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Quante volte in vita, madre, per me solo tu hai pregato!
Quanto spesso il beneficio delle preci tue ho mutuato!
Quanti voti e privazioni contrattasti col Tuo Dio
tu pensando al bene altrui, con l’idea del bene mio!
E Dio Padre ala benigna poi dischiuse su tuo figlio
in virtù della tua fede, in omaggio al tuo puntiglio.
Quando, ignaro, ritenevo che ti avessi ormai perduta
invocasti, tu, quel frate con la barba assai canuta,
non perché quel continuare dei tuoi giorni ti aggradava,
ma giacché al prosieguo mio certo utile sembrava.
Quanti frati e quante suore, che santoni hai mendicato
per il duolo da alleviare del consorte sfortunato!
Porte chiuse tu sovente lì da loro, ahimè, trovasti,
e persino il Tuo Signore ti negò ciò che implorasti!
Madre, mai tu ti arrendesti, fino all’ultimo votata
a una vita a croce eterna da te stessa modellata.
E perché tuo figlio uscisse da una vita fatta iena,
diventando un “nobiluomo”, ti ponesti a far novena,
e tu, madre, ci riuscisti, la certezza mai si lede:
io ne sono, sai, sicuro, pur privato della fede!
Ed allora, come fare, quando più non ci sarai,
e la mano dell’Eterno su di me non chiamerai?
Meglio forse uscirne prima, dando beffe alla sciagura,
svicolare quasi indenne da una vita troppo dura!
Quante volte, quando sei vivo, Madre, per me hai pregato!
Grazie alle tue preghiere, quante volte mi sono goduto!
Quanti desideri, privazioni, hai negoziato con il tuo Dio
Facendo il bene altrui, pensavi solo a me
E Dio padre benevolo su di me stende la sua ala,
Riconoscendo la tua fede, in virtù del tuo zelo.
Quando in preda alla disperazione temevo di averti persa,
Hai invocato il Santo monaco con la barba molto chenue
Perché possa allungare il tempo della tua esistenza
Per me, per assicurarmi la serenità, la scioltezza.
Quanti monaci e buone sorelle, quanti santi hai pregato!
Per alleviare il dolore di tuo marito, la sua salute,
Ma le loro porte erano chiuse senza aiuto, sei rimasta
E anche nostro Signore, il suo aiuto ti ha rifiutato,
Ma non ti sei mai arresa, fino alla fine sei destinata
A portare l’eterna croce da te modellata,
Perché tuo figlio uscisse
Di una vita ostile e blema,
Perché fosse gentiluomo, dicevi di novena
E tu mamma ce l’hai fatta, non si inizia la fede,
Ne sono sicuro, lo sai mamma? E non sono credente
E allora come farò quando non ci sarai più?
E la mano dell’eterno Dio su di me non invocherà.
È meglio schivarsene fregandosene di qualsiasi infelicità,
Cavarsela quasi illesa, da una vita piena di dolori.
Fede di madre tradotta dalla mia amica e conterranea Emanuella Carbone. Grato!!!