di RENATO BONA
La personale libreria di chi stende queste note desta anche piacevoli sorprese. Stavolta è il caso di un’autentica “chicca”: il datato e non solo per questo ottimo volume: “L’industria bellunese nei periodici locali” curato da Francesco Comba per la serie “Quaderni documentare il lavoro”, voluta dal Gruppo giovani imprenditori dell’Industria dell’Associazione industriali di Belluno con la collaborazione del Banco Ambrosiano Veneto ed il contributo della Franco Lavina costruzioni di Tambre e dall’Impresa costruzioni Munaro Vincenzo di Chies d’Alpago; stampato da Castaldi di Feltre nel luglio 1997 ad iniziativa per la parte tecnica dello studio grafico Anna Za; in copertina, ripresa poi in ultima: lo stabilimento di calce a Sois in una immagine di fine Ottocento. L’allora presidente del Gruppo Giovani Industriali, Serena Lavina, nell’indirizzo di saluto ricordava che già col presidente Luca Pierobon era stata posta attenzione all’approfondimento della storia imprenditoriale della Provincia, con una indagine conoscitiva “sulle tappe fondamentali dell’evoluzione economica bellunese diretta a raccogliere le testimonianze dei ‘passi’ più significativi compiuti dai nostri predecessori”. Dava quindi atto, esprimendogli gratitudine, allo studioso locale Francesco Comba, appassionato delle tradizioni e della cultura bellunese, di aver raccolto nel corso degli anni le notizie pubblicate nei quotidiani e nei giornali locali relative alle industrie ed alle attività artigianali svolte in ambito provinciale bellunese. Partendo dal primo periodico stampato da queste parti: l’“Ebdomadario” datato 1810, per arrivare al 1935 quando già uscivano nelle edicole la cronaca bellunese de Il Gazzettino e l’Amico del Popolo. I quali evidenziavano la presenza di un diffuso tessuto di imprenditorialità nei piccoli centri e ramificato sull’intero territorio provinciale che “diventa la base dell’economia di montagna e di fondovalle” facendo emergere “una spiccata capacità imprenditoriale dell’area bellunese per la presenza di industrie diverse tra di loro per ramo di produzione, che già esprimevano quella creatività che ancora oggi caratterizza il nostro tessuto produttivo”. Lavina non mancava di evidenziare che “Proprio in quegli anni, grandi settori industriali come l’attività estrattiva delle miniere dell’Agordino, la lavorazione della pietra e l’industria casearia, entrano in crisi e si affacciano altre tipologie d’impresa che diventeranno, in seguito,i settori trainanti dell’economia bellunese. Un esempio per tutti, l’industria dell’occhiale”. In conclusione, sottolineava fra i molti altri, compreso il Banco Ambrosiano Veneto, l’impegno costante della collega Anna Za, vice presidente del Gruppo Giovani, e precisava che gli articoli richiamati nel volume sono preceduti da un’introduzione scientifica del prof. Giovanni Luigi Fontana docente di storia economica all’Università Ca’ Foscari di Venezia, seguita da una descrizione del contesto storico, redatta dall’architetto bellunese Stefano De Vecchi, anch’egli attento alle tradizioni del lavoro locale. Precisando che avremo modo di tornare su questo libro, ricordiamo quali sono i giornali che vengono citati oltre ai già nominati Ebdomadario e Il Gazzettino: La voce delle Alpi; La Provincia di Belluno; Il Piave; Panfilo Castaldi; Il Tomitano; Gazzetta di Belluno; L’Alpigiano; L’Amico del Popolo; Il Corriere Bellunese; L’Araldo Agordino. La prima notizia proposta: “Zoldano-Attività estrattiva. Danni alle Fucine di Zoldo. Fra i danni occasionati dalle nevi e dalle valanghe agli abitanti del circondario di Zoldo è rimarcabile la ruina totale di tre fucine grosse di ferro”. L’Ebdomadario numero 7 dell’8 febbraio 1810.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “L’industria bellunese nei periodici locali”): copertina e ultima di copertina con lo stabilimento calce Sois; mulino di San Vito di Cadore; stabilimento idroterapico Vena d’Oro a fine Ottocento; fonderia Conz con il fondatore; distretto minerario di Valle Imperina; segherie a Termine di Cadore lungo il Piave; latteria-cooperativa di Canale d’Agordo, prima in Italia; Faesite Monte Pelf a Faè Fortogna; lanificio Pozzobon a Feltre; Pastificio di Bribano; Concerie Colle a Borgo Piave Belluno; Tessuti elastici di Feltre; Cartiera di Vas; centrale di Pedesalto; stabilimento della Birra Pedavena.