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DI TIZIANO DE COL
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In questa seconda parte tratteremo dell’ insediamento più antico, ossia del luogo chiamato “Pian de Casera Vècia” e che così era chiamato già ai tempi dell’ esistenza di “Malga Calleda Antica” distrutta dalla Brentana Terribile del 1890, segno che l’insediamento malghivo di “Pian de Casera Vècia” era antecedente a quello distrutto nel 1890 che continueremo a chiamare Malga Calleda Antica, quest’ultima presente già sulla carta redatta dal Perito Gasparo Montan nel 1722 ai fini del processo che vedeva contrapposte la Regola Grande di Agort e le sei Regole del Piano (Tocol, Parech, Listolade, Forno di Val, Peden, Taibon ) contro la Regola della Val per il possesso del Monte (pascolivo) di Duràn. Non sappiamo quando sia stata costruita la Malga Calleda Antica, ma, come scritto sopra, sappiamo che ne esisteva una probabilmente più vecchia e probabilmente dismessa con la costruzione della Malga Calleda Antica o comunque mantenuta come punto di riparo per i pastori. Il toponimo Pian de Casera Vècia lo troviamo citato in un documento del 1842 conservato in Archivio Storico Comune di La Valle Agordina (ASLV) nel quale si trattava di un contenzioso tra il (da poco) sopravvenuto Comune di La Valle contro privati per una confinazione tra Calleda e Duràn, dove si tentava, da parte dei privati di asserire privata proprietà sul Monte e Bosco di Duràn e si perorava, da parte dei privati, l’esistenza di una confinazione tra Calleda e Duràn. La linea proposta per tale confinazione veniva descritta : “ Dal fondo della Valle precisamente ubicata Canton di Polès e correndo in linea retta da sera a mattina per la Costa del Piano della Fontana per di dentro della Casera Vecchia verso il Duràn seguitando per la Costa delle Palle e Col d’Ortat fino alla roccia nuda.” Quindi il “Pian de Casera Vècia” è ubicato sopra le curve della attuale SP203 appena prima di arrivare sul Passo da La Valle. Sul posto, precisato da cartografia allegata, si riscontrano ancora deboli tracce di un piccolo insediamento con resti di pietrame disposti in forma geometrica e con un piccolo scavo d’insediamento a ridosso di un cambio di pendenza repentino del versante, utilizzato a mò di riparo. All’interno degli atti del processo del 1722 (Regola Grande d’Agort e altre, contro Regola della Val) reperiti e fotografati dallo scrivente nel 1996 presso la Biblioteca Civica di Belluno nell’ ex Fondo Prefettura, al tempo lì conservato ed ora in Archivio di Stato a Belluno, troviamo la trascrizione delle pergamene che la Regola della Val produsse per documentare i propri acquisti e le proprietà sul Monte (pascolivo) di Duràn e Calleda. Alcune di queste sono ancora conservate in Archivio Storico Comune di La Valle Agordina (ASLV), mentre otto di queste sono andate disperse nel corso di tre secoli. Fortunatamente, grazie a questi atti processuali possiamo ricostruire tutti gli atti d’acquisto della Regola della Val riguardanti, oltre a Calleda e Duràn, anche Malga Roa e la Montagna di Ballanzola dove si trova l’odierna Malga Foca. Su questi ampi territori, la Regola della Val pagava le tasse d’Estimo alla stregua di qualsiasi altra proprietà privata, così come riportati negli estratti dell’ Estimo, sempre tra gli atti di tale processo. Questi atti d’acquisto vanno dal 1354 fino al 1581 e li descriveremo nel prossimo articolo. Possiamo però già citare quanto riportato dal Canonico Clemente Miari , a mò di diario, nella sua “Cronaca Bellunese dal 1383 al 1412 : “L’anno 1400, indizione VIII, à 13 di giugno in domenica, Bonaccorso da Miero cavalcava in Agordo con messer Lodovico da S.ta Vittoria vicario spirituale, e messer Pietro dé Vivenzii, vicario secolare di Belluno, per terminare fra qué della Valle di Agordo e qué di Zoldo una lite sopra i confini di certi monti che li dividono. Giunto nel prato del monastero di Campodantino (oggi Candàten … ndr), volle far saltare al suo cavallo una sbarra che v’era; ma il cavallo cascò, ed egli, cadendo di cavallo, si scavezzò il braccio sinistro sopra il gomito.” Questo per dimostrare come già nell’ anno 1400 vi fossero utilizzazioni stabili del territorio sul Duràn e Calleda, come peraltro già riportato nella precedente parte, tali da avere dissapori sui confini con le Regole di Zoldo contermini.
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