di RENATO BONA
“Dobbiamo allo storico feltrino prof. Sergio Claut l’importante capitolo “Le opere d’arte della Pieve di Santa Maria a Sedico” parte preziosa del libro”Sedico e la sua Chiesa” edito nel cinquantesimo della consacrazione dell’arcipretale, a cura della Parrocchia di Santa Maria Annunciata (stampa ottobre 1989 della Tipografia Piave di Belluno), con la collaborazione di: Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno, Comune di Sedico, Comunità montana bellunese, Parrocchia di Bribano, Parrocchia di Roe. In copertina disegno della pittrice Annamaria Lovatel Teasani. Gli altri capitoli sono dedicati a: “Presentazione” (del parroco don Sirio Da Corte); “La partecipazione del Comune” (del sindaco Sergio De Cian); “La lettera del Vescovo alla Comunità di Sedico per i 50 anni della Chiesa” (di mons. Maffeo Ducoli); “La nuova chiesa” (di Anna Maria Claut); “Ampliare o costruire? Relazione tecnica e “Computo metrico” (di Mario Sossai); “Cronaca della consacrazione e inaugurazione della nuova chiesa parrocchiale” (di Baldovino Sponga); “Testimonianze sulla costruzione e consacrazione” (di Gianni De Vecchi); “Ritratto di monsignor Luigi Fiori; suo impegno pastorale e sociale” (dello stesso De Vecchi); “Il dopoguerra nei diari di mons. Luigi Fiori 1919-1927” (di Egidio Pasuch; “Le antiche origini del Paese e della Pieve di Sedico” (di De Vecchi); “Aspetti della religiosità popolare nella memoria dei nostri anziani” (di Adele Caprani); “Sacerdoti che operarono in Sedico dal 1919 al 1989”. Claut esordisce scrivendo che “La presenza di prestigiose opere d’arte è un segno, assieme ad altri, dell’importanza di un luogo e, forse, più ancora, della lungimiranza e cultura dei preposti che tali opere seppero comunque acquisire a dispetto di altre”. Ma… se è vero che il Papa Lucio III in una bolla del 1185 ricorda anche la Pieve di Santa Maria di Sedico, è del pari vero che tra imprese edilizie anche radicali susseguitesi nel tempo “fu inevitabile la dispersione del patrimonio artistico anche per cause quali guerre, furti, improvvide alienazioni. E non a caso mancano notizie di opere documentate nell’antica sede quali: Madonna dei Battuti, Madonna del Rosario con San Domenico, Santa Caterina (o Rosa da Lima?) ed il pievano offerente Tomaso Rudio; Madonna col Bambino e S. Antonio, S. Eustachio, S. Sebastiano, S. Tomaso, S. Fosca ed il Beato Pio (1680 circa). A Sedico, conclude Claut prima della sintetica rassegna delle opere che proponiamo di seguito, resta un piccolo tabernacolo di Andrea Brustolon, mentre non si ha più notizia di una Madonna col Bambino, su tavola, di Jacopo da Valenza che Giovan Battista Cavalcaselle poté vedere conservata nella casa canonica nel 1866. Di ignoto scultore provinciale sono 5 statue in pietra provenienti dall’antica chiesa demolita nel 1955, dove erano disposte sul timpano della facciata; ora le prime due sono ai lati della porta d’ingresso, le altre in una nicchia sopra il portale. Pure di ignoto, del XVI secolo, la pala d’altare di S. Giovanni nell’antica pieve, che nel 1602 era adorno di un trittico, ora in sagrestia. E’ pittore veneto ignoto, del secolo XVIII, l’autore della serie delle 14 stazioni della Via Crucis che non è omogenea dato che alcuni episodi come l’incontro con la Veronica, quello del Cireneo, sono esecuzioni artigianali del XIX secolo messe in opera per completare la serie priva di qualche elemento. Tuttavia la gran parte delle stazioni – a detta dell’esperto Claut – risulta forse la migliore Via Crucis del territorio bellunese. Ignoto Anche il pittore del secolo XVIII autore de “L’incontro di Maria con Elisabetta”, secondo dei misteri gaudiosi ricordati nella devozione del Rosario. Stesso copione per “Madonna col Bambino” realizzato da scultore del secolo XVI. Finalmente l’autore: Antonio Lazzarini (Belluno 1672-1732) per la piccola pala della “Madonna col Bambino, S. Antonio Abate, S. Lucia, S. Carlo Borromeo che, “con il suo dossale ligneo che la contiene, proviene dalla chiesetta di Villa Fulcis, poi Zuppani, a Triva; l’oratorio fu eretto nel 1729 e sulla tela era leggibile, ora non più, la data 1722 (o 1732)”. Un altro Lazzarini, Gregorio (Venezia 1655 – Villabona 1730) è invece autore di “Annunciazione” a proposito della quale Sergio Claut specifica che “Nel 1696 il Lazzarini dipinse anche un’“Annunciazione” per il monastero veneziano delle Vergini di Castello; dopo la soppressone e l’acquisizione al demanio pubblico di moltissime opere d’arte, la tela passò in deposito dalle neonate Gallerie dell’Accademia di Venezia alla chiesa di Sedico, dove esiste tuttora”. Col botto la conclusione della carrellata: tocca infatti a “Madonna col Bambino e angeli”, realizzata da Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1488 c. – Venezia 1576), tavola che “costituisce l’elemento centrale residuo di un polittico disperso dopo il 1918. Dell’opera completa, ma già priva della sua cornice originale, rimane un ricordo nei disegni che G.B. Cavalcaselle annotò nei suoi appunti di viaggio del 1866: a destra e a sinistra stavano le figure intere di S. Rocco e di S. Sebastiano sopra i quali erano dipinti i busti di S. Antonio Abate e di S. Nicola da Bari; infine un Cristo morto sorretto da un angelo completava in alto l’articolato polittico, costruito con un gusto ancora quattrocentesco”. Puntualizzazione dell’autore: “Nell’antica Pieve di Sedico adornava l’altar maggiore; nel 1841 fu trasferita sopra un altare laterale e nel 1909 gli elementi laterali passarono in sagrestia dove però ancora stavano nel 1914. Scomparsi questi dopo il 1918, la pala centrale fu rubata e recuperata nel 1973. Fu restaurata nel 1978 in occasione della mostra di arte veneta organizzata a Castelfranco Veneto per il quinto centenario della nascita di Giorgione”. Chiusura riservata al Tabernacolo di Andrea Brustolon (Belluno 1662 – 1732) per il quale Claut scrive fra l’altro: “Indicato quale ‘custodia’ dal Biasuz, sembra in realtà un vero e proprio tabernacolo, stanti gli atteggiamenti degli angioletti in preghiera (l’attuale porta non è originale). Mostra somiglianze con la cornice Savorgnan nel Museo civico di Udine, databile attorno al 1700, quando cioè l’artista era già rientrato a Belluno da Venezia (1695) ed era preso da una fitta serie di commesse per le chiese del territorio… Anche questo piccolo tabernacolo in legno policromo documenta l’inesauribile abilità del Brustolon che effettivamente gioca con i suoi angioletti, disperdendoli tra le volute vegetali della quali essi sembrano la fantasiosa matrice”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Sedico e la sua chiesa”): la copertina del volume edito dalla Parrocchia; domenica 8 ottobre 1939 i fedeli escono della chiesa appena inaugurata dal Vescovo di Belluno; lo splendido rosone; le statue nelle nicchie sovrastanti il portale; pala d’altare con San Giovanni Battista, San Rocco e Santa Caterina; stazione della Via Crucis; dipinto con l’Incontro di Maria con Elisabetta; Madonna col Bambino, di scultore ignoto; particolare della pala di Antonio Lazzarini; dello stesso artista: Madonna, Sant’Antonio Abate, S. Lucia, S. Carlo Borromeo; l’“Annunciazione”di Gregorio Lazzarini; di Tiziano Vecellio: “Madonna con Bambino e angeli”: particolari degli angioletti tizianeschi; il tabernacolo ligneo del bellunese Andrea Brustolon.