VOLTAGO “Prima che i ricordi impallidiscano”. E’ il titolo di un bel libro di Luigi Rivis (collaborazioni al testo di Dino Bridda, alle ricerche dì’archivio di Gina Pedrech) che nel luglio 2000 è stato stampato dalla bellunese tipografia Piave, dedicato alla chiesetta della Beata Vergine di Lourdes a Digomàn, per “cent’anni di devozione popolare con cenni storici sul paese”. In copertina ( Gabriele Riva) un acquerello di Massimo Facchin, datato giugno 2000, in quarta di copertina statua lignea policroma della Madonna di Lourdes, opera del gardenie Josef Anton Mussner (1900), composizione ed impaginazione elettronica di Loris Santomaso e Toni Pampanin. Rivis, precisando che il ricavato dalla vendita del libro veniva devoluto alla chiesetta di Digoman di Voltago Agordino in provincia di Belluno dedicava il suo lavoro alla madre Germana e alle donne di Digoman che “per un secolo hanno amorevolmente custodito questa chiesa”. Nella prefazione, l’allora arcidiacono di Agordo, monsignor Lino Mottes, scrive fra l’altro che “Il lavoro di ricerca della memoria storica è un’opera benemerita perché la chiesetta di Digomàn è un ‘simbolo’, una ‘tenda’ nella quale hanno trovato e trovano ristoro le persone di un intero paese, indistintamente, nello scorrere della vita e nella multiforme sofferenza umana”. C’è, nel libro, anche un contributo di don Stefano Gorzegno, all’epoca amministratore parrocchiale di Voltago e di Frassenè Agordino (scomparso tragicamente alcuni lustri or sono dopo aver salvato un gruppo di ragazzi che rischiavano di annegare – ndr.) il quale sottolineava in particolare il fatto che “alla tenacia ed al sacrificio di quella gente dobbiamo un primato di cui Digoman può andar fiera: aver edificato la prima Chiesa della Diocesi di Belluno-Feltre dedicata alla Madonna di Lourdes”. In conclusione della premessa, Rivis, Gina Pedrech e Renza Scussel scrivevano che “La grande storia nasce da tante microstorie particolari che vanno a comporre il complesso mosaico delle vicende dell’umanità: la piccola storia della chiesetta di Digomàn è l’esemplificazione che ‘dal basso’ la storia trova forza e radice per comprendere nelle sue pagine gli uomini e le donne che ne sono gli autentici, anche se spesso sconosciuti, protagonisti”. Nel capitolo “Una chiesa per volontà popolare” si evidenzia il fatto che “Una comunità senza chiesa è mancante soprattutto di un luogo sacro, quale necessario punto di riferimento per la comunità stessa: un luogo idoneo, coperto e raccolto ove i credenti possano testimoniare la loro fede e condividere l’esperienza della vita quotidiana” e quindi si ricorda che “Chi rimaneva, in prevalenza donne, bambini ed anziani, ormai da tempo lamentava che, ad esempio, per recitare il rosario alla sera ci si radunava nella piazzetta davanti alla casa dei Bastiani. Era questo un luogo consuetudinario – ma anche ritenuto in qualche modo ‘sacro’ perché sulla facciata rivolta verso la piazzetta c’erano e ci sono tutt’ora, immagini e simboli religiosi che ispirano alla devozione: un grande crocifisso in legno e la raffigurazione di vari santi fra i quali san Cristoforo. Si racconta che vigeva l’usanza di passare per le strade del paese con un campanello, il cui suono chiamava a raccolta la gente per le serali pratiche religiose”. E quindi si richiama il dono del terreno su cui costruire finalmente una chiesetta, da parte della benemerita Giovanna Casera, sorella di Giuseppina. Alla sua scomparsa il bollettino parrocchiale le dedicò queste righe: “Il 18 dicembre 1938 è morta a 97 anni Giovanna Casera. Donna di elette virtù, passò la sua lunga esistenza nel lavoro e facendo del bene. Va ricordata in modo particolare perché impiegò buona parte del suo nella costruzione della chiesetta di Digomàn, dedicata alla B.V. di Lourdes, chiesetta che rimarrà quale testimonianza della sua pietà e della sua devozione verso la Madonna”. Compiuto il primo passo, il via ai lavori di costruzione, con tutta la comunità coinvolta nell’operazione: “ed a ciascuno – uomini e donne – venne assegnato un compito. Ai primi toccò il lavoro di preparazione dei materiali e la costruzione del manufatto, alle seconde l’incombenza del trasporto dei materiali, in ciò aiutate anche dai più giovani…”. Sul finire dell’estate del 1900 il via alle pratiche per l’ufficializzazione della chiesa e il 29 ottobre il verbale che il parroco don Giovanni Marcon inviò alla Curia vescovile di Belluno in cui si legge: “Il sottoscritto parroco, quale delegato vescovile, come da lettera curiale in data 17 ottobre 1900 n. 1123, benedisse, giusto il rito prescritto dal Rituale romano cap. 27, la nuova chiesetta di Digomàn di Voltago in onore della B.V. di Lourdes…”. Gli altri capitoli del libro sono dedicati a “Un secolo di vita e di opere religiose” (La cura per gli arredi; I lavori di manutenzione; Le funzioni ed i riti officiati; Funerali, matrimoni e norme canoniche; Custodi e catechiste; I festeggiamenti di febbraio e di luglio in onore della Madonna; La vicenda delle campane; Un ‘Palladio’ carico di memorie) e a “Cenni storici su Digomàn” (Tra i “siver” e i “tògoi”; Una posizione appartata; Le tracce del passato: da Roma alla Serenissima; C’è anche un passato regoliero; Un po’ di onomastica; Immagini e vicende del paese; La latteria sociale: una conquista; La costruzione della strada Voltago-Le Miotte); infine ai Personaggi di una lunga storia” (L’eresia del suonatore; Il turbolento mansionario degli Agonizzanti; Il soldato ‘per cambio’ con Napoleone in Russia; Quasi sessant’anni in Curia).
NELLE FOTO (riproduzioni dal libri “Prima che i ricordi impallidiscano. La chiesetta della Beata Vergine di Lourdes a Digoman): l’autore del libro, Luigi Rivis (perito elettrotecnico, ha lavorato prima per la Sade quindi per l’Ene, è autore, fra l’altro, di “La storia idraulica del Grande Vajont” e di “Belluno 1905-2005: un secolo dell’Istituto tecnico industriale”, il “Segato” di Belluno); copertina del libro; la chiesetta di Digomàn con sullo sfondo la Croda Granda, ripresa da Livio Comina; interno dell’edificio sacro; l’acquerello di Massimo Facchin; La “casa dei Bastiani”; particolare della raffigurazione di San Cristoforo; statuina in porcellana portata a Digomàn da Lourdes alla fine del 1800; l’autore, lo scultore Mussner; Luigia Digoman che portò a spalle da Ortisei con Emilia Pollazzon (ripresa col nipote Maurizio PensoI) le statue della Vergine e di Bernardette; una ricostruzione a carboncino di Facchin del faticoso trasporto; panoramica del 1990 di Digomàn.