BELLUNO Il 18 maggio 1920, era di martedì, nasceva a Wadowice, in Polonia, Karol Wojtyla che sarebbe divenuto Papa Giovanni Paolo II, dunque successore del “Papa bellunese del sorriso” Albino Luciani, il 16 ottobre del 1978. La morte di quello che era il 264. pontefice della Chiesa cattolica, a conclusione di una lunga malattia, lo colse nella Città del Vaticano il 2 aprile del 2005, concludendo un pontificato protrattosi per 26 anni, 5 mesi e 17 giorni. Il 1. maggio del 2011 la proclamazione a beato, ad opera del suo successore, Benedetto XVI (non accadeva da quasi mille anni che il Papa proclamasse beato l’immediato predecessore). E’ del 27 aprile 2014 quella a santo da parte di Papa Francesco, unitamente a Giovanni XXIII. L’altro giorno, nella ricorrenza della nascita, il primo papa polacco della storia e primo non italiano dopo 455 anni, è stato ricordato da Papa Francesco e non solo. Cerimonia sobria anche a Lorenzago di Cadore in provincia di Belluno per la ragione che Wojtyla per anni aveva trascorso le vacanze estive proprio nel paesino “… adagiato su un verde altopiano dal quale si domina il lago di Centro Cadore e la confluenza della Valle Mauria nel Piave” – come si legge nel sito “dolomiti.it” – e che era stato scelto da Giovanni Paolo II per la posizione soleggiata, la tranquillità dei prati e dei boschi, la salubrità dell’aria, dove è possibile effettuare numerose passeggiate ed escursioni come quella al Passo Mauria sul quale domina il massiccio del Cridola. Il Papa giunse al Castello di Mirabello, a Lorenzago di Cadore la prima volta l’8 luglio 1987 e vi rimase fino al 14 dello stesso mese; vi tornò nel 1988, 1992, 1993, 1996 e, l’ultima, nel 1998. E’ stata una cerimonia all’insegna della sobrietà per le note vicende legate alla pandemia del Corona virus, quella di Lorenzago di Cadore: un omaggio floreale e l’accensione di un cero posto sul monumento dedicato al pontefice, presenti il sindaco Marco D’Ambros, l’amministratore parrocchiale monsignor Renato De Vido, il rappresentante della Diocesi di Treviso, monsignor Lucio Bonomo, quelli di Protezione civile, Alpini e Vigili del fuoco; canti sono stati eseguiti dal soprano Marianna Piazza della locale Schola cantorum, accompagnata dall’organista Cesare Gerardini. Il sindaco D’Ambros ha motivato la semplice cerimonia – come ha scritto Luca De Michiel per il Corriere delle Alpi – doveroso ricordo e un segno tangibile della sua presenza per oltre 70 giorni fra le nostre montagne, che resterà per sempre nella storia del nostro paese e del mondo avendo avuto la fortuna e l’onore di ospitare un santo per ben sei volte. E mentre si annuncia per l’estate prossima, la cerimonia per issare sul Faloria, a Cortina, la Croce astile più alta del mondo, 18 metri d’altezza, per celebrare anche così, con l’opera di Andrea Trisciuzzi cui era stata commissionata dallo stesso Wojtyla nel 1996 quando era salito proprio sul Faloria, non possiamo dimenticare che nell’agosto 1999 quello che era stato il parroco di Lorenzago di Cadore che accoglieva il Papa in vacanza, don Sesto Da Pra ( scomparso novantenne), aveva dato alle stampe con la bellunese Dbs di Rasai di Seren del Grappa, un libretto di una quarantina di pagine: “Le vacanze del Papa nell’estate 1998 in Cadore” con immagine del Pontefice in copertina, accostata ad una frase di Wojtyla: “…Non posso dimenticare gente così ospitale e accogliente…”. Ma perché una pubblicazione (la copia personale donatami dall’anziano parroco, del quale ero divenuto amico, ha una stringatissima dedica in rima: “Cordialità, don Sesto Da Pra”) relativa alla visita del 1998? Probabilmente perché in quell’occasione. Wojtyla (che ho avuto l’onore di conoscere e al quale ho stretto la mano in Vaticano e in Val Visdende) conferì a don Sesto, 89 anni, da 48 a capo della parrocchia, l’onorificenza di “Cappellano di Sua Santità” che gli valeva di diritto – come poi precisò in una lettera da Castel Gandolfo il segretario del Papa, Stanislao Dziwisz – il titolo di monsignore “e vuol certamente essere un premio per il venerato caro Parroco di Lorenzago di Cadore”. Come che sia, la pubblicazione si apre con “Un riconoscente saluto” di don Sesto e prosegue con un riepilogo cronologico degli eventi connessi alle visite papali, accompagnato da significative immagini con la consegna dell’onorificenza al parroco, dei numerosi incontri con valligiani e villeggianti, con i doni ricevuti, infine con la riproduzione di messaggi scritti o ricevuti da don Sesto Da Prà.
NELLE FOTO: (riproduzioni da libretto di don Da Prà; Bepi Zanfron): la copertina della pubblicazione; fedeli riuniti a Mirabello; il Papa, don Sesto e l’allora vescovo di Belluno-Feltre, Pietro Brollo; la consegna dell’onorificenza all’anziano parroco; con gli anziani; con i sacerdoti; con le suore; al villino sede delle vacanze papali; con i fedeli; con i doni; in Vaticano saluta il giornalista Renato Bona accanto al quale sono gli ex sindaci di Belluno Flavio Dalle Mule e Giuseppe Viel.