di Renato Bona
Proseguendo la nostra ricognizione dei “Personaggi illustri dell’Alpago e Ponte nelle Alpi” con l’ausilio del pregevole volume dello scomparso maestro Mario De Nale (che lo ha stampato nell’agosto 1978 con la bellunese tipografia Piave, ad iniziativa del Centro sociale di educazione permanente di Tambre e dell’allora Associazione emigranti bellunesi, con il contributo della Regione e della Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno) “incontriamo” Luigi Rossi. Chi era costui? Definito l’“intagliatore di bastoni e putti”. Figlio di Zaccaria e Domenica, venne alla luce nella frazione Villa di Pieve d’Alpago il 28 giugno 1853 e mancò il 17 maggio del 1945. De Nale esordisce affermando che “Al mondo dell’arte Luigi Rossi era arrivato fin dalla fanciullezza, infatti la passione per l’intaglio sgorgò in lui imperiosa e foriera di un buon avvenire quando, nelle calde ore dell’estate, l’umile pastorello fanciullo pasceva le poche mucche del padre. Accovacciato sull’erba o seduto sull’orlo di un muretto, si divertiva a intagliare i suoi bastoni con la ‘britola’ del nonno e da pezzi di legno sapeva ricavare putti, altarini o figurine per il presepio”. Ricorda quindi che un giorno passò di la un noto scultore bellunese che rimase sbalordito nel vedere con quale maestria il piccolo artista avesse intagliato il suo bastone, un putto e un altarino, così egli si fece da lui accompagnare in casa dei genitori ai quali disse: ‘Questo vostro bambino è un vero prodigio. Io sono uno scultore patentato, ma confesso di non aver nulla da insegnare al vostro figlioletto; egli ne sa più di me, quindi quando avrà finito le scuole elementari del paese dovreste fargli continuare gli studi’”. I genitori, pur complimentandosi del lodevole apprezzamento dello sconosciuto visitatore opposero le loro disagiate condizioni economiche al che lo scultore assicurò: “Non preoccupatevi, mi interesserò io stesso a procuravi delle agevolazioni a Venezia dove ho molte conoscenze”. E così, concluse le elementari, Luigi Rossi fu inviato nella città lagunare a casa dello scultore zoldano Besarel che ne perfezionò l’iscrizione alla Scuola d’arte applicata all’industria. In virtù – scrive l’autore – della personalità che sapeva imprimere nelle sue opere, fu subito celebre e nel 1875 aprì a Venezia un suo laboratorio in Calle di Gesù e Maria 395, con la dicitura: Premiato laboratorio di Luigi Rossi intagliatore del legno”. Ed eccoci al 1876 quando il nostro sposò la bella veneziana Angelina, purtroppo colpita, dopo quattro anni da un male incurabile che indusse Rossi a dar fondo a tutte le sue disponibilità finanziarie per farla curare dai medici più noti; inutilmente visto che nel 1892 la donna passò a miglior vita. Due anni dopo, matrimonio con la benestante alpagota di Lamosano, Rosalia Romor la quale lo convinse a riprendere l’attività in quel di Venezia, trovando ospitalità dalla compaesana Catina Romor sposata Roveredo. Altro trasloco, a Lamosano, conseguenza della Grande Guerra, “passando occasionalmente alle dipendenze del Besarel per realizzare alcuni importanti lavori”. E’ del 1926 invece il trasferimento nella casa del figlio Zaccaria, a Vittorio Veneto, dove pur avendo 75 anni, fu assunto per lavori a cottimo nello stabilimenti di mobili d’arte della ditta Crose. La sua presenza in terra vittoriese è ricordata dalla statua della Madonna del Carmine, alta 160 centimetri, esposta nella chiesa di Santa Giustina di Serravalle. E anche da un brutto episodio: il volto della Vergine somigliava a quello della figlia Laura ma fu alterato in seguito ad un restauro e ciò spinse l’artista alpagoto alla disperazione e a chiudere definitivamente e drammaticamente la lunga, apprezzata laboriosità. Avviandosi a conclusione, Mario de Nale ricorda giustamente che il laboratorio dove operava Rossi era frequentato da una quarantina di suoi allievi! E che le sue opere vennero esposte con successo in varie mostre (in quella di Torino per la Prima Esposizione operaia italiana, nel 1890, gli valse la medaglia d’argento; nell’occasione la famiglia reale acquistò una sua specchiera ornata di 56 putti). Numerose le sue opere conservate nella terra natale, l’Alpago: una statua di San Valentino nella chiesa di Sommacosta; una Madonna nella chiesa di Montanes; due quadretti “La messa di mezzanotte” (con la gente del villaggio che si reca alla messa della mezzanotte), e “Il bacio di Haizer” (nella casa paterna); una testa di creta raffigurante la figlia Laura (nella casa paterna); uno dei crocifissi di Quers; l’altar maggiore di Garna; la Madonna della chiesa di Curago; la statua di san Giuseppe della chiesa di Chies; le due statuette lignee della Madonna e di san Liberale della chiesa di Quers. “E fino a qualche anno fa, in un altare della parrocchiale di Puos, si poteva ammirare un suo bellissimo Cristo morto”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro di Mario De Nalee Full Holidays)): Luigi Rossi; la statua della Madonna del Carmine che è esposta nella chiesa di Santa Giustina di Serravalle a Vittorio Veneto; dell’autore alpagoto: la “Messa di mezzanotte” quadretto conservato nella casa Rossi nella frazione Villa; veduta panoramica di Pieve d’Alpago.