Se il dato verrà confermato, fino allo scorso 6 maggio le domande pervenute al Fondo di garanzia del Medio credito centrale da parte delle imprese venete per ottenere il mini finanziamento sino a 25 mila euro sono state 5.603, per un importo complessivo richiesto pari a 125 milioni di euro.
“Un flop clamoroso – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – se teniamo conto che nella nostra Regione sono ubicati circa 500 mila lavoratori autonomi, liberi professionisti e piccole e medie imprese che potenzialmente possono ricorrere per legge a questa misura, vuol dire che a distanza di un mese dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto liquidità solo l’1,1 per cento l’ha fatto. Praticamente nessuno, senza contare che registriamo una percentuale inferiore anche al dato medio nazionale che, il 6 maggio scorso, era dell’1,7 per cento”.
Sia chiaro, segnalano dalla CGIA, la responsabilità non è delle banche e nemmeno del Fondo di garanzia, anche se qualche istituto di credito non ha prestato una grandissima collaborazione, ma del fatto che lo strumento non interessa agli imprenditori.
Anche nel Veneto le piccole e micro imprese sono mediamente indebitate per 100 mila euro. Conclude Zabeo: “Come si può risollevare le sorti finanziarie di un impresa già fortemente esposta con le banche, chiedendole di indebitarsi ulteriormente ? L’unica soluzione, quindi, è dare a queste piccolissime attività contributi a fondo perduto. Altrimenti, tra qualche mese molte di queste attività saranno costrette a chiudere e a far aumentare a dismisura il numero dei disoccupati”.