BELLUNO Tornato a casa, fu anche scrittore e sindaco di Trichiana “Medico, storico. Fondò e diresse l’Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore. Lottò per l’igiene pubblica e contro la pellagra”. Così, in estrema sintesi, è descritta la figura di un illustre bellunese, Luigi Alpago Novello (nato a Belluno il 14 maggio1854 e mancato nella città natale il 27 giugno 1943) su “Toponomastica di Belluno”, pubblicazione edita dal Comune nel 1990. Confesso: abito a pochissimi metri dalla tabella stradale che indica l’intitolazione della via che dall’incrocio di Piazza San Giovanni Bosco e via Zanardelli arriva a quello con via Ceccati, e non sapevo proprio, e credo molti come me, chi fosse Luigi Alpago Novello! Mi soccorre la libera enciclopedia Wikipedia che lo definisce medico, letterato e storico e quindi ricorda come il nostro “… nel 1876, a 22 anni, Luigi venne spedito a portare la ‘croce di medico nel Calvario di una condotta rurale’ a Cison di Valmarino (sotto le Prealpi tra le province di Belluno e Treviso – ndr.), in frontiera contro maghi, mammane, tiraossi, guaritori… dove non si riesce se non a spese della propria vita a rompere la fitta rete di pregiudizi e di mediocrità”. Tanto che lui stesso, turbato e incredulo, quando aveva 25 anni annotava: “Se si ammala un bovino la famiglia si butta nella massima disperazione, corre da un veterinario (se la cura è gratuita) o da un empirico e eseguisce tutte le operazioni appuntino; qualche cuore più sensibile se ne accora tanto da ammalarsi e da far chiamare il medico perché la gran passione provata gli ha tirato addosso una malattia. Spesse volte si percorrono molti chilometri per chiamare il veterinario affinché venga a visitare un vitello che ha poca voglia di mangiare; si lasciano invece ammalarsi e morire i bambini senza far appello al medico o senza per lo meno eseguire le di lui prescrizioni. Un contadino disceso da una montagna per consultarsi collo scrivente a proposito di un suo figlio infermo, fattasi fare una ricetta, andò da un negozio vicino a comperare dei chiodi per inchiodare la bara al figliuolo nel caso che gli venisse a morte, senza dover essere per questo essere costretto a ridiscendere dal suo monte”. La “denuncia” di Luigi Alpago Novello – si legge ancora sul sito di wikipedia – è solo la premessa a un suo importante e in parte riuscito tentativo di mettere le mani in questa miseria. Ed è questa la sua forza di medico, nel tentativo di educare i contadini, di istruirli. La sua battaglia principale è stata quella contro la pellagra, condotta sulla base di quanto sostenuto dal suo grande amico Cesare Lombroso secondo il quale la malattia era dovuta alla presenza di particolari muffe nel mais utilizzato per preparare la polenta. E consigliando alla popolazione agricola di integrare la dieta con proteine, anche semplicemente latticini se la carne fosse introvabile. Purtroppo “Se le sue battaglie conto miseria, ignoranza e superstizione possono considerarsi un necessario costo professionale, meno scontato è il fronte ostile delle autorità, che non gli consentono di gestire al meglio il proprio ruolo” e anzi lo costringono ad andarsene da Cison! Si trasferisce nell’estate del 1884, ormai trentenne, a Onigo di Pederobba e, studiando ancora, consegue l’idoneità a primario ospedaliero divenendo a soli 32 anni direttore del manicomio provinciale trevigiano. Poi “rientrato nel Bellunese, vivrà anche la seconda parte della sua vita in modo pieno e impegnato: scrittore insaziabile, sindaco di Trichiana, commissario prefettizio durante la Prima Guerra per i comuni della Sinistra Piave, fondatore dell’Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore”. Luigi Alpago Novello, che si è unito in matrimonio con Amelia Valduga dalla quale ha avuto due figli: Matilde ed Alberto, è stato autore di numerosi importanti scritti di storia, medicina e psichiatria. Quello, intitolato “Pregiudizi popolari medici nelle nostre condotte”, presentato nel 1885 alla Società di scienze mediche di Treviso, è stato dedicato “Agli amici di Cison”. Tempo fa la collega giornalista Cristiana Sparvoli ha richiamato su La Tribuna di Treviso, in occasione della mostra”Artigianato vivo” che si svolge da lustri a Cison di Valmarino, “un territorio che fino all’inizio degli anni Settanta era segnato da una forte immigrazione ed una povera economia rurale”, il libro di storia locale “Premiata Latteria di Cison di Valmarino” opera di Danilo Gasparini. Nell’introduzione, sotto il titolo “I contesti: poenta e peagra” si ricorda quanto fosse importante per le famiglie contadine tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo la ‘vacca di casa’”. Un chiaro richiamo alla constatazione del dottor Alpago Novello il quale, come accennato, tracciava un quadro nerissimo delle condizioni di vita dei contadini ai piedi delle Prealpi, fra l’altro per la situazione delle case: “abituri bassi, screpolati e scadenti” (ed oggi, invece, in gran parte seconde case di vacanza ristrutturate con attenzione ed eleganza), ma peggio ancora la relazione su come e cosa mangiavano i contadini.
NELLE FOTO (Biblioteca civica di Belluno; Renato Bona; Tribuna di Treviso; Google): il dottor Luigi Alpago Novello; la targa col nome e la via intitolata al medico bellunese; panoramica di Cison di Valmarino; donne con i secchi del latte; un focolare col paiolo; la polenta; mani colpite da pellagra.