Il sappadino caduto eroicamente sul fronte russo il 22 agosto di 77 anni fa
Giovedì 22 agosto ricorre il settantasettesimo anniversario della eroica morte di Pietro Fasil, sappadino, classe 1921, deceduto ad Ansa di Werch Mamon, sul fronte russo, nel corso della prima battaglia difensiva del Don, dopo l’attacco sovietico del 20 agosto che aveva lo scopo di distogliere le forze tedesche dall’assedio di Stalingrado e rompere il fronte del Don tenuto dagli italiani. Sottotenente di complemento del 37. reggimento fanteria (alla sua memoria è stata intitolata la caserma degli alpini della brigata Julia di Sappada, che ospitava un centro addestramento reclute), Fasil era partito per la Russia il 10 giugno 1942. Così venne ricordato da padre Francesco Ivaldi, tenente cappellano militare dello stesso reggimento inquadrato nella divisione “Ravenna”, in una lettera ad un monsignore: “Qualche giorno prima di andare in linea, dopo essersi comunicato con un fervore di santo, mi disse: don Ivaldi, mi sento tanto felice che sarei contento di andarmene in cielo. Se ciò avverrà mi farai il piacere di avvertire immediatamente mons. Schiovon il quale a sua volta avvertirà tutti i miei cari. Il giorno22 agosto, dopo tre giorni di inaudito combattimento, dopo essere balzato 21 volte all’attacco di quota 220 (Don) dopo aver vuotato da solo una cassa di bombe a mano, balzava all’attacco con la pistola. Ma una raffica di mitra lo colpiva al petto; mortalmente ferito, conscio del suo stato si mise a pregare con le mani giunte sul petto e con gli occhi rivolti al cielo. Udita la notizia badai a lui e lo strinsi fra le braccia chiamandolo disperatamente. Mi riconobbe, baciò il Crocifisso, gli diedi l’ultima assoluzione e l’olio santo. Me lo strinsi al seno sino all’ultimo respiro e in nome di tutti i suoi cari e vostro, gli ricopersi la fronte di baci. Ebbi l’impressione di assistere al transito di un santo; lo coricai immediatamente nell’ambulanza e me lo portai a Filonovo ove riposa in pace nel cimitero di guerra. La sua tomba porta il numero 11 (il cimitero russo di Filonovo è ora un boschetto nel quale è stato realizzato un monumento-ricordo citato dal giornalista Pino Scaccia nel suo libro “Le ultime lettere dal fronte del Don”- ndr.). Mentre vi scrivo queste sconclusionate notizie, le lagrime mi riempiono gli occhi. La morte di Fasil è stata un lutto per tutto il Reggimento, ma nel mio cuore ha scavato un dolore incolmabile. Era il mio amico intimo, il mio conforto, il mio angelo buono. A tutti i suoi cari esprimete il mio più vivo dolore, Se avrò la grazia di ritornare non mancherò di venire personalmente a trovarvi e a raccontarvi tanti altri particolari che, nella luttuosa disgrazia, vi saranno di grande conforto. Sembra che il Fasil venga proposto per la medaglia d’oro. Perdonate il dolore che con questa mia vi ho arrecato, ma tale era la volontà dell’amato scomparso. Gradite, monsignore, i miei più cordiali saluti”. E questa la motivazione con la quale Pietro Fasil è stato insignito di medaglia d’oro al valor militare alla memoria (i suoi resti – come ricorda una ricerca di Emanuele D’Andrea, che ha realizzato nel 1993 il prezioso libretto “Le medaglie d’oro bellunesi al valor militare” – sono stati traslati nel 1993 dal cimitero di Filonovo, che ora è un boschetto, nel camposanto di Sappada): “Comandante di un caposaldo, perno di importante posizione difensiva, conteneva e batteva duramente l’avversario numericamente superiore. In tre giornate di cruenti combattimenti, nel corso dei quali il nemico gettava nella lotta le sue migliori forze per avere il sopravvento, dava prova di tenacia e di eccezionale valore, spesso ritto sulla sua trincea continuamente battuta da violentissimo fuoco e con un esiguo nucleo di valorosi opponeva epica resistenza. Nel terzo giorno, quando tutte le armi automatiche erano state ridotte al silenzio dalle artiglierie avversarie e le poche munizioni e bombe rimaste costituivano l’estrema riserva del caposaldo accerchiato, si lanciava con i pochi fanti superstiti ad impetuosi contrassalti. Ferito e caduto al suolo, si rialzava per sparare le ultime cartucce della pistola e si difendeva con le bombe a mano tolte ad un caduto. Colpito una seconda volta, con sforzo supremo, si lanciava contro un avversario che gli stava di fronte e cadeva confermando, col supremo sacrificio, il suo eroismo. Ansa di Werch Mamon, fronte russo, 20-22 agosto 1942”.
NELLE FOTO (Riproduzioni da D’Andrea e Wikipedia): il sappadino Pietro Fasil; fasi della”campagna di Russia” con soldati italiani in ritirata e prigionieri dei russi; il monumento nel cimitero di Filonovo; la copertina del libro di Pino Scaccia.