Sono soltanto due, ma “di peso”, i personaggi illustri citati nel libro “Ambiente, storia e cultura di Limana” che Biblioteca civica e Comune, col contributo della Regione, hanno fatto stampare da Castaldi di Feltre nell’aprile del 1995. Si tratta di Matteo Cesa, pittore, e di Pierio Valeriano Bolzanio, pievano. Ne riferiamo sintetizzando gli scritti rispettivamente di Claudio Sala e Giuliana Saretta che hanno dato il loro prezioso contributo (assieme a: Isidoro Barattin, Giuseppe Tormen E Adriano De Faveri, Calo Mondini e Aldo Villabrfuna, Luisa Alpago Nopvello, Corrado Ghezzo, Paolo Viel, Mauro Vedana, Raffaele Tormen, don Paolo Pescosta e don Aurelio Frezza, Giovanni Melanco ed Angela Fattore) per la realizzazione del pregevole volume di oltre 340 pagine, con fotografie di Roberto e Vittorio Bristot, Silvano Da Roit, Loris De Barba, Michele Talo, Stefano Trevisson, Raffaele Tormen e Mauro Vedana. MATTEO CESA. Sala ricorda che “Nativo di Cesa a pochi chilometri da Belluno, era figlio di un Donato pittore, che possiamo pensare frequentasse l’attiva bottega di Simon da Cusighe.Non si conoscono documenti probanti la data di nascita e di morte di Matteo, le uniche notizie ci sono fornite da documenti notarili coevi, dalle iscrizioni apposte ai suoi dipinti, da un codice del catasto dei beni della Confraternita di S. Maria dei Battuti di Belluno: ma ormai si è inclini a collocarlo in un arco temporale compreso tra il 1425 e il 1495”. Ed aggiunge: “E’ probabile che Matteo si formasse alla bottega paterna, bottega da dove uscivano opere di pittura e scultura, come era tipico del periodo”. Entrando nel merito dell’attività artistica del nostro, l’autore del capitolo spiega: “Le sue figure hanno una costruzione salda, un’ampia trattazione nei panneggi, i volumi sono torniti, semplificati, leggermente chiaroscuri. Non esistono documenti che attestino un contatto diretto con l’ambiente padovano e veneziano; ciò che egli coglie viene comunque filtrato attraverso il linguaggio ancora parzialmente gotico e provinciale. Ancora. “Le sue opere sono prive di sfondo paesaggistico, la sua ricerca prospettica si risolve nel disporre le figure di tre quarti o nel tracciare un muricciolo di fondo che limita lo spazio astratto dell’oro, su cui si inseriscono le figure disegnate con una linea che incide ed articolate in brillanti gamme cromatiche ove predominano i verdi, gli azzurri, le lacche rosse. Solo nelle opere della tarda maturità, l’arcaico schema del polittico scompare, per lasciare il posto a timidi tentativi di rappresentazione dello spazio architettonico, scevro però di profondità prospettica”. Viene quindi ricordato che Cesa tenne sicuramente una fiorente bottega a Belluno dalla quale uscirono opere di pittura e scultura che purtroppo sono andate in gran parte perdute ma di alcune, fortunatamente, rimane memoria negli scritti di studiosi e cultori dell’arte locale. Segue un elenco di opere autografe e attribuite: “Madonna in trono con Bambino tra l’arcangelo Michele e S. Gottardo” (Museo civico di Belluno); “Madonna in trono con bambino tra S. Lucia (Chiesa di S. Lucia a Cet); “Quattro disegni di testa femminile”, manoscritto datato 1458 (Biblioteca civica di Belluno); “Madonna in trono fra sei Santi e due putti musicanti” (Chiesa di Santo Stefano di Belluno); “Madonna in trono con Bambino tra i simboli degli Evangelisti”, forse parte centrale di un polittico perduto (Staatliche Museum di Berlino); “Madonna in trono con Bambino tra S. Andrea, S. Apollonia, S. Caterina e S. Francesco” e “Madonna in trono con Bambino tra un dottore della Chiesa, S. Martino, S. Lucano, S. Johatà” (stesso museo tedesco). A seguire quello delle opere perdute: “Sacra famiglia con S. Giovanni Battista” (Collezione Pagani Belluno); Frammento di pannello ligneo con donatore inginocchiato (Collezione Pagani); “Vergine con Bambino tra i simboli degli Evangelisti e quattro scene della vita di S. Nicola” (sacrestia della chiesa di Caleipo); “Madonna in trono con Bambino” (Canonica di Castellavazzo); affreschi di soggetto sconosciuto (oratorio di Cesa); “Madonna in trono con Bambino tra due Santi” (Chiesa di San Giacomo a Madeago; di questo trittico resta un disegno eseguito agli inizi del ‘900 da Elena Cantilena Zanussi);”Vergine con Bambino e S. Antonio abate, frammento di affreschi (Sagrogna); “Madonna con Bambino tra S. Pietro e S. Paolo” (San Pietro in Campo); “Crocifissione, Vergine con Bambino, Ultima Cena”, affreschi di chiesa non identificata di S. Virgilio, Infine: “Madonna con Bambino e nove scene della sua vita” tempera su tavola (Chiesa di Sargnano). PIERIO VALERIANO BOLZANIO. Wikipedia telegraficamente spiega chi fosse Giovanni Pietro Bolzani Dalle Fosse, meglio noto con gli pseudonimi di Pierio Valeriano, Bolzanio Pierio o semplicemente Valeriano: umanista, teologo e scrittore italiano nato a Belluno il 2 febbraio 1477 e morto a Padova nel 1558. Giuliano Saretta, nel libro di cui ci occupiamo, ne ha illustrato figura ed opere in modo esaustivo e decisamente interessante ricordano, fra l’altro che proprio negli anni più bui dell’invasione ad opera delle truppe austriache di Massimiliano di Asburgo, ad inizio ‘500, con requisizioni, distruzioni, saccheggi – Feltre fu addirittura rasa al suolo – sul finire del 1509, “Il Papa Giulio II assegnò il pievanato di Limana a Pierio Valeriano, nel gennaio 1510” dopo la rinuncia di pre Leronardo Ballarini, pievano fin dal 1489, in favore del nipote, figlio di sua sorella Domenica. Ma oltre che pievano, Pierio Valeriano (a Belluno una via nel centro porta il suo nome) “fu il più grande poeta e scrittore del rinascimento bellunese, un letterato di fama nazionale e internazionale (la sua opera maggiore, ‘Hieroglyphica”, in 58 libri fu pubblicata a Basilea nel 1556, poco prima della sua morte):membro di varie Accademie, notissimo negli ambienti culturali dell’epoca, fu autore di oepre innumerevoli sia in prosa che in versi”. Molto opportunamente, l’autrice non trascura di dire di: “un altro merito fi Valeriano, di aspetto molto più pratico. Spetta a lui l’onore, come racconta Luigi Alpago Novello ‘di avere fino dal 1532 introdotto prima a Belluno e poi nel territorio di tutte e tre le Venezie, coltivazione che press’a poco sono ancora quelle da lui stabilite”. Ma – conclude Giuliana Saretta – “Non dobbiamo stupirci della molteplicità di interessi di un grande umanista. Anche lo zio, Urbano Bolzanio, era un noto naturalista e botanico, che ancora in tarda età percorreva le ardue cime delle patrie montagne cercando piante e classificandole. Una sua opera, a detta di Pierio (purtroppo andata perduta) aveva come finalità il confronto tra i nomi dialettali delle piante e dei fiori locali con i nomi greci”.
NELLE FOTO (riproduzione dal libro “Ambiente, storia e cultura di Limana”, youtube.com, tripadviser, Wikipedia): l’abitato di Cesa di Limana; gruppo ligneo della chiesa bellunese di Santo Stefano; opera proveniente dalla chiesa di San Tiziano di Cirvoi: Madonna e Bambino con l’arcangelo Michele e a destra San Tiziano; uno dei lavori di Cesa finiti al museo di Berlino; ritratto di Pierio Valeriano; la sua opera più famosa; illustrazione dello stesso volume; le tombe di Pierio Valeriano (a destra) e di suo zio fra Urban Bolzanio nella basilica veneziana di Santa Maria dei Frari.