di RENATO BONA
Nella quinta tappa (su sei) del viaggio tra i biotopi compresi nell’ambito delle Prealpi e Dolomiti bellunesi e feltrine, dopo esserci occupati delle Torbiere di Valpiana, piccolo altipiano nel comune di Limana; dei Laghetti della Rimonta nei comuni di Lentiai e Mel; del Laghetto Rodela in quel di Sovramonte, e di Col de Moi in territorio di Mel, ci soffermiamo oggi sulle Torbiere di Busnador e Melere, ancora “guidati” dal libretto edito dall’Arpav del Veneto nel 2001 nell’ambito del programma comunitario “Leader II” portato avanti grazie al cofinanziamento della Comunità Europea col Fondo europeo Agricolo di orientamento e garanzia, dal Gruppo di azione locale “Prealpi e Dolomiti Bellunesi e Feltrine”, per il coordinamento generale di Alberto Luchetta e Renzo Scussel quale responsabile del progetto, stampa a cura di Promoduck Santa Giustina, foto di Michele Cassol, Raffaele Gnech, Cesare Lasen, disegni di Andrea Crepaz e Gnech. Questa zona umida è localizzata in comune di Trichiana ed è raggiungibile dalla frazione di Sant’Antonio di Tortal, lungo la strada per il Passo San Boldo, puntando verso Valmorel e, per 2,8 chilometri fino a Busnador e circa 5 per Melere. Si tratta di ambienti umidi di 8,9 ettari per Busnador e 2,6 ettari per Melere, altitudine rispettivamente 730-760 e 815-850 metri, che fra gli “elementi pregevoli” vanta specie vegetali di torbiera e boschetto di faggio. Busnador, in particolare – si può leggere nella pubblicazione – “è insediata in corrispondenza di un piatto avvallamento delimitato da due argini morenici paralleli, con sottofondo di terreni fini poco drenati”. Qui sopravvivono alcune pozze molto ridotte con tipica vegetazione palustre di ambienti eutrofici e lembi di torbiera bassa soligena con buona presenza di specie del Caricion devallianae. Tra gli aspetti più tipici gli autori inseriscono i prati magri da sfalcio, comunità vegetali di chiara impronta illirica e sudorientale. Tra le specie più caratterizzanti: Knautia ressmannii, Cirsium pannonicum, Anthericum ramosum, Potentilla alba, Gentianella germanica, Plantago argentea e, più raro. il Gladiolus palustris; altri aspetti apprezzabili sono alcuni nuclei di ontano nero in espansione, diversi cespugliati con salici, un modesto lembo di canneto mentre segni di particolare degradazione sono gli aggruppamenti a Juncus inflexus, sui sentieri dei trattori, quelli a Juncus tenuis e Juncus bufonius. La torbiera di Melere, tipica soligena di pendio con scorrimento idrico superficiale costante è localizzata in un’area che ha subito diversi interventi che ne hanno ridotto estensione e funzionalità. Assai estesa in origine, è oggi ridotta a circa mezzo ettaro con un nucleo centrale rimasto sostanzialmente intatto su un suolo minerale subalcalino ricco di soluti in cui “la sola presenza di Drosera longifolia rappresenta elemento di pregio da sottolineare”. E a proposito di questa specie va segnalato che “proprio dove era stata scoperta in località Pranolz, a poche centinaia di metri dalla torbiera principale, il sito è stato distrutto dalla costruzione della vasca dell’acquedotto. Altra specie minacciata di grande importanza è Rhynchospora alba, assai marginale rispetto al nucleo centrale della torbiera. Presenze rilevanti sono pure Dactylorhiza traunsteineri (rara), Dactylorhiza majalis, Epipactis palustris, Eleocharis quinqueflora. Una annotazione: “Considerata la vicinanza del bosco e di costruzioni, l’ambiente è piuttosto fragile e meriterebbe un’oculata gestione. Notevoli sono anche i valori paesaggistici con un nucleo di faggi di rilevanti dimensioni, margini boschivi con ontani, Caltha palustris, Crepis paludosa, Vicia sylvatica”. A 400 metri ad est del nucleo principale della torbiera, a quota 815, si sviluppa un altro biotopo palustre la cui superficie è di circa 2 mila metri quadrati. Anche qui presenti la Drosera longifolia e Dactylorhiza traunsteineri che sopravvivono malgrado si stiano accumulando detriti e nonostante il forte drenaggio. Interessante l’aspetto forestale con faggio, acero di monte e carpino bianco; verso monte non manca l’abete rosso; presente pure, in posizione dominante, l’ontano nero. Veniamo all’erpetofauna: tra gli anfibi che si riproducono regolarmente la Salamandra pezzata ed il Tritone alpino. I rettili sono piuttosto scarsi e l’unica specie osservata è l’Orbettino; si è notata la presenza del Biacco il grosso serpente che si ciba di lucertole e roditori; non manca la Biscia dal collare. Dal punto di vista ornitologico fra le specie nidificanti le più comuni sono: Balestruccio, Rondine, le Cince, Cinciallegra, Cinciarella Codibugnolo, Verdone; più localizzati lo Zigolo giallo e il Picchio verde. Alle dimore rurali dei dintorni è legata la presenza di Codirosso, Passera mattugia, Passera d’Italia; la zona è raggiunta in autunno ed inverno, provenienti dai monti circostanti, dall’Astore, Sparviere, Civetta nana, Corvo imperiale, Nocciolaia e Ghiandaia. Quanto all’avifauna di passo, l’area del Busnador, lungo una rotta di importante migrazione per le zone di Valmorel, Sant’Antonio Tortal, Zelant, Monte Artent, d’autunno in particolare propone stormi di fringillidi e turdidi fra cui Tordi bottacci, Tordele, Pettirossi, Fringuelli e Peppole. Avviandosi a conclusione la pubblicazione sottolinea come molto interessante la coabitazione di tre specie del genere Sorex: Toporagno comune, Toporagno nano e Toporagno alpino. Specie caratteristica di questi ambienti il Toporagno d’acqua di Miller “che utilizza sovente le scoline e le olle di risorgiva per la ricerca del cibo. Tra i topi si segnala la presenta del Topo dal dorso striato e del Topo selvatico dal collo giallo. Pure segnalata nei dintorni del biotopo la presenza della Volpe e dello Scoiattolo e frequente risulta l’avvistamento del Capriolo mentre più sporadico è per il Cervo. Infine una considerazione: “Gli ambienti prativi regolarmente falciati che circondano il biotopo sono ottimali per la Lepre comune che può trovare rifugio e fonti alimentari nei boschetti, nelle siepi e nei versanti più assolati dpve anche d’inverno la neve non si accumula”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libretto “Torbiere di Busnador e Melere”): copertina della pubblicazione; Cirsium pannonicum; Drosera longifolia; Torbiera di Melere con Eriophorum latifolium; Verdone – Carduelis chloris.