di RENATO BONA
Angelo Carlin di Salce, Giovani Tibolla di Marisiga, il parroco don Gioacchino Belli. Sono questi i benemeriti promotori-protagonisti, cinquant’anni fa, della nascita a Salce, ridente frazione bellunese, dell’Associazione parrocchiale per l’assistenza volontaria ad ammalati bisognosi, identificata con la semplice sigla Avaab poi ridotta ad Avab. In occasione del ventennale del sodalizio, il maestro Mario Dell’Eva, che fu tra i primi ad aderirvi, diede alle stampe con la bellunese tipografia Bongioanni, proprio nel ricordo degli ideatori e fondatori Carlin-Tibolla-Belli nonché dei presidenti (il primo fu proprio Tibolla, quindi Luigi Capraro poi Remigio Piccolin) e di tutti i soci deceduti, un libretto modesto nella forma ma preziosissimo nella sostanza perché ribadiva il detto di San Paolo: “E’ più bello dare che ricevere” ma soprattutto perché – lo scriveva proprio Dell’Eva – “… abbiamo voluto qualcosa di scritto che resti e documenti tale benemerita attività a favore della collettività”. Una pubblicazione – va detto – che viene data a tutte le famiglie della Parrocchia di San Bartolomeo perché – si legge – riteniamo giusto e doveroso che tutti si rendano conto della nostra esistenza, delle nostre possibilità di intervento e di tutte le attività che vengono svolte con dedizione, altruismo, entusiasmo e sacrificio personale”. E’ giusto anche ricordare che il volontariato si è tradotto in svariate migliaia di ore di assistenza, oltre a quelle prestate a favore degli anziani ispiri degli alloggi della Scuola materna, ricevendo – come si legge nel sito parrocchiale vari riconoscimenti: i più importanti il “Premio di Natale 1979” consegnato dalla famiglia Arrigoni in memori del dott. Enrico, ed il Premio della bontà “Papa Luciani” consegnato dal Vescovo mons. Ducoli il 6 febbraio 1983. Aggiungiamo che oggi, oltre agli scopi per i quali è nata l’Associazione, i volontari si dedicano anche alla pulizia dei locali delle Opere parrocchiali e all’assistenza di persone in difficoltà varie. Nel suo saluto con parole di profonda gratitudine, il parroco del tempo, don Tarcisio Piccolin scriveva fra l’altro di essere rimasto incantato di fronte alla realtà dell’Avab di Salce “che ho imparato a conoscere ed a ‘copiare’ già una dozzina d’anni fa quand’ero ancora a Cadola. Una delle ‘perle’, fra tutte una delle più belle, che ho trovato quando sono stato chiamato in questa Parrocchia”. Restando al libretto di Dell’Eva, non va trascurato, anzi, il capitolo “Profilo dei fondatori” in cui l’autore, ricorda i laici Carlin e Tibolla che “spinti ed animati da un comune spirito di altruismo di socialità vecchio stampo che sembrava quasi scomparsa, ebbero una tale idea filantropica, loro che per natura erano sempre inclini allo scherzo, al buon umore, e si rivolsero al parroco Gioacchino Belli trovando una porta spalancata”. ANGELO CARLIN. Nato a Salce nel 1905 lavorò fin da giovane nell’arte muraria. Nel 1935 allo scoppio della guerra d’Abissinia vennero convogliati nell’Africa orientale, oltre ai militari, anche lavoratori adibiti in particolare alla costruzione o sistemazione di strade. Carlin partì volontario. La permanenza fu più lunga del previsto causa la seconda guerra mondiale. Da prigioniero quasi libero venne adibito alla costruzione di una sontuosa residenza del Negus. Solo nel 1948, dopo 13 anni, il rimpatrio. Il nostro trovò lavoro alla Sade, poi Enel; ebbe tre figli e fu, fra l’altro, capofrazione, incarico che svolse con passione e scrupolo. Si spense a Salce il 24 novembre 1987. GIOVANNI TIBOLLA. Nato a Sedico nel 1913 da una famiglia non certo facoltosa, svolse il servizio militare a Belluno nel 5. Reggimento artiglieria da montagna e quindi ottenne di essere trasferito in Abissinia per essere vicino ad un compare di Montebelluna, fortemente preoccupato ed avvilito, “dimostrandosi animato da altruismo e cameratismo”; con la sconfitta del Negus giunse il momento del rimpatrio; venne poi esonerato nella seconda guerra in quanto mobilitato con le Ferrovie dello Stato. La sua famiglia era composta dalla moglie Marinella e dai figli Giorgio e Renata (quest’ultima cognata di chi stende queste note, in quanto sposa di Sandro Bona, mio fratello – ndr.). “Nani” fece parte del Gruppo di Salce dell’Associazione Alpini. Morì il 9 gennaio 1974, due anni dopo la costituzione dell’Avam. DON GIOACCHINO BELLI. Nacque a San Vito di Cadore nel 1921 da una famiglia numerosa che diede alla Chiesa lui ed il fratello Giovanni, missionario in Brasile. Dopo esperienze pastorali a Castion ed Auronzo fu parroco di Salce dal 1950 e per quasi 40 anni, fino alla scomparsa il 26 febbraio 1990. Dedicò molte energie al miglior funzionamento della Scuola materna e fu valido sostenitore dell’erezione di un monumento ai Caduti e della costruzione della Cappella cimiteriale con i loculi per ospitare le salme dei sacerdoti di Salce. Fu apprezzato docente di religione all’istituto commerciale “Calvi” e fece parte del Tribunale diocesano per l’istruttoria delle pratiche per annullamenti di matrimonio.
NELLE FOTO (sito della Parrocchia di Salce e riproduzioni dal libretto di Mario Dell’Eva): la copertina della pubblicazione; un disegno del campanile di Salce; Angelo Carlin; Giovanni Tibolla; don Gioacchino Belli; Luigi Capraro; Remigio Piccolin; vecchia foto-ricordo per i volontari assistenza ammalati di Salce; una panoramica della frazione con in primo piano la parrocchiale; volontari ad una cerimonia religiosa.