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REDAZIONE Claudio Pra da seguito al dibattito nato su questa pagina, critica i progetti di nuovi impianti sciistici, evidenziando l’impatto ambientale e il rischio di sovrasaturazione delle montagne. Sostiene che la preservazione del territorio è fondamentale per un futuro sostenibile.
Mi fa molto piacere che intorno ai nuovi impianti di collegamento sciistico si sia creata una discussione anzi, direi che era ora. Da anni sono convinto che nuovi collegamenti non hanno senso, per i cambiamenti climatici e per la saturazione ormai completa delle nostre montagne che non hanno bisogno di nuovi deturpanti piloni. Sono perfettamente in linea con chi ha scritto prima di me, soprattutto con Beatrice Colcuc di cui condivido ogni parola. Togliere il traffico dalle strade è solo uno specchietto per le allodole per far digerire progetti senza senso. Infatti non si parla mai di affiancare la chiusura dei valichi in supporto al trasporto su fune, volendo la botte piena e la moglie ubriaca. Ha ragione Beatrice, i costi per una famiglia sarebbero proibitivi quando in alternativa si possono raggiungere comodamente ed economicamente in macchina i vari valichi. Ad esempio Passo Giau da Selva in venti minuti, dove tra l’altro in moltissimi si fermano con camper e altro a passare la notte. E nemmeno convince la storia della creazione di chissá quanti posti di lavoro e della risoluzione con ciò del problema dello spopolamento della montagna, altri argomenti usati per fare leva. La discussione con il territorio è proprio quel che si vuole evitare, perché sarebbe un intralcio. Da sempre sembra che la montagna appartenga agli addetti del settore turistico che fanno il bello e il cattivo tempo, decidendo il futuro di tutti. La preservazione del territorio è fondamentale se si vuole un futuro, non è possibile continuare sulla falsariga degli ultimi anni dove overturist e mancanza di cultura per le terre d’alta quota sta mettendo a dura prova i nostri luoghi. Non esistono solo i numeri e il tutto e subito, serve vedere più in là. Una montagna insostenibile e messa sotto pressione come quella che si va delineando non soddisfa nemmeno il turista e non reggerà, ed allora saranno problemi grossi.
Claudio Pra
4DILLO A RADIO PIU: La riflessione sulla gestione del territorio montano
REDAZIONE Continua il dibattito sui nuovi impianti di collegamento sciistico. Da Beatrice Colcuc riceviamo un commento anche alle considerazioni di Damiano Demattia, Davide Colcuc e Alberto Da Ronch: il confronto aperto è essenziale. “Il nostro territorio – dirà Beatrice- ha bisogno di un’economia sostenibile e non di nuovi impianti di risalita, ormai saturi e inutili per risolvere i problemi di traffico. Occorre un’educazione al rispetto ambientale e un dialogo tra cittadini e politici per gestire al meglio le risorse”.
Da tempo sto cercando di capire quali siano le vere motivazioni dietro la costruzione di nuovi impianti di risalita e mi sembra che l’argomento dello sviluppo economico non sia più così credibile. Il nostro territorio necessita di un’economia nuova, sostenibile e lungimirante, non di una continua insistenza sull’industria dello sci, ormai satura (senza contare gli effetti del cambiamento climatico che dovrebbero essere noti a tutti). Su questo concordo con chi ha già scritto: questi impianti non risolveranno il problema del traffico. Anzi, il costo del biglietto limiterebbe addirittura la fruizione dell’impianto stesso (dubito che una famiglia, poniamo, di quattro persone, sia disposta ad affrontare la spesa), rendendo la soluzione ancora più distante dalle esigenze reali della popolazione che invece ha urgente bisogno di soluzioni per la viabilità! Ad ogni modo, credo che la questione degli impianti di risalita debba essere inserita in una discussione più ampia sulla gestione del nostro patrimonio ambientale e culturale montano. Come già faceva presente Davide Colcuc, i nostri vicini austriaci hanno saputo costruire un’infrastruttura di tunnel efficiente (spesso a pagamento), ma soprattutto hanno investito molto in campagne di sensibilizzazione. I cartelli sulle strade ricordano agli automobilisti e ai motociclisti che stanno attraversando luoghi abitati o parchi naturali, dove il rispetto per il territorio e la sua fauna è prioritario (in molti centri abitati il limite di velocità è fissato a 30km/h). Non solo sanzionare, quindi, ma soprattutto educare tutti, turisti e autoctoni, al rispetto del prossimo! Nelle Dolomiti, invece sono ormai arcinoti i casi delle corse di auto clandestine, le moto che sfrecciano a tutta velocità, le sfilate di auto d’epoca, il tutto sotto lo sguardo inerme degli abitanti. Il mio appello si rivolge ai nostri sindaci e a tutte le figure politiche, chiedendo loro di aprire tavoli di confronto, di “fare squadra”, di gestire insieme questo patrimonio per il bene di chi ci abita ma anche per poter continuare a condividerlo con tutte quelle persone che amano il nostro territorio. Investimenti sulle infrastrutture, chiusure parziali dei passi, lasciandoli accessibili per chi lavora o a chi risiede nei comuni interessati, oppure offrire un servizio di navette e regolare l’accesso a fasce orarie, cercando di trovare un equilibrio tra la necessità di mobilità e il rispetto per l’ambiente, ma le proposte non si esauriscono qui (evitando però l’introduzione di pedaggi che avrebbero l’unica conseguenza di creare un turismo di élite). Le soluzioni ci sono e, a mio parere, andrebbero esplorate con maggiore convinzione, soprattutto pensando ai posteri.
Beatrice Colcuc
3DILLO A RADIO PIU:Nuovi impianti sulle Dolomiti: una minaccia ambientale nascosta dietro toni rassicuranti
REDAZIONE ALberto Da Ronch commenta e riflette sulle dichiarazioni lette in questi giorni e che riportiamo in questo articolo di, Per Aldo Da Ronch Le lettere di Davide e Damiano esprimono preoccupazioni per i nuovi impianti, ma la situazione è più grave di quanto sembri.
Ho letto con piacere le lettere inviate alla redazione da Davide e Damiano, nelle quali si evince che le voci contrarie ai nuovi impianti ci sono, seppur in forma molto edulcorata. In realtà la situazione che si prospetta è molto più grave di quanto possa sembrare leggendo i toni pacati degli ascoltatori in questione. Sopratutto alla luce di un recentissimo articolo di un giornale locale in cui si parla con una certa enfasi dei nuovi collegamenti previsti in zona Padon-Arabba e in cui si rassicura sulla totale sostenibilità ambientale, utilizzando sempre la carta della minor quantità di auto sulle strade. Questo, uscendo un attimo dal problema in sé, rappresenta solo l’ennesimo tentativo di una (non troppo piccola…) parte dell’ informazione italiana di mantenere l’opinione pubblica all’interno del recinto del politicamente corretto in relazione alla convenienza economica e politica del momento. Ma tornando ai fatti, si parla della compromissione e la distruzione di ulteriori aree prative e boschive sulle dolomiti. Sarò breve sul discorso funzionale dell’industria dello sci nel breve futuro: indipendentemente dalle cause (antropiche o no) il clima negli ultimi miei 35 anni di osservazione è cambiato in maniera drastica, pressochè annullando la stagione invernale nei fondovalle prealpini e dolomitici più bassi. Un decennio o due e lo stesso accadrà a quote più alte. Garantito. Per il lato economico la situazione non sarà migliore: come accade ora si dovrà ricorrere a sempre più fondi pubblici per garantire un innevamento sempre più incerto ( ma tanto pagano i cittadini), inoltre in un futuro ormai diventato presente i turisti cercheranno sempre più la natura vera, integra, sana, non antropizzata. I piloni di cemento e gli ecomostri non piacciono a nessuno (si impari dalla Slovenia, dalla Carinzia o dalla valle di Villgraten). Ma sarà il lato ambientale e naturalistico ad assumere caratteri disastrosi. Stiamo togliendo alle generazioni future la possibilità di avere qualche zona (qualche misera, ristretta e limitata zona) allo stato naturale, senza cemento e ferro. È incredibile come per gli interessi economici di pochi si possa sacrificare un bene comune. Voglio ricordare che la montagna non appartiene ai valligiani, ne tantomeno alle società che lavorano con la neve e neppure agli albergatori. Questo dovrebbe essere un principio sul quale battersi con tutti i mezzi possibili per preservare almeno qualche zona delle nostre montagne già colpite dal fenomeno dell “overtourism” e del degrado ambientale. Sono purtoppo cosciente che nemmeno la legge è dalla nostra parte, considerando la condanna ricevuta dallo scrittore Alberto Peruffo per una scritta con un pennarello su un pilone, considerata una azione di deturpamento, mentre il pilone stesso viene inserito tra le opere “sostenibili”. Un paradosso inaccettabile degno dei nostri tempi.
Alberto Da Ronch
2 DILLO A RADIO PIU…NUOVI IMPIANTI “NON SONO CONTRARIO, MA SARANNO RISOLUTIVI?”
REDAZIONE Dopo una prima lettera inviata a Radio Più, riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Davide Colcuc, di Colle Santa Lucia.
Desidero condividere e sostenere le riflessioni del sig. Damiano Demattia in merito al nuovo collegamento sciistico in previsione tra il Civetta e il passo Giau. Nemmeno io sono contrario a tale opera, ben venga per il sistema turistico economico certamente importante per il territorio. Tuttavia, non credo che potrebbe diventare la soluzione per diminuire il traffico estivo al Passo Giau, come invece afferma l’assessore Federico Caner. Le nostre comunità soffrono la mancanza di una viabilità intervalliva moderna e più snella, pertanto questa è la priorità urgente per il sistema economico e anche per frenare l’esodo dai nostri paesi. Chiedo ai nostri amministratori di usare le risorse per realizzare i tunnel per diminuire le distanze, anche sotto al Giau: la nostra gente avrebbe la possibilità di raggiungere Cortina in poco tempo, cosa utile per raggiungere ospedale e scuole, come aveva proposto tempo fa la consigliera regionale Silvia Cestaro. Prendiamo esempio anche dai territori vicini a noi: Sudtirolo, Austria, Svizzera e Slovenia hanno migliorato la viabilità tra i loro paesi solamente grazie ai tunnel e non con gli impianti a fune! Il mio invito/appello ai nostri amministratori regionali e locali è di trovare delle soluzioni in questo senso, pensando in primo luogo ai residenti, ricordando a tutti che questi sono cittadini, ma anche i loro elettori.
Davide Colcuc
1 DILLO A RADIO PIU : Lettera Aperta all’Assessore Caner
sul Collegamento Sciistico Alleghe-Selva di Cadore-Cortina
Da Livinallongo, Damiano Demattia esprime dubbi sul nuovo collegamento sciistico, sottolineando la necessità di coinvolgere l’intera popolazione locale nelle decisioni e dubitando dell’effettiva riduzione del traffico
LIVINALLONGO 17 SETTEMBRE 2024
Vorrei esprimere alcune considerazioni riguardo l’intervista rilasciata dall’assessore della regione Veneto Federico Caner. Si parla del nuovo collegamento sciistico previsto tra Alleghe , Selva di Cadore e Cortina. Premetto che io non sono contrario a tale collegamento se fosse il territorio che decide, ma per Lei assessore il territorio qual’è? I politici e gli impiantisti? Secondo me il territorio è tutta la popolazione dei comuni interessati la quale dovrebbe poter esprimersi a riguardo, allora si si potrebbe dire che decide il territorio! Lei insiste sul fatto che i collegamenti impiantistici faranno diminuire il traffico sui passi, ma a me pare che la grande cabinovia Bai de Dones-Son dei Prade (Cortina)non ha assolutamente fatto diminuire l’ afflusso di automobili sul passo Falzarego e tale impianto non mi pare faccia numeri importanti nei passaggi. Terza cosa: mi sembra un po difficile che i turisti si fermino ad Alleghe per andare a Cortina e ritorno, anche perché i parcheggi in riva al lago in piena stagione siano già strapieni, dove parcheggiano automobilisti e motociclisti ? Sul lago ? Ultima cosa: Lei rivendica che tanti turisti nauseati da trattamenti altoatesini vengano dalle nostre parti cercando un turismo più naturale in un ambiente meno antropizzato rispetto al loro, ma mi pare che è Lei quello che fa di tutto per concorrere alla antropizzazione del nostro territorio concorrendo a fare dei caroselli sciistici totalmente uguali a quelli in Alto Adige.
Damiano Demattia