di Renato Bona
Sarà perché non bevo alcolici sta di fatto che Luigi Manzoni non mi diceva assolutamente nulla fino all’altro giorno quando, durante una ricerca sulla storia di Agordo, ho letto in Internet il suo nome nell’elenco delle figure storiche di quella città. Mi sono quindi reso conto che, effettivamente, si tratta di un personaggio che ha dato lustro al paese natale con la sua attività. Ho preso atto di quanto riportato su diversi siti e qui di seguito propongo una sintesi della sua figura e della sua opera. Su myportal.regione.veneto.it, precisato che il nostro è nato ad Agordo il 29 luglio 1888 ed è mancato il 31 marzo del 1968 a Conegliano, in provincia di Treviso (dove riposa assieme alla moglie Augusta Ronchi nel cimitero di Lorenzaga di Motta di Livenza), si può leggere: “Nel 1912 si laureò in scienze agrarie all’Università di Pisa ed il I novembre dello stesso anno venne assunto dalla Scuola enologica di Conegliano come assistente e in seguito titolare, della cattedra di Scienze e patologia vegetale. Nel giugno del 1933 divenne preside e lo fu fino al 30 settembre 1958 (ci furono due interruzioni: nel 1944-45 si allontanò per le persecuzioni fasciste e nel 1946 perché reggente per qualche mese ad Alba). Suo il merito della ripresa della Scuola nel secondo dopoguerra come pure della costituzione della Unione ex allievi. Accanto all’opera del docente, sviluppò quella del ricercatore e dello sperimentatore. Il suo lavoro di ricerca è documentato da una settantina di pubblicazioni; ben noti i lavori di anatomia della vite corredati dalle sorprendenti microfotografie e quelli sui consumi idrici delle piante, questi eseguiti in collaborazione con il prof. A. Puppo. Dedicò i suoi studi anche alle patologie della vite ed alla genetica, realizzando con successo i famosi “Incroci Manzoni”. Molti furono i titoli che conseguì e le sue ricerche. Fu anche Sindaco di Conegliano dal dicembre 1946 al febbraio 1949 e a lui Conegliano ha intitolato una via. La libera enciclopedia Wikipedia spiega che “Il prof. Luigi Manzoni, a partire dal 1924, cominciò per la prima volta in Italia una lunga serie di sperimentazioni sulla vite tramite incrocio con l’intento di individuare nuove varietà prima di uve da tavola ed in un secondo momento anche da vino. In sinergia con il prof. Giovanni Dalmasso impostò una serie di combinazioni di incroci utilizzando come parentali una varietà internazionale ed una autoctona trevigiana che vennero effettuati tra il 1924 e il 1930 e tra il 1930 e il 1935, con lo scopo di ottenere un vitigno ad uva bianca e a uva nera che potesse sostituirsi con vantaggio alle varietà sino a quel momento coltivate. Alcuni di questi vitigni posseggono interessanti caratteristiche viticole ed enologiche e stanno assumendo oggi [2012]grande importanza per la produzione di vini “di qualità” Fonte: Strada dei vini del Piave. A titolo di esempio: Incrocio Manzoni 2-15 (Glera x Cabernet sauvignon) oggi denominato Manzoni rosso; Incrocio Manzoni 6.0.13 (Riesling Renato x Pinot bianco) oggi denominato Manzoni bianco; Incrocio Manzoni 1-50 (Trebbiano x Traminer aromatico) oggi denominato Manzoni rosa; infine Incrocio Manzoni 13.0.25 (Raboso Piave x Moscato d’Amburgo) oggi denominato Manzoni moscato. Ed eccoci al sito manzonibianco.com.: “… fu il pioniere di una serie di esperimenti genetici realizzati sulla vite nei primi anni del Novecento con l’intento di individuare nuovi vitigni a bacca rossa e a bacca bianca che potessero sostituire ed affiancare quelli allora già coltivati in Veneto… Il suo impegno di ricercatore e sperimentatore, che affiancava alle docenze, è documentato da una settantina di pubblicazioni, tra cui i lavori inerenti all’anatomia della vite accompagnati da incredibili microfotografie e al consumo idrico delle piante in collaborazione con il prof. Puppo. Luigi Manzoni fu anche sindaco di Conegliano dal 1946 al 1949 e a lui la cittadina sui colli della provincia di Treviso ha dedicato una via”. Il 14 maggio di quattro anni fa – come scrive il sito teknoring.com. – è stato inaugurato un museo intitolato all’insigne agordino, definito l’agronomo degli incroci, storica figura di scienziato che per quasi 50 anni lavorò a Conegliano. L’iniziativa è stata di un gruppo di insegnanti col contributo di centinaia di ex studenti. Il percorso museale “parla di storia naturale ma anche di innovazione della fotografia”. Furono in particolare il prof. Giuliano Mocchi, in collaborazione con i colleghi Beatrice Raco e Giovanni Follador ad aver curato la raccolta di “alcuni tesori nascosti nei magazzini e nei laboratori della nostra scuola come pezzi di macchine fotografiche dei primi del ‘900, microscopi, vetrini originali, collezioni botaniche vastissime, materiale prezioso che testimonia la visione pionieristica di Manzoni nella conduzione delle sue ricerche anche intuendo le straordinarie potenzialità della fotografia applicata alla scienza e progettando e facendosi costruire da artigiani locali nuove strumentazione come un banco ottico lungo più di due metri, grazie al quale le immagini visualizzate al microscopio potevano essere trasformate in fotografie”. In conclusione va doverosamente ricordato che l’inaugurazione del Museo fu preceduta da un convegno sul tema: “L’eredità scientifica del prof. Luigi Manzoni” e che sabato 24 novembre di due anni fa la Scuola enologica coneglianese ha organizzato il primo concorso enologico nazionale dedicato ai vini “Incroci Manzoni”. Un convegno-degustazione quello promosso ad Agordo il 7 dicembre 2012 con introduzione dell’assessore veneto all’agricoltura Franco Manzato e diversi qualificati relatori: Damiana Tervilli, Umberto Perissinotto, Severina Cancellier, Giuliano Mocchi, Diego Tomasi, Debora Francesca, con il giornalista Mimmo Vita a fare i l moderatore. NELLE FOTO (Wikipediae Teknoring.com): l’agordino Luigi Manzoni; interno del Museo a lui dedicato a Conegliano; una delle macchine fotografiche che usava per i suoi esperimenti; “Incroci Manzoni”: Cabernet, Riesling, Trebbiano, Raboso; l’annuncio del primo concorso nazionale del 2018 dedicato ai “suoi vini”.