”. Selva e il Vescovo di Belluno.Il presule reclamava diritti feudali annessi alla sua mensa vescovile sui boschi di Agaraz, Marzeluch e Col della Chizza “lunghesso il Rugo di Garaz”. La lite era ancora in atto nel 1406 sotto il vescovo Scarampia e rimaneva insoluta nel 1695, vescovo mons. Bembo, e ancora pendente col vescovo Alcaini al 15 marzo 1799 “quando il Leone di San Marco stava per morire”. Longiarù-Nicolai ricordano, sempre a proposito delle contestazioni con i vescovi, che tra le mappe comunali vi era la “mappa conte” comprensiva di una porzione di territorio di Pescul, zona dove c’è la Costa del Conte, il quale ultimo secondo la tradizione “abitava a Pescul di là della Fiorentina; oppure si trattava del Vescovo di Belluno, considerato che nella Val Possedera, territorio di Alleghe, esiste ancor oggi la “casera Vescovado”. In una carta del 1591, disegnata per la divisione dei monti di Staulanza, Palafavera e Corgnola tra Selva, San Vito e Zoldo “la parte ora inclusa nella “mappa conte”, è detto “dell’Ecc.mo” e nient’altro…”. Selva e Alleghe. Risale con ogni probabilità al 1476 il tentativo di Alleghe di strappare a Selva Marzeluch e Agaraz, con una lite che si acuì nel sedicesimo secolo tanto da approdare al tribunale d’appello di Venezia,Un contenzioso che “si lega a quello col Vescovo di Belluno, in quanto pare che Alleghe avesse dal medesimo ricevuto l’investitura di luoghi, dietro corresponsione di un annoso canone di vassallaggio”. Selva e Colle. I due autori del libro richiamano l’incendio di case a Pian per rappresaglia ad opera dei selvesi, per questioni di confine con Colle che risalgono al 1479. Nel 1540 – ricordano – “Il capitano di Andraz, Prak, dietro istruzioni del Vescovo di Bressanone, arresta dei muratori cadorini rei di aver pignorato bestiame di colle. Prak si diportò draconianamente e minacciò pene come l’estirpazione di un occhio o il taglio di una mano: un piccolo Barnabò Visconti”. Tuttavia un accordo di ebbe nel 1553. Del 1779 abbiamo “una relazione assai battagliera di uno dei sopralluoghi biennali fatto ai confini del Provveditor veneto Prospero Antonini, dal commissario austriaco Trintinaglia e da quello di Bressanone Baron de Caran”. Nel successivo capitolo, dedicato alla Lega di Cambrai e alla calata di Massimiliano, Longiarù-Nicolai esordiscono scrivendo: “Pacifici i 377 anni di dominazione di S. Marco nel Cadore battaglieri invece all’interno per innumeri liti civili ed ecclesiastiche. Con l’unico avvenimento grosso e gravido di conseguenze che fu la calata di Massimiliano imperatore, in relazione alla Lega di Cambrai”. Ma questa è altra storia…
NELLE FOTO (siti: eBay e Infodolomiti; riproduzioni dal libro”Selva di Cadore. Notizie storiche”): la seconda di copertina con disegno di S. Delneri; vecchia panoramica della Val Fiorentina (foto Ghedina); paesaggio contemporaneo; la frazione Pescul dei tempi andati; cartolina datata 1966; la vecchia Selva con la Marmolada sulla sfondo (Ghedina); piani e colli di Santa Fosca (Ghedina); ancora la conca di Pescul; carta topografica del 1591 di Pescul; così’ Selva nel 1893.