Tocca oggi a Borca di Cadore, Calalzo di Cadore, Canale d’Agordo, Castellavazzo, Cencenighe e Cesiomaggiore. Sono i comuni dei quali proponiamo la storia in sintesi, sulla falsariga di quanto scritto dallo scomparso giornalista Fiorello Zangrando nel libretto (82 pagine), edito nel luglio 1990: “I Comuni della Provincia di Belluno, storia e simboli” edito dal Comune capoluogo per l’inaugurazione della rinnovata fontana di Piazza dei Martiri con la collocazione in rilievo degli stemmi municipali (originali opera dello scultore Massimo Facchin, anch’egli mancato) di tutti i 69 comuni, che oggi in realtà sono 68 dopo il passaggio di Sappada con la provincia di Udine. BORCA DI CADORE. Il paese, la cui storia municipale si confonde con quella di San Vito fino al 1822, è purtroppo noto per le frane: 26 gennaio 1348, 1400, 26 ottobre 1629, 7 e 22 luglio 1737, 21 aprile 1814, 23 luglio 1868, tutte che si staccano dall’Antelao (e che, purtroppo, si sono susseguite fino ai giorni nostri). Così Zangrando: “A sud di Borca (forse dal latino ‘bifurca’: luogo posto ad un bivio) ci sono i forni dove si purga il ferro scavato a Selva. Nel 1319 il Patriarca di Aquileia concede a Gabriele della Torre da Pescul di aprire uno stabilimento con l’uso dei boschi circostanti. Il diritto passa a Negrone e poi al patrizio veneziano Benedetto Tiepolo che nel 1575 suscita le ire dell’Oltrechiusa perché taglia troppo. Nel \1714 la scarsità di combustibile produce lì abbandono. Ricorda quindi che ai tempi della rivoluzione antiaustriaca rilevante è il combattimento a Dogana Vecchia”. CALALZO DI CADORE. L’autore ricorda che: “E’ a Làgole che dal sesto secolo avanti Cristo si manifesta lo spirito religioso, strettamente legato alla residenzialità dei paleoveneti: fondano un santuario ad una divinità affine ad Ecate Trina, alla quale sacrificano oggetti votivi. Làgole ha dato un terzo delle iscrizioni conosciute di questa popolazione”. E aggiunge: “Calalzo, il cui nome contiene la nozione di elevato da ‘alto’, ha una Regola molto antica, che fa scrivere i propri Laudi nel 1274. La cronaca registra numerosi incendi: 1754, 1855, 1954. Il 21 maggio 1848 il paese è invaso dai Cacciatori austriaci, venuti dalla forcella Piccola dell’Antelao e dalla Val d’Oten, fuggiti allo squillo delle campane suonate da due donne. Nel 1878 sul Molinà nasce la prima fabbrica di occhiali ad opera di Angelo Frescura e di due fratelli Lozza. Dopo il 1920 sul Desedan sorgono gli impianti idroelettrici di Valentino Vascellari…”. CANALE D’AGORDO. Fino al 1968 si chiamava Forno di Canale. Il nome deriva dalle fucine in cui i Remondini di Bassano purgano e fondono il rame ricavato nella Valle di Garés e i Crotta di Agordo il ferro scavato da Hais presso Fregona. Nel 1737 sono distrutte da un’alluvione… Forse i primi abitanti sono trentini, scesi dal Passo San Pellegrino. Il primo documento è del 1148 e ricorda che Raifredo de Taibono “dedit una peciam de terra in Peteguno” all’ospizio di Candaten, tra Agordo e Belluno. Ancora Zangrando: “Nel 1321 Bidulfo e Pietro da Canale che hanno parteggiato per guadagnino Avoscano sono esiliati con lui. Gli imperiali depredano Forno nel 1508, gli austriaci che contrastano Napoleone vi svernano nel 1796. Nel 1944 i tedeschi bruciano 75 case per rappresaglia antipartigiana. Qui nel 1912 è nato Albino Luciani, per 33 giorni sul soglio di Pietro col nome di Giovanni Paolo I”. CASTELLAVAZZO. Deriva il nome del Pagus Laebactii, insediamento civile con fortilizio munito di popolazione spedita a contrastare i pericoli dal Norico. L’importanza militare si protrae fino al 1726, quando il Comune di Belluno ordina il restauro del Castello della Gardona. Questo fortilizio al confine con il Cadore, è fatto irrobustire nel 1171 da Ottone vescovo di Belluno. Durante la guerra di Cambrai, il 9 dicembre 1511 vi combattono aspramente gli imperiali di Regendorf e i bellunesi capitanati da Colle e Doglioni. L’autore richiama quindi il fatto che Castellavazzo è centro di una circoscrizione ecclesiastica che comprende Longarone ed Erto; vi si ricava una pietra bianco-rosa che per secoli viene utilizzata nella costruzione di edifici monumentali anche fuori dal Bellunese. Codissago è il porto fluviale dove staccano le imbarcazioni costruite a Perarolo di Cadore e guidate da abilissimi zatèr. CENCENIGHE. Probabilmente l’origine come centro stabilmente abitato risale ad un periodo attorno al Mille. Il nome deriva da un personale latino: “cincinius” che indica il possesso di beni fondiari di una famiglia. I primi documenti sul paese risalgono al XIII secolo, Ai tempi della Repubblica veneta forma una Regola ed è il luogo dove si radunano i 25 consiglieri della Comunità di Soprachiusa per trattare gli affari. Il paese – annota il giornalista Zangrando – va soggetto a devastazioni ad opera, bel 1439, dei soldati di Filippo Maria Visconti e nel 1509 degli imperiali di Massimiliano. L’abitato anticamente si stende sul piano. Nell’autunno del 1686 e del 1707 è danneggiato dalle acque; si ottiene così di costruire più in alto. Inondazioni si ripetono nel 1748, nel 1757 e nel 1882. Dopo quella del 4 novembre 1966 il centro rinasce più moderno e funzionale. CESIOMAGGIORE. Area verosimilmente abitata già prima della venuta dei romani. Qui – si legge nel libro – c’è il famoso milliario che segna il percorso della via Claudia Augusta Altinate che vi giungerebbe da Mel attraverso Nave. Nel 1404 venne abbattuto il castello della famiglia Cesia, quando Feltre entra nello Stato Veneto. Nello stesso tempo, nelle vicinanze, viene edificata la Villa Muffoni, appartenente alla famiglia discendente da un Cesio Muffone e dalla quale esce quel Pietro da Cesio che nel secolo XIV si afferma come pittore e scultore. Con la dominazione veneziana sviluppa la costruzione di molte ville signorili e accanto ad esse sorgono case coloniche che danno vita ai paesi. L’invasione del 1917-18 provoca lutti e predazioni dalla villa di Centenere, ricca di reperti antichi. Durante la Resistenza la brigata partigiana “Pisacane” ha la propria sede nella Val Canzoi. NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “I Comuni della Provincia di Belluno. Storia e simboli”): in sequenza gli stemmi dei comuni di Borca di Cadore, Calalzo di Cadore,Canale d’Agordo, Castellavazzo, Cencenighe e Cesiomaggiore.