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BELLUNO Le buste paga di giugno saranno più pesanti per i lavoratori delle industrie metalmeccaniche, con aumenti del 6,9%, frutto degli adeguamenti salariali secondo l’indice inflazionistico IPCA previsti dal contratto collettivo nazionale dell’industria metalmeccanica. Nel dettaglio, l’aumento in busta paga sarà pari a 137,52 € per il livello C3 (Ex. 5° livello). “La maggior parte delle aziende del Bellunese – sottolinea il segretario della Fim Cisl Belluno Treviso Matteo Caregnato – si è comportata in maniera corretta, non assorbendo gli aumenti dovuti dai superminimi dei lavoratori. Tra le aziende che hanno dato il buon esempio spiccano Sest di Limana e Mel, Copeland Controls di Alpago e Mitsubishi, sempre di Alpago. Quest’ultima, con grande apprezzamento dei lavoratori e delle parti sindacali, ha addirittura riconosciuto uno 0,5% di aumento in più ai suoi dipendenti”. Purtroppo però non è stato così per tutti. Alcune imprese del territorio hanno infatti assorbito in parte o del tutto l’aumento contrattuale: Epta di Limana, Olis di Belluno, Polaris, Firex e Derigo Refigeration di Sedico. In sostanza, in tante situazioni in cui i lavoratori e le lavoratrici hanno una componente della propria retribuzione rappresentata da un superminimo, ovvero da una cifra contrattata con l’azienda e legata alla propria professionalità individuale, le aziende hanno optato – come prevede la normativa – per “scalare” l’aumento legato all’inflazione e previsto dal contratto nazionale proprio da quella cifra che è frutto della qualità riconosciuta del collaboratore o della collaboratrice. “Si tratta di scelte – afferma il sindacalista della Fim Mauro Zuglian – che risultano ancor più incomprensibili nelle aziende che hanno presentato bilanci floridi e positivi. L’assorbimento di superminimi legati al merito viene percepito come profondamente svilente della professionalità dei lavoratori, che di fatto perdono una quota di riconoscimento economico direttamente legata all’impegno e alla qualità del proprio lavoro. In questo modo si disincentiva l’impegno dei lavoratori minandone gravemente la coesione all’interno dell’azienda”. Ma non solo. “È un atteggiamento – aggiunge il segretario Caregnato – che allontana i lavoratori dall’azienda e li spinge a guardarsi intorno, a cambiare lavoro, e magari anche provincia, in un territorio che più di altri soffre proprio per la carenza di manodopera, come da anni denunciano gli imprenditori”. La Fim Belluno Treviso si schiera accanto ai lavoratori e alle lavoratrici mortificati da queste scelte aziendali, annunciando, su consultazione dei lavoratori, “una mobilitazione in opposizione a questi incomprensibili assorbimenti degli aumenti contrattuali”.
MATTEO CAREGNATO – FIM CISL BELLUNO
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