Lo storico bellunese Giuseppe Fontana lo cita nel capitolo “Figure storiche della provincia” del suo libro intitolato “La Provincia di Belluno. Sussidio per lo studio dell’ambiente nelle scuole elementari” stampato dalla tipografia editrice “Panfilo Castaldi” di Feltre nel settembre 1960. Ecco cosa ha scritto in estrema sintesi del personaggio di cui oggi ci occupiamo: “Pietro Luzzo detto il Morto (1474-1522). Nato a Feltre, pittore noto e valente, Il suo capolavoro è l’“Apparizione di Cristo a S. Antonio Abate e a Santa Lucia” che si trova nella Sagrestia della chiesa di Ognissanti di Feltre”. Particolareggiata invece la descrizione che ne fa la libera enciclopedia Wikipedia, anche se vi è discordanza nel nome e nelle date:”Morto da Feltre, soprannome forse di Lorenzo Luzzo o Luzzi, Pietro Luzzo o Pietro Luci (Feltre 1480 circa, Zara o Venezia 1527): è stato un pittore operante nell’area della Repubblica di Venezia, citato da Giorgio Vasari nelle sue ‘Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori’ con il solo soprannome; gli studiosi sono divisi sul reale nome anagrafico dell’artista veneto ed è stata anche avanzata l’ipotesi che si tratti di due distinti pittori nati e operanti nell’area veneta nel medesimo periodo storico. E’ conosciuto anche con il soprannome di Zarato o Zaroto, in riferimento al luogo della sua morte o forse perché il padre, chirurgo, lavorava a Zara. E’ difficile prescindere dalla biografia vasariana, che è circostanziata. Il Morto quindi è sicuramente esistito e dipingeva ‘alla romana’. In tutti i secoli trascorsi nessun’altra ipotesi di identificazione in altri pittori che non siano i feltrini Pietro o Lorenzo Luzzo è stata avanzata da nessuno storico dell’arte” Quanto al soprannome Morto, di origine incerta, Wikipedia scrive che “forse si può collegare al presunto temperamento malinconico; altri lo attribuiscono al Vasari che narra della sua abitudine di trascorrere molto tempo nei cunicoli degli scavi antichi in cerca di ‘grottesche’, le pitture situate in quelle popolarmente chiamate grotte; in particolare egli avrebbe esplorato la Domus Aurea a Roma e la Villa Adriana di Tivoli”. Come che sia, Wikipedia aggiunge che “Si accostò alla pittura grazie a Vittore Carpaccio che dipinse a Zara un famoso polittico mentre Morto-Zarotto vi abitò con la famiglia. Lo seguì poi a Venezia dove fece il proprio apprendistato; in seguito e ancora giovanissimo si recò a Roma dove collaborò con il Pinturicchio nella decorazione dell’appartamento di papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia) in Vaticano, ultimato nel 1494 e agli affreschi (perduti) della loggia e delle stanze da basso del mausoleo di Adriano divenuto Castel Sant’Angelo… A Firenze ebbe modo di conoscere i maggiori artisti operanti nei primi anni del Cinquecento come Michelangelo, Leonardo e Raffaello e dove affrescò per Agnolo Doni, in occasione delle nozze con Maddalena Strozzi (1504) il talamo”.Va aggiunto, sempre a proposito dell’attività dell’artista feltrino che secondo il Vasari “affrescò anche un vano di una spalliera per maestro Valerio de’ Servi, opera ritrovata nel 2003 dove doveva essere: nel convento dei Serviti di Firenze”. Wikipedia conclude ricordanto che “Ci sono pervenute opere databili sino al 1522; la più importante è il Cristo tra Santa Lucia e Sant’Antonio Abate nella sagrestia della chiesa di Ognissanti a Feltre, che porta la data in lettere romane MDXXII; l’opera, per motivi stilistici è a lui attribuita in mancanza di firma e documenti. Anche la pala di Villabruna, con San Giorgio e San Vittore, l’affresco di casa Crico Tauro, quello di casa Avogadro Tauro e la pala di Caupo con San Vito e San Modesto sono tutti basati sulla testimonianza dello storico Bonifacio Pasole (1508) o Antonio Cambrussi (1680) e sulla tradizione, ma sono privi di ulteriore documentazione. La pala della chiesa di S. Stefano, ora a Berlino che ha data e firma (1511) Lorenzo Luzzo ha alcune incongruenze: la data non è in lettere romane preferite da Luzzo per la loro classicità e la firma pare sovrapposta ad una evidente cancellatura”. Va poi detto che, sempre secondo il Vasari, all’età di 45 anni Morto “inquieto e insoddisfatto abbandonò la pittura ed entrò nell’esercito al servizio della Repubblica di Venezia, Divenuto capitano fu messo a capo di una truppa di 200 uomini e morì combattendo”. Nel Dizionario biografico degli italiani, al volume 66 del 2006 Laura Callisto, in un lungo pregevole servizio ricorda fra l’altro Luzzo che “Nacque probabilmente a Feltre intorno al 1485 da Bartolomeo, medico chirurgo documentato a Zara dal 1475, padre anche del ‘clericus’ Giovanni, di Pietro ‘sutor’, di Girolama, coniugata nel 1511 con Gian Giacomo ‘fabbro de Barbozia’, e della giovane, di cui non si conosce il nome, che andò in sposa al pittore di origine pisana Nicola Brazzo. I Luzzo, feudatari dei vescovi di Feltre fin dalla prima metà del secolo XV, pur essendo originari della vicina Meano abitarono a Feltre nel quartiere di S. Stefano. Alcuni documenti della fine del Quattrocento attestano la presenza della famiglia a Feltre e a Zara, e anche quelli riguardanti il solo Lorenzo e la sua attività di pittore, non anteriori al 1511, dimostrano che questi risiedette sia in Veneto sia in Dalmazia”. Quindi dopo essersi soffermata dettagliatamente sulla produzione artistica del nostro conclude ricordando, tra le ultime opere la pala d’altare per la chiesa conventuale di S. Spirito; la Madonna col Bambino e i santi Francesco e Antonio, dispersa nella seconda metà dell’Ottocento; il graffito con San Prosdocimo tra i santi Vittore e Corona, realizzato intorno al 1525 sulla facciata della cattedrale di Feltre; la pala raffigurante S. Stefano per la chiesa di San Simeone a Zara.
NELLE FOTO (riproduzione dal libro “La Provincia di Belluno” di Giuseppe Fontana, Libera enciclopedia Wikipedia, National Gallery of aRT): Autoritratto; Apparizione di Cristo a Sant’Antonio Abate e Santa Lucia; Madonna in trono e i santi Stefano e Vittore, 1511, Gemäldegalerie, Berlino; Vergine con bambino, Museo Civico di Feltre.