Chi ha detto che le imprese non vengono mai ispezionate? Tra Inps, Inail, Ispettorato Nazionale del Lavoro, Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Guardia di Finanza, Aziende/Unità sanitarie locali, Vigili del Fuoco, Camere di Commercio, Autorità garante della Privacy, Carabinieri forestali, NAS1, NOE2, Siae3, etc., le Pmi rischiano, potenzialmente, 122 controlli all’anno da parte di 19 Enti pubblici diversi.
A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA che ha aggiornato la periodica elaborazione sui possibili controlli che una Pmi può incorrere durante l’anno. Come si è giunti a questo risultato? Innanzitutto, il quadro legislativo generale è stato suddiviso in quattro grandi aree. Successivamente, per ciascuna di esse è stato calcolato il numero dei principali controlli che una piccola azienda può incorrere a seguito dell’attività ispettiva realizzata dagli enti preposti. In estrema sintesi, riportiamo più sotto i 4 settori, il numero di potenziali ispezioni e le strutture pubbliche coinvolte:
Ambiente e sicurezza nei luoghi di lavoro: quest’area è la più a “rischio”: è interessata da 60 possibili controlli che possono essere effettuati da 11 enti ed istituti diversi;
Fisco: in questo ambito il numero dei controlli è pari a 30 e sono 6 le agenzie e gli enti coinvolti;
Contrattualistica: nell’area lavoro il numero dei possibili controlli si attesta a 21, mentre gli istituti e le agenzie interessate sono 4;
Amministrativo: questo settore registra 11 controlli che sono ad appannaggio di 7 diversi enti ed istituti (vedi Tab. 1).
“Con un coacervo di norme spesso incomprensibili e in parecchi casi in contraddizione fra loro – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – qualsiasi imprenditore, soprattutto se piccolo, corre il pericolo di non essere mai in regola con la legge. Pertanto, l’ipotesi di un controllo viene vissuto dal titolare dell’attività come un incubo che rischia di gettare nel panico chiunque. Per superare questa situazione è auspicabile la riduzione del quadro normativo generale, rendendo altresì più semplici e comprensibili le leggi, i decreti, le ordinanze, le circolari e i regolamenti attuativi. Altrimenti, la forte discrezionalità che tutt’oggi beneficiano coloro che sono chiamati ad eseguire le attività ispettive non verrà mai meno. Dove è possibile, infine, va incrementato il numero dei controlli formali, cioè quelli eseguiti in remoto per via telematica, alleggerendo così l’oppressione burocratica che incombe sulle imprese”.
Nonostante gli annunci e le promesse sbandierate ai 4 venti da tutti gli esecutivi che hanno governato il Paese negli ultimi 10 anni, dalla CGIA ricordano che il numero complessivo dei potenziali controlli è rimasto pressoché lo stesso. Oltre all’azione ispettiva, non va nemmeno dimenticato che il peso generale della burocrazia costituisce un costo economico importante che sottrae risorse alla crescita e all’occupazione.
“In linea generale – afferma il Segretario Renato Mason – agli uffici pubblici viene sempre più richiesta l’erogazione di servizi in tempi ragionevolmente brevi. Purtroppo, la presenza di tantissimi lacci e lacciuoli decisi da apparati centrali autoreferenti e lontani dal territorio, costituiscono il principale ostacolo contro il quale sono costretti a misurarsi i dipendenti pubblici. Il venir meno di tante norme, eccessivamente complesse e spesso inutili, potrebbe liberare tantissime energie e risorse nel Paese, aiutando le imprese e i cittadini a svincolarsi dagli ostacoli tesi da norme spesso indecifrabili, semplificando, allo stesso tempo, anche il lavoro di chi è costretto ad applicarle e farle rispettare”.
Ambiente e sicurezza: il settore più a rischio controlli
Come era facilmente prevedibile, tra i 4 settori analizzati quello a più alta “densità” di potenziali controlli è l’area ambiente e sicurezza nei luoghi di lavoro. Sono 60, infatti, i principali controlli che una piccola attività può incorrere durante l’anno. Le voci più a “rischio” riguardano la conformità/mantenimento dell’efficienza degli impianti (elettrici, idrici, gas, etc.), il rispetto delle norme sugli scarichi, sulla corretta gestione dei rifiuti e sulle misure antincendio. In tutte le circostanze sono 6 diversi enti che hanno specifiche competenze in materia di controllo. Le più coinvolte sono le ASL/ULSS, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, i NAS, i NOE e la Polizia Municipale. Altrettanto “impegnative” sono la presenza e il rispetto delle prescrizioni riferite alle emissioni in atmosfera, gli obblighi formativi in materia di sicurezza sul lavoro, i piani di sicurezza e la valutazione dei rischi.
Salvo sovrapposizioni, nel 2018 il fisco ha controllato 2,9 milioni di contribuenti
Solo in materia fiscale, nel 2018 sono stati effettuati:
520.878 controlli strumentali dalla Guardia di Finanza4;
404.355 accertamenti ordinari e parziali automatizzati5 dall’Agenzia delle Entrate;
ulteriori 106.798 verifiche e controlli dalla Guardia di Finanza;
ulteriori 31.798 verifiche, controlli e accesso ai documenti da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Oltre a queste iniziative, l’Agenzia delle Entrate ha trasmesso 1.901.138 lettere per l’attivazione della compliance (richieste di chiarimenti su irregolarità riscontrate o potenziali).
Possiamo pertanto affermare che, salvo sovrapposizioni, i contribuenti “avvicinati” dal fisco sono stati 2,9 milioni e nella stragrande maggioranza dei casi questi soggetti erano titolari di una partita Iva (imprese, artigiani, commercianti, liberi professionisti, etc.).
In merito all’intervento degli Ispettori del lavoro, dei Carabinieri per la tutela del lavoro e del personale Inps ed Inail, invece, l’anno scorso l’attività di vigilanza ha interessato complessivamente 164.655 aziende.
Per quanto riguarda la filiera dell’alimentare, infine, sempre nel 2018 gli interventi dei NAS presso le aziende di questo comparto sono stati 31.479 a cui si aggiunge l’attività ispettiva nel settore della ristorazione (pizzerie, trattorie, bar, gastronomie, fast food, etc.), che ha interessato 11.954 attività (vedi Tab. 2).