BELLUNO Sessantasei anni fa, mercoledì 8 agosto del 1956, al mattino, si verificò quello che è passato alla storia, purtroppo tragica, come “Il disastro di Marcinelle”: nella miniera di carbone belga di Bois du Cazier si sviluppò infatti un furioso incendio causato dalla combustione d’olio ad alta pressione, innescato da una scintilla elettrica; tutto l’impianto sotterraneo venne invaso dal fumo provocando la morte di ben 262 persone 136 delle quali erano immigrati italiani. Fra le vittime alla cui memoria il presidente della Repubblica ha conferito la medaglia d’oro al valor civile (il più giovane aveva solo 16 anni), anche il bellunese di Sedico, Dino Della Vecchia. Il sito Bois du Cazier da tempo dismesso, fa parte dei patrimoni storici dell’Unesco. L’8 agosto è anche “Giornata nazionale del sacrificio del lavoro nel mondo”, istituita per commemorare il sacrificio dei lavoratori italiani nel mondo e favorire l’informazione e la valorizzazione del contributo sociale, culturale ed economico recato con il proprio impegno dai concittadini operanti all’estero. Quella di Marcinelle – per numero di morti nella storia dei minatori italiani emigrati, è la terza più cruenta disgrazia dopo Monongah nel West Virginia (il 6 dicembre 1907 muoiono ufficialmente 361 persone nell’esplosione della miniera di carbone, ma i morti secondo alcune fonti sono oltre mille e gli italiani molti più dei 171 registrati) e Dawson nel Nuovo Messico (il 22 ottobre del 1913 si verificò un’esplosione che fece oltre 250 morti, di cui 146 immigrati italiani. Una seconda esplosione si verificò nel 1923, e i morti italiani furono una ventina) – è purtroppo solo una delle grandi tragedie dell’emigrazione italiana. Si piansero vittime italiane – tanti i bellunesi – anche a Mattmark dove il 30 agosto 1965 una spaventosa valanga di ghiaccio si staccò dall’Allalin e si abbatté sul cantiere della costruenda diga. Dopo la seconda guerra mondiale il Belgio si ritrovò con scarsa manodopera disponibile per l’industria e ciò fece aumentare la richiesta di lavoratori da impiegare soprattutto in miniera. In applicazione dell’accordo del 23 giugno 1946 si svilupparono ampi flussi migratori verso il Belgio e quello forse più importante fu l’italiano. Il pozzo numero 1 della miniera di Marcinelle era in funzione sin dal 1830 ed era purtroppo privo delle più elementari norme di sicurezza. Quel tragico giorno, l’allarme venne dato alle 8.25 da un minatore risalito in superficie. Alle 9.10 il pozzo di estrazione dell’aria era già inutilizzabile. I cavi delle gabbie di questo pozzo cedettero a poco a poco. Due lavoratori tentarono alle 9.30, senza equipaggiamento, di farsi strada attraverso un tunnel laterale ma il tentativo fallì. Il passo d’uomo venne allargato solo quattro ore e mezza più tardi e allora si scoprirono numerosi cadaveri. Una spedizione scese poi verso le 15 attraverso il primo pozzo e scoprì tre sopravvissuti. Gli ultimi tre furono scoperti più tardi, da un’altra spedizione. Si salvarono una decina di minatori soltanto. Resta da ricordare, a proposito di Marcinelle, che nel cinquantesimo della sciagura il comune di Mareno di Piave in collaborazione con il Consolato dei maestri del lavoro della Provincia di Treviso e di Mareno di Piave per onorare tutti i caduti di Marcinelle ed in particolare in concittadino Mario Piccin, aveva ufficialmente presentato il dvd che Sveva Murer (animatrice dell’Associazione Erma Museo Augusto Murer di Falcade) nipote di Augusto e figlia di Franco, ha realizzato con disegni del nonno esposti nella mostra in terra belga intitolata “Disegni di Miniera. Il Veneto in memoria di una tragedia del lavoro”.
NELLE FOTO (Wikipedia): immagini del “Disastro di Marcinelle”; il pozzo; un minatore; il monumento che ricorda il tragico evento; opere dello scomparso maestro Augusto Murer.