BELLUNO C’è un capitolo, nel pregevole volume intitolato “Ambiente, storia e cultura di Limana” che Biblioteca civica (Michele Talo) e Comune (sindaco Renato De Fanti), col contributo della Regione, hanno dato alle stampe con “Castaldi” Feltre nell’aprile del 1995”, che tratta di Limana e le sue ville con l’architetto Mauro Vedana e la collaborazione della stessa Biblioteca. Gli altri autori dei testi: Isidoro Barattin, Giuseppe Tormen-Adriano De Faveri, Carlo Mondini-Aldo Villabruna, Luisa Alpago Novello, Corrado Ghezzo, Paolo Viel, Raffaele Tormen, Claudio Sala, Giuliana Saretta, don Paolo Pescosta e don Aurelio Frezza, Giovanni Melanco, Angela Fattore. Detto del consolidamento dell’identità territoriale del Veneto con l’espandersi in terraferma del dominio della Serenissima, nei primi anni del quindicesimo secolo, ricordando che “Nel primo Cinquecento il processo di trasformazione in chiave rinascimentale è pressoché concluso e la Villa Veneta ha ormai un suo preciso assetto” Vedana aggiunge: “L’interessamento per l’agricoltura da parte di personalità della cultura, come, tra i molti, l’umanista Pierio Valeriano e il bibliofilo Odorico Piloni, sottolineano appunto lo stretto legame esistente tra la cultura umanistica e la vita in villa, intesa come luogo di tranquillità per attendere ai propri studi e per dirigere la coltivazione dei campi. Infatti mentre nelle campagne vengono abbandonati ed anzi demoliti, secondo le prescrizioni della Repubblica Veneta, i castelli e le residenze fortificate, alla carriera delle armi si sostituisce la più sottile esperienza della ‘speculazione’ e degli studi, che viene favorita dalla pace della natura”. Ancora: “E’ abbastanza ovvia la constatazione della stretta interdipendenza del binomio villa-ambiente”. E: “Per questo particolare tipo di insediamento umano, vengono scelte posizioni dominanti e panoramiche, nelle zone collinari o con rilievi”. E la villa – secondo quanto scriveva a suo tempo A. Alpago Novello – “doveva notarsi nel paesaggio, restare come punto di riferimento, e molto spesso anche la natura circostante veniva trasformata dall’opera dell’uomo, nei rigidi schemi del giardino all’italiana”. Ed ecco sintetiche notizie relative alle ville limanesi più importanti. VILLA PILONI a Cesa: sorge nel paese di Cesa, noto un tempo quale sede di un piccolo porto fluviale per merci e passeggeri. Pare che risalga alla fine del XVIII secolo e che il vasto parco che la circonda sia stato disegnato dall’architetto-giardiniere di Versailles, Alexandre Poiteau, giunto nel Bellunese al seguito delle truppe di Napoleone. L’edificio, che ospita – all’interno, fra l’altro, opere del Ricci – è tuttora della stessa famiglia. VILLA PILONI a Villa: la costruzione risale probabilmente ai primi del XVIII secolo; la proprietà è passata successivamente dai Piloni agli Alpago (in occasione del matrimonio nel 1761 della contessa Porzia Piloni con Andrea Alpago) quindi a Matteo Doglioni Dal Mas ed infine ai nobili de Castello, attuali proprietari. Interno ricco di arredi e mobili antichi e impreziosito da due grandi tele settecentesche del Brustolon. VILLA BARCELLONI a Mane: anche questa risale al XVIII secolo ed è stata edificata per la nobile famiglia bellunese dei Barcelloni. Nel XIX secolo passò alla famiglia De Mori, poi De Mori e Consorti; fu devastata dalla Grande guerra ed è stata praticamente abbandonata prima di essere trasformata con un corpo centrale, porticato a pianterreno su tre piani affiancati da due ali rustiche. VILLA SACELLO di Col di Mezzo: secondo una piccola lapide nella cappellina, risale ai primi del XVIII secolo. Proprietari furono con ogni probabilità i Sacello, nobile famiglia di notai oriunda di Sacile; ora è proprietà Colle. VILLA SACELLO di Centore: della prima metà del XVIII secolo apparteneva alla nobile famiglia dei Doglioni passando quindi ai Pagani, ai De Lago e infine alla famiglia Zadra, attuale proprietaria. Ha due facciate molto simili con un motivo centrale di trifore e poggioli, impreziosita con un porticato a pianterreno e doppio ordine di balconi. VILLA TROIS a Pieve: si presume sia stata l’antica sede del Comune di Limana e deve il nome ai primi proprietari, famiglia nobiliare di Livinallongo, ora estinta. Pure del XVIII secolo, l’edificio ha pianta “ad elle”; l’ingresso è reso prezioso ed imponente da pilastri. Una cappellina è orientata a sera. Ora scomparsa, completava la struttura, benE integrata nel disegno urbanistico della piazza di allora. CANONICA a Pieve: può essere annoverata tra le ville più importanti del comune; la costruzione, su due piani, risale verosimilmente al 1670 e secondo Vedana ripete lo schema della casa rurale con portico e logge sovrapposte e scala esterna. La residenza dei canonici della Pieve di Limana è sostanzialmente una villa sia per le esigenze pratiche per cui era stata pensata, sia per le caratteristiche architettoniche. L’edificio ha conosciuto in seguito periodi di decadenza IN conseguenza dei passaggi di proprietà e varie ristrutturazioni. Villa CROCECALLE a Navasa: risaliva con ogni probabilità al XVI secolo ed è andata completamente perduta. Le uniche testimonianze: l’imponente portone d’ingresso, sul fondo di un gran cortile che appare in un disegno di O. Monti del 1882, una massiccia costruzione padronale con arcate e bifore. E’ possibile che la villa o una sua parte sia appartenuta a un Ramo della famiglia Rudio e della famiglia Barcelloni (che già possedeva la vicina villa di Mane). Villa TASSO a Triches: molto piccola e decisamente alta, con volume cubico sorge in posizione panoramica e dominante; la costruzione dovrebbe essere del XVIII secolo; non sono certi i più antichi proprietari ma si ricordano le famiglie Tasso, Borgo, Longana. Concludiamo la carrellata con la VILLA PAGANI CESA sede del Municipio, esempio tipico dell’edilizia padronale del periodo che va dalla fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo. Il nuclei della villa era la sala centrale passante del piano nobile, marcata esternamente dal motivo delle tre aperture centrali più allungate. In due stanze (“della finta tappezzeria” e “delle cornici”) e una parete del vano scale è sopravvissuta parte dell’originaria decorazione ad affreschi mentre permane in un grande ambiente dal piano terra, parte del tavolato dipinto del soffitto.
NELLE FOTO (wordpress.com e riproduzioni dal libro “Ambiente, storia e cultura di Limana”): la copertina del libro edito da Biblioteca e Comune nel 1995); l’architetto Mauro Vedana curatore, in collaborazione per la parte pittorica di Tiziana Conte, del capitolo dedicato a “Le Ville di Limana”; Villa Piloni; disegno del Monti della Villa Barcelloni a Mane (Museo civico di Belluno); Villa sacello a Col di Mezzo in un disegno del 1870 ancora di Osvaldo Monti (Museo civico di Belluno); Villa Sacello a Centore; esterno della sede municipale; veduta dal palazzo prima del restauro; veduta notturna del Municipio