di Renato Bona
Dopo quella in Alpago, seconda tappa del “viaggio” in provincia di Belluno con le immagini storiche e le relative preziose didascalie che compaiono nel libro “Belluno e provincia nelle vecchie cartoline (stampato nel dicembre 1975 nelle officine grafiche Longo e Zoppelli per la Edizioni Canova Treviso, ad iniziativa del Lions club bellunese). Con l’occasione è giusto ricordare che all’epoca hanno collaborato all’iniziativa del Lions bellunese: cav. Pietro Secco, dott. Mario Brovelli, Giovanni Pocchiesa, n.h. Emilio de Castello, famiglia Giaffredo, Antonio Fontana, conte Damiano Miari, on. Manlio Pat, famiglia Da Borso avv. Alessandro, Ugo Pontirolli Gobbi, famiglia De Biasi, rag. Ferruccio Breveglieri, famiglia Cargnel, n.h. dott. Lorenzo Fabris, Mario Tomasini, prof. Giovanni Fabbiane, l’Azienda autonoma soggiorno e turismo. Parlando di “viaggio”, non poteva certo mancare il treno ed ecco dunque come gli storici Giovanni Fabbiani e Giuseppe Sorge, curatori della scelta e del commento di ben centocinquantasette vecchie cartoline illustrate, commentano la fotografia che ha per titolo “La ferrovia per il Cadore”: “Dopo lunghe diatribe, di cui la stampa dell’epoca dà ampia testimonianza, finalmente la ferrovia per il Cadore sta per diventare una realtà. Nella cartolina, ingegneri e abitanti assistono nel 1912 alle prove del ponte ferroviario sul Maè. In quell’anno la ferrovia da Belluno giunse a Longarone. Nel 1913 a Perarolo, nel 1914 a Calalzo”. Ed eccoci proprio a Longarone (oggi comune unificato con Castellavazzo – ndr.). Dicitura: “La vecchia Longarone ai primi d’ottobre 1899. A sinistra i Murazzi di casa Protti dove tra gli spiazzi della scalea il regista tedesco Max Reinhardt avrebbe voluto allestire le tragedie greche. Qualche anno dopo, invece, la catastrofe del Vajont avrebbe scatenato in questo paesaggio sereno una ben più immane, e purtroppo reale tragedia”. Altro titolo: Longarone: piazza e contrada maggiore. La dicitura: “Un particolare della Longarone di un tempo: Piazza e contrada maggiore nel 1908. Una bancarella è davanti il negozio di Pomponio Borgo, una donna scende dalla strada con un cesto sotto braccio”. Stringatissima l’illustrazione de Il villino Protti, eccola: “Il villino della famiglia Protti, scomparso nell’onda del Vajont”. Senza dicitura (chissà, forse in segno di partecipazione da parte dei due autori al cordoglio per la sciagura del 9 ottobre 1963 che provocò duemila vittime e danni immensi) la foto che porta il titolo: “Longarone – Verso la valle del Vajont”. Ecco invece cosa scrivono Fabbiani-Sorge per commentare Il Ponte distrutto sul fiume Maè: “I collegamenti ferroviari con il Cadore durano pochi anni. La grande guerra lascia il segno dei suoi lutti, delle sue rovine. Nella cartolina è raffigurato il ponte della ferrovia sul Maè interrotto dagli austriaci il 2 novembre 1918”. Ed ora: “Un saluto a Pirago. Lungo la strada che scende, una donna dalla lunga veste e due bambini”. Striscione del traguardo di questa tappa posto a Castellavazzo, con la seguente dicitura : “La piazza con la bella fontana che i famosi scalpellini locali hanno scolpito per il loro paese. E’ il 1914”.