Finalmente una buona notizia. Lunedì 6 giugno, anche i veneti, ovviamente in linea puramente teorica, “terminano” di versare le tasse e i contributi previdenziali allo Stato per l’anno in corso e da martedì, pertanto, scatta l’atteso tax freedom day (giorno di liberazione fiscale). Questo “appuntamento”, tanto agognato da tutti, nel 2022 arriva un giorno prima rispetto al 2021.
Dopo poco più di 5 mesi dall’inizio dell’anno, praticamente dopo 157 giorni lavorativi inclusi i sabati e le domeniche, il contribuente medio della nostra regione finisce di lavorare per assolvere tutti i versamenti fiscali dell’anno (Irpef, Imu, Iva, Tari, addizionali varie, Irap, Ires, contributi previdenziali, etc.) e da martedì 7 giugno inizia a guadagnare per sé.
Nel 2022 lo Stato incasserà quasi 40 miliardi in più: di questi, 5 li pagheranno i veneti
Nel 2022 il peso del fisco, sebbene la crescita economica dovrebbe attestarsi attorno al 2,5 per cento circa, è destinato a diminuire di 0,4 punti percentuali. Ciò avverrà anche grazie alla riduzione delle imposte e dei contributi decisa dal Governo Draghi. Le principali misure approvate l’anno scorso sono:
riforma dell’Irpef (-6,8 miliardi di euro di risorse);
esonero contributivo di 0,8 punti percentuali ai lavoratori dipendenti con una retribuzione mensile lorda inferiore a 2.692 euro (-1,1 miliardi di euro);
esonero pagamento Irap alle persone fisiche (-1 miliardo di euro);
Se teniamo conto del leggero miglioramento in corso delle principali variabili economiche che si riflette sull’andamento del gettito, secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze nel 2022 lo Stato dovrebbe incassare quasi 40 miliardi di imposte e contributi in più rispetto al 2021. Di questi, almeno 5 saranno pagati dai veneti.
Segnaliamo che una parte di questo incremento di gettito è sicuramente ascrivibile anche al forte aumento dell’inflazione che, secondo le previsioni, quest’anno dovrebbe oscillare tra il 6 e il 7 per cento. Pertanto, in un momento in cui le famiglie stanno subendo dei rincari spaventosi che rischiano di far crollare i consumi interni, sarebbe auspicabile che il Governo restituisse parte di questo extra gettito con meccanismi di fiscal drag. Una misura che rafforzerebbe il potere d’acquisto dei pensionati e dei lavoratori dipendenti, dando un sensibile sollievo soprattutto a coloro che attualmente si trovano in serie difficoltà economiche.
L’ingorgo fiscale di giugno: 141 scadenze
Se dopo il caso di scuola elaborato dall’Ufficio studi della CGIA torniamo a occuparci dell’ “amara” realtà, anche quest’anno giugno è caratterizzato da un vero e proprio ingorgo fiscale. Dalla lettura dell’agenda riportata sul sito dell’Agenzia delle Entrate scorgiamo che
questo mese anche i contribuenti veneti dovranno assolvere ben 141 scadenze fiscali; di queste, ben 122 (pari all’86,5 per cento del totale) imporranno agli italiani a mettere mano al portafoglio. Un calendario fiscale da far tremare i polsi, che solleva ancora una volta un grande problema: in Italia non solo subiamo un prelievo fiscale eccessivo, ma anche le modalità di pagamento delle imposte provocano un costo burocratico che non ha eguali nel resto d’Europa.
La metodologia di calcolo del tax freedom day
In che modo si è giunti a individuare il 7 giugno come il “giorno di liberazione fiscale” del 2022 ? La stima del Pil prevista nel 2022 è stata suddivisa per i 365 giorni dell’anno, ottenendo così un dato medio giornaliero. Successivamente, si sono considerate le previsioni di gettito dei contributi previdenziali, delle imposte e delle tasse che i percettori di reddito verseranno quest’anno e sono stati rapportati al Pil giornaliero. Il risultato di questa operazione ha consentito di calcolare il “tax freedom day” dell’anno in corso.
Nel 2021 abbiamo avuto il record storico di pressione fiscale
Osservando la serie storica, il “giorno di liberazione fiscale” più “precoce” è stato nel 2005. In quell’occasione, la pressione fiscale si attestò al 39 per cento e ai contribuenti italiani bastò raggiungere il 23 maggio (142 giorni lavorativi) per lasciarsi alle spalle tutte le scadenze fiscali. Osservando sempre il calendario, quello più in “ritardo“, come dicevamo più sopra, si è registrato nel 2021, giacché la pressione fiscale ha raggiunto il record storico del 43,5 per cento e, di conseguenza, il “giorno di liberazione fiscale” è scoccato l’8 giugno. E’ corretto segnalare che questo picco record di pressione fiscale non è ascrivibile ad un aumento del prelievo imposto l ’anno scorso a famiglie e imprese, ma alla decisa crescita registrata dal Pil nazionale (oltre il 6,5 per cento) che, dopo la caduta verticale registrata nel 2020 (-9 per cento), ha contribuito ad aumentare notevolmente le entrate (vedi Tab.1).