Curata dal caro amico pubblicista Loris Santomaso, su iniziativa dell’Amministrazione provinciale di Belluno, nel novembre del 1991 venne stampata come estratto da “Le Dolomiti Bellunesi” rassegna delle sezioni bellunesi del Club Alpino Italiano, la pubblicazione “La lunga strada delle malghe (fra malghe, rifugi e bivacchi della conca agordina)”. Autore del pregevole saggio Pier Franco Sonnino di cui Santomaso, che me ne ha illustrato sinteticamente ma entusiasticamente la figura, dice: “Torinese, classe 1944, ha ereditato dalla mamma la passione per la fotografia, l’escursionismo e la montagna e in particolare per le Dolomiti, in cui ha soggiornato tutte le estati fin da quando frequentava la prima elementare. In particolare affezionatissimo all’Agordino in cui ha trascorso tutte le vacanze estive, e quindi anche 2-3 mesi consecutivi nel periodo scolastico, a Frassenè, ridente località sotto l’Agnèr denominata una volta ‘la piccola Cortina’, dal 1954 ai primi anni Novanta dello scorso secolo. Molto appassionato anche della natura, ha scritto per numerosi periodici, anche a diffusione nazionale, ma soprattutto locali come appunto ‘Le Dolomiti Bellunesi”; è socio ultra cinquantennale della Sezione agordina del Cai per la quale ha scritto diversi articoli sulle pubblicazioni edite in occasione delle annuali adunanze sezionali”. Diamo allora un’occhiata alla “Lunga strada delle malghe” partendo dalla presentazione dell’allora presidente della Provincia di Belluno, Oscar De Bona, e dell’assessore al turismo Emilio Cagnati. Il primo, fra l’altro: “… anche se limitata alla parte centro-meridionale, questa guida ha il grosso merito di portare alcune novità di rilievo rispetto alle ‘guide’ tradizionali. Innanzitutto il linguaggio semplice, la forma scorrevole, la facilità di lettura denotano la serietà e bravura dell’autore, Ma anche la ricerca meticolosa del particolare e la pignola descrizione ne fanno un prezioso strumento di consultazione. A ciò si aggiunge la brillante idea di accoppiarvi aspetti gastronomici, come le ricette delle malghe, che rappresentano un motivo di sicura presa nel pubblico…”. Cagnati: “… Ottima iniziativa rivolta a far conoscere nei dettagli un significativo scorcio della nostra meravigliosa Provincia; come agordino desiderio ringraziare sentitamente l’autore per questo singolare regalo che mi riempie d’orgoglio per lì evidenza data alle incomparabili bellezze della terra dei nostri avi… portando un ulteriore contributo di conoscenza e di affetto alle superbe montagne dolomitiche che rappresentano l’essenza stessa dell’intera Provincia…”. Dopo l’introduzione, Sonnino propone una definizione di malghe e casere, quindi la descrizione sintetica della vita nelle malghe, alcune ricette delle malghe:”Polenta e schiz”, “Schiz impanato”, “Puina”, “Cazonziéi de puina”. Comincia il percorso (con indicazione dei tempi di percorrenza): da Agordo alla Malga Calleda; da Malga Calleda al Passo Duran; dal Passo Duran al Rifugio Carestiato; dal Rifugio Carestiato alla Malga Framont e alla Malga Camp; a seguire viene proposta “Un’antica carta topografica della zona Duràn-Framònt; e si riprende il cammino: dalla Malga Camp al Rifugio Vazzoler; spazio per il giardino botanicio alpinio “A. Segni” quindi: dal Rifugio Vazzoler alla Malga Pelsa, dalla Malga Pelsa al Rifugio Vazzoler e a Listolade; si prosegue da Listolade ad Agordo e a Voltago per puntare da Voltago a Malga Agnèr e Malga Losc; descrizione della Costa della Madonna e dei Pascoli di Frassenè; avanti: da Malga Losc a Malga Cavallera con l’indicazioni che “dalla Malga Cavallera si possono raggiungere facilmente Saresin, Don e Sant’Andrea, villaggi tutti posti nell’ampia conca di Gosaldo”. Conclusione con la preziosa informazione che da ognuna delle malghe citate si può interrompere il cammino per ridiscendere a valle in poco tempo. In proposito, i principali itinerari indicati da Pier Franco Sonnino sono: da Malga Calleda: alla strada statale in 5 minuti e da qui a La Valle e ad Agordo; da Malga Framont: si scende a Don per la strada forestale in circa un’ora; dopo la sbarra, adAgordo in circa un’ora e 15 minuti per strada asfaltata; da Malga Camp: si risale in mezz’ora al Rifugio Vazzoler e quindi a Capanna Trieste e a Listolade (complessivamente circa due ore e mezza); da Malga Agnèr: in poco più di un’’ora si scende ai Prati di Manzano, tra Voltago e Frassenè, per la strada forestale; oppure per il Bosco delle Rave (segnavia a croce rossa e blu) si giunge alla borgata Bertoi (m. 10180) e da qui alla vicina strada statale (sempre tra Voltago e Frassenè); da Malga Losc: a Frassenè (m. 1082) in 15 minuti con la seggiovia (se in funzione) o in un’ora circa con la mulattiera la costa dell’Agarei e la conca del Misoron; infine da Malga Luna: a Frassenè (m. 1087) per la valle del Domadore, in 45 minuti. NELLE FOTO (archivio Nonnino, Radio Più, riproduzioni da “La lunga strada delle malghe”,): l’autore Pier Franco Sonnino; Loris Santomaso; copertina della pubblicazione edita a cura della Provincia di Belluno; Malga Calleda; Malga Camp; Rifugio Vazzoler; Malga Agnèr; Malga Cavallera: la famiglia del malgaro; lavorazione della ricotta; Malga Luna a inizio secolo.