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DI LORIS SANTOMASO
RIVAMONTE Quello delle miniere, e in particolare di Valle Imperina, è un argomento che non finisce di richiamare l’interesse e l’attenzione non solo degli agordini in ogni circostanza venga suggerito. Cosa per certi versi scontata, essendo il “soggetto” strettamente legato alla vita e al cammino di queste comunità alpine, come ha ampiamente confermato il successo di un recente incontro sul tema. «Negli scambi di messaggi fra noi promotori, il clima era decisamente di positiva fiducia… eppure… ogni attesa è stata di gran lunga superata». È il commento soddisfatto di don Fabiano Del Favero, il parroco di Rivamonte, a margine di un singolare quanto affascinante pomeriggio. Quello di domenica 29 dicembre scorso, durante il quale, nella sala cinema della Casa della Gioventù a Rivamonte è stato proposto uno sguardo storico e fotografico sulla dimensione che ha segnato la vallata agordina per circa cinque secoli: il sito minerario di Valle Imperina, che ora ha forse trovato il modo per recuperare la voce, dopo lunghi anni di afonia. Promotore dell’incontro, Corrado (detto familiarmente “Chicco”, da tempo cultore di storia locale) Cattadori, assieme a Giuliano Laveder e la piena adesione del parroco. Chicco si è detto infatti disponibile ad una narrazione che potesse ancora una volta “fare cultura”, come richiamato da don Fabiano nel saluto introduttivo, e la risposta è stata una sala che ha decisamente superato la non indifferente capienza. Sono state quasi 200 le persone che hanno ascoltato per circa un’ora e mezza la presentazione di una vicenda storica, umana e professionale che continua ad affascinare: appunto le miniere di Valle Imperina, attraverso immagini commentate di un viaggio nella storia. Nell’accoglierli, il parroco non solo si è mosso sul binario del dovuto ringraziamento, ma ancora una volta ha rimarcato un tema che gli sta a cuore: «Il bene nascosto che spesso abita le comunità umane del territorio, ritenendo doveroso per la parrocchia farlo emergere, anche attraverso occasioni come queste». Dal canto suo, Corrado Cattadori, manifestando grato stupore per una tale risposta con ospiti villeggianti e conterranei dall’intera Conca, ha condotto i partecipanti con umile sapienza alla scoperta di un inestimabile patrimonio. Quello minerario della Valle Imperina, che è tassello unico della nostra storia locale, con il suo documentato cammino dal 1417, quando ne parla il veneziano Marin Sanudo nel suo viaggio in terraferma, all’8 settembre 1962, quando ha termine la secolare vicenda con la chiusura della miniera di pirite cuprifera, giacimento di importanza europea, la cui conoscenza dagli anni ’70 del secolo scorso si è arricchita dei molteplici e approfonditi studi e ricerche dello storico dell’Università di Padova, Raffaello Vergani, cittadino onorario di Rivamonte Agordino.
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