Un minore su 5 in Veneto vive in contesti di povertà ed è a rischio di esclusione sociale. Anche se il Veneto è tra le regioni italiane ad alto reddito, con indici di abbandono scolastico tra i più bassi (10,5 per cento, in linea con i parametri europei) e tra le migliori per esiti scolastici in matematica e italiano, con un indice di rischio povertà per i minori inferiore a quello nazionale (21% contro il 33%), le opportunità di apprendimento e di successo scolastico e professionali non risultano uguali per tutti.
A indagare fenomeno e dinamiche della povertà educativa in Veneto è l’ultimo numero di Statistiche Flash, il mensile dell’Ufficio Statistica della Regione Veneto che sarà disponibile online nel sito www.regione.veneto.it a partire da giovedì.
Ad influire alle opportunità di crescita di bambini e ragazzi sono le famiglie, il loro status sociale, ma anche la scuola e le offerte educative che la ‘comunità’ allargata al contesto sociale possono offrire loro.
L’influenza della famiglia appare determinante – nell’analisi di Statistiche Flash – sulle possibilità di successo scolastico: il 69 per cento dei ragazzi con un profilo sociale elevato ottengono ‘distinto’ o ‘ottimo’ all’esame di licenza media, a fronte del 53 per cento dei ragazzi che provengono da contesti più bassi. L’estrazione sociale del nucleo di appartenenza condiziona la scelta post-obbligo (tra licei e istituti tecnici e professionali) e crea un vero e proprio divario dopo le superiori: l’85 per cento dei figli di famiglie di profilo sociale elevato si iscrive all’università, percentuale quasi doppia rispetto al 46 per cento dei nuclei meno abbienti.
Il report statistico di novembre evidenzia che 7 minori su 10 in Veneto leggono meno di tre libri l’anno, 42 su 100 non fanno sport, 94 su 100 usano la rete e le nuove tecnologie con regolarità e 82 su 100 sono online tutti i giorni, superando la media nazionale (76,4%).
Ragazzi veneti, quindi, iperconnessi, ma anche più propensi dei loro coetanei ad impegnarsi nell’associazionismo e nel volontariato: il 17,3 per cento è attivo in gruppi ed esperienza associative, a fronte di un livello medio nazionale del 12 per cento.
“La famiglia d’origine influisce nel percorso educativo dei giovani –commenta l’assessore al sociale Manuela Lanzarin – per questo il piano regionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, messo a punto da questa amministrazione e ora in fase di attuazione, riserva all’infanzia (3-11 anni) un’attenzione particolare per migliorare i contesti di crescita promuovendo alcuni interventi specifici per spezzare il circolo vizioso della povertà educativa, che tende a tramandarsi dai genitori ai figli. Abbandono scolastico e titoli di bassa qualifica sono uno degli indicatori della carenza di opportunità di crescita, ma non sono gli unici. Preoccupano anche la povertà di stimoli culturali, la scarsa propensione alla lettura e alla vita sociale, la dipendenza dal web, le poche esperienze di socialità e condivisione”.
Iliano regionale contro le povertà riserva 500 mila euro ad interventi per migliorare gli ambiti di crescita di bambini e ragazzi, sostenendo le iniziative territoriali volte a creare ludoteche, doposcuola, centri estivi, attività sportive, laboratori e attività culturali, nonché attività e servizi di sostegno alla genitorialità. “Ci sono evidenze scientifiche – ricorda l’assessore – che la partecipazione dei bambini sin dalla prima infanzia a servizi educativi aiuta lo sviluppo della personalità e le probabilità di successo scolastico”
“L’incontro con gli altri, le relazioni, le esperienze di gruppo e di cittadinanza attiva sono fattori primari di crescita ed educazione alla socialità ed antidoto naturale all’esclusione sociale e all’impoverimento culturale – dichiara l’assessore –Per questo la Regione Veneto, oltre che nelle politiche per la prima infanzia, è tornata ad investire anche nelle politiche giovanili: promuovere e sostenere le reti di animazione territoriale, i progetti giovani e il servizio civile, finanziare alcuni progetti sperimentali territoriali, come ‘Dietro le quinte (laboratori creativi e teatrali per sensibilizzare al tema della disabilità e dell’inclusione), in un’ottica di prevenzione e di proposta educativa, significa aiutare adolescenti e giovani a sviluppare le proprie capacità, ad avere più stima in se stessi e a saper cogliere in modo sano le opportunità della vita”.