Siamo qui ad accompagnare all’incontro con Dio, padre ricco di misericordia, la nostra sorella Loretta. Una persona che, con indomita fortezza e sagace lungimiranza, ha profuso le sue doti e dedicato grandi energie al servizio della comunità civile in ambito amministrativo per tanti anni, anche come Sindaco di Taibon per due mandati: con lei – è stato detto – la Comunità era davvero in buone mani!
Contemporaneamente e, in maniera più diretta in questi ultimi anni, si è spesa generosamente nell’ambito di tante Associazioni di Volontariato, a cui si è dedicata con una invidiabile freschezza di azione e di idee, disponibile fino all’ultimo a servire la sua comunità agordina, oltre ogni campanile; ricordo solo l’impegno nel GAV, la vicinanza concreta all’AUSER, la sua partecipazione alla nascita della Pettirosso-Agordino, la collaborazione nell’Università Adulti-Anziani di Agordo, nella difesa dell’Ospedale e nell’Associazione Bellunesi nel Mondo.
Della vita di Loretta – per i suoi familiari, per noi, per chi l’ha conosciuta – resta dunque l’esempio del suo adoperarsi a favore della comunità, ma soprattutto resta il ricordo di una una donna che, mi sento di dire, ha incarnato le beatitudini evangeliche appena ascoltate: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia”; “Beati gli operatori di pace”, (ricordiamo il suo impegno tenace e attento al bene della comunità, anche con il contributo di risorse personali); “Beati i puri di cuore (da tutti è stata sempre riconosciuta a Loretta una esemplare onestà d’animo); “Beati gli afflitti” (le sofferenze che ha vissuto in questi ultimi mesi, nella visione cristiana sono come un seme prezioso che non mancherà di portare abbondanti frutti di bene).
Ecco: alla fine della nostra esistenza (e Loretta me lo ricordava spesso) noi tutti dovremo presentare al Signore i “buoni frutti” fatti maturare nel nostro cammino terreno. E’ quindi importante vivere i giorni che il Signore ci dona, mettendo a disposizione del prossimo, fino in fondo, le capacità e i talenti che il Signore ci affida, rispondendo in questo modo al disegno che Dio ha su ciascuno di noi. A questo disegno Loretta ha risposto, oltre che con la sua generosità, anche con una fede che potremmo definire ad un tempo: semplice e forte.
Allora, chiediamo al Signore, oggi, la grazia che questa nostra società riscopra la bellezza di una solidarietà vera perché quotidiana; sappia ritornare con forza all’attenzione alla persona, alla vita; ricerchi continuamente la realizzazione di una sempre migliore giustizia ed equità sociale.
Ai familiari – marito, figli e nipoti in particolare – e a tutti coloro che piangono la scomparsa di Loretta, ricordo le parole cariche di speranza dell’Apostolo Paolo: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?”. Di fronte al dolore e alla morte non siamo soli; c’è qualcuno che non abbandona mai, il Figlio di Dio che ha voluto farsi uno di noi.
Ecco: mentre offriamo il nostro suffragio per Loretta – certi che ora è lei in “buone mani” (quelle di Dio) – e mentre chiediamo per chi è nel dolore, il dono della serenità interiore, vogliamo impegnarci a coltivare nella nostra vita, costi quello che costi, la virtù della speranza cristiana. Sarà questa speranza, la molla che ci spinge a donarci agli altri, in spirito di servizio, lì dove il Signore ci chiederà di essere attivamente presenti. Loretta lo ha fatto e ci è stata di esempio: cercare di imitarla, sarà il modo migliore – anche se non unico – per mantenerne viva la memoria.
Così, impegnandoci a vivere per gli altri, avremo la ferma speranza che, un giorno, saranno rivolte anche a noi le consolanti parole di Gesù, con le quali, ne siamo certi, è stata accolta Loretta, al termine della sua vita laboriosa e feconda: “Vieni, serva buona e fedele, entra nella gioia del tuo Signore”.