di Renato Bona
Promossa per l’anno accademico 1997-98 della sezione di Agordo dell’Università degli adulti di Belluno, una ricerca di Rita Fossen, Giovanni Riva e Paolo Laveder è culminata con la stampa (Tipografia Piave Belluno, marzo 2001) di un volume dal titolo: “L’emigrazione degli agordini a Bingham Canyon Utah-Usa”, presentato dall’allora arcidiacono di Santa Maria Nascente nonché a capo della Sezione. Monsignor Lino Mottes sottolineava fra l’altro che: “Il merito principale di questo lavoro di ricerca paziente e diligente va ai nostri studenti Rita Fossen, Paolo Laveder, Giovanna Riva, i quali hanno inteso colmare un ‘vuoto di memoria’ per far conoscere meglio un’importante e commovente pagina di storia e di laboriosità agordina con una testimonianza affettuosa, spontanea e ben documentata, pur se con comprensibili limiti. Si tratta comunque di una lodevolissima iniziativa che se non ha la pretesa di esaurire la vastità dell’argomento, può costituire una solida base per altre, auspicabili e più approfondite analisi. Il grande impegno profuso dai nostri tre ‘allievi’ (della sezione agordina dell’Università degli anziani di Belluno – ndr.) è peraltro degno della miglior considerazione e sono sicuro che avrà positivi e favorevoli riscontri. Esprimo loro sincera gratitudine”. A sua volta Rita Fossen in premessa precisava che “L’idea di una ricerca sugli emigrati a Bingham è nata in seguito all’interesse suscitato da una lezione di mons. Lino Mottes agli studenti dell’Università degli adulti-anziani di Agordo, quando parlò dei Mormoni, la setta che si stanziò in Utah nel secolo scorso”, aggiungendo: “Da qui a parlare dell’emigrazione il passo è obbligato. In Utah, infatti, nella grande zona mineraria di Bingham Canyon approdarono tanti agordini in cerca di fortuna. Uomini sposati, giovani e anche famiglie affrontarono coraggiosamente questa strada nella speranza di migliorare le proprie condizioni di vita, e quelle future, in tempi difficili”. Quindi aggiungeva: “Molti fra i non più giovani sanno di questo esodo verso quel lontano Paese del Far West, ma il trascorrere del tempo affievolisce i ricordi e non sappiano quasi nulla”. Da qui il bisogno di conoscere, “non tanto attraversi i libri (se ve ne fossero!) quanto per le testimonianze dirette di chi ha vissuto tale profonda esperienza in quanto emigrato oppure figlio o nipote di emigrati a Bingham”. Il risultato della ricerca che spazia dal 1895 al 1930 circa (preziosa la collaborazione fra le altre di due discendenti di emigrati che vivono in America: il professor John Riva, Canada, e il dott. Notarianni, Salt Lake City) è stata la scoperta di “un filone che è ancora ben lungi dall’esaurirsi! Ed è stato bello contattare tante persone, sentirle parlare dei loro parenti, notare l’emozione che via via le prendeva nel far rivivere quei ricordi, spesso dolorosi…”. Resta la convinzione della Fossen che “i nostri incontri hanno suscitato in molti giovani discendenti di questi emigrati il desiderio di conoscere meglio i loro antenati di cui sanno troppo poco… Saremo lieti se questo nostro avvio servirà ad altri come stimolo per procedere affinché si possa recuperare la memoria di un passato che merita di essere conosciuto e ricordato perché ricco di valori umani autentici e perché nostro”. Precisando che torneremo senz’altro sull’argomento dobbiamo precisare che Giovanna Riva è autrice del capitolo in cui rievoca la storia di suo padre Giovanni (ma non solo), partito da Voltago e approdato nel Far West dove fu assunto nelle miniere di rame a cielo aperto di Bingham prima di trasferirsi in altri stati Usa “attratto da miglior fortuna”…”. Mentre Paolo Laveder racconta del nonno Pietro Laveder, nato il 29 aprile 1869 e “partito per Bingham nel 1912, lasciando nel piccolo villaggio (Laveder) 4 figli: mia madre Corona (1898) che era la più anziana, aveva 14 anni, mio zio Osvaldo di 9, mia zia Anna di 7 e infine mia zia Carolina di 5. Mia madre doveva lavorare la terra e accudire i suoi fratelli. Nel 1915 iniziò la guerra e la vita già grama divenne veramente tragica, specialmente con la scarsità di cibo…”. La parte del leone la fa Rita Fossen che espone una breve analisi dell’emigrazione italiana tra ‘800 e ‘900; illustra sinteticamente lo stato dello Utah; cita, dalla relazione di mons. Mottes, la Setta religiosa dei Mormoni; scrive dell’estrazione del rame nel Canyon di Bingham e della Situazione della miniera dal 1906 al 1998 e…oltre; richiama uno sciopero del 1912 prima di qualche cenno dei ricordi lasciati nella comunità ospitante; si sofferma sulle “Cause dell’emigrazione dei lavoratori del Basso Agordino e di Rivamonte in particolare verso Bingham Canyon e Utah; illustra le Organizzazioni sociali e fraternite, in particolare la Società di mutuo soccorso di S. Antonio; non manca una citazione delle leggi restrittive sull’immigrazione in Usa negli Anni ’20, e sul “Cimitero degli agordini”. Infine, significativa e toccante, la serie di “Testimonianze di parenti o conoscenti di 95 emigranti”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro”L’emigrazione degli agordini a Bingham Canyon Utah-Usa”): la copertina del prezioso volume edito dalla sezione agordina dell’Università degli anziani di Belluno; cartolina di inizio secolo di Bingham Canyon; la miniera nel cuore dei monti Oquirrh (foto di Celestina Scussel); la segheria della miniera; la tramoggia per il carico ed il trasporto del materiale (foto Franco Della Lucia); negozio e annesso saloon di John Scussel e figlio nella zona di Bingham (foto Giampietro Zanin di Rivamonte); 66 minatori italiani, probabilmente agordini dato che la foto è di Egidio Della Lucia; dopo la parata nel “Giorno di Colombo” a Salt Lake City, il primo a destra in prima fila è Egidio Della Lucia (foto Franco Della Lucia); la fanfara degli agordini; alcuni soci fondatori della Società italiana di mutua beneficenza a Bingham (foto Soms); Rivamonte Agordino 27 luglio 1924: foto di gruppo per i soci della Società operaia di mutuo soccorso “Sant’Antonio” (foto di Cesare Gnech di Rivamonte, concessa dalla Soms); un funerale a Bingham verso il 1910, il terzo della prima fila da destra è Matteo Giusto di Rivamonte