BELLUNO Cinquecento kg di dinamite per il cemento armato e 180 kg per sollevare l’acqua, 30 kg di semtex per gli stralli, 5.000 m di micce detonanti per il cemento e l’acqua, 3.000.000 di litri d’acqua sollevata, 1.5 km di vasche, 30.000 litri di acqua per 12 idranti e 6 cannon fog, 3.000 persone evacuate. Non stiamo parlando di una ricetta culinaria, ma dei numeri che hanno portato alla demolizione del ponte Morandi di Genova, avvenuta il 28 giugno del 2019 ad opera di Danilo Coppe e del suo staff. E proprio Danilo Coppe, geominerario esplosivista, laureato in Scienze Criminologiche e della Sicurezza ed esperto di blasting engineering con oltre 700 interventi di esplosivistica civile documentati, è stato il protagonista della videconferenza “esplosiva” organizzata dal Rotary Club Belluno nella serata di giovedì 12 giugno. Parmigiano, ma con origini anche venete e orgoglioso – come da lui più volte sottolineato – di essersi diplomato all’Istituto minerario “Follador” di Agordo (Belluno), Coppe ha una carriera quasi quarantennale. Fondatore e progettista della SIAG srl di Parma (azienda italiana leader nelle demolizioni con esplosivi), oltre che fondatore e presidente dell’Istituto Ricerche Esplosivistiche, Coppe si occupa di esplosioni controllate di torri, palazzi, acquedotti, ponti, campanili, “eco-mostri”, operando in situazioni delicate e decisive come ilbrillamento del ponte Morandi a Genova, ma anche portando avanti un lavoro di ricerca e di indagini investigative. Un esempio: l’ultima perizia sugli esplosivi utilizzati per la strage di Bologna. E proprio in occasione del conviviale del Rotary Club di Belluno ha raccontato di come, assieme al suo staff, ha demolito il ponte Morandi. «Un abbattimento non certo semplice – ha messo in evidenza Coppe – e con il quale abbiamo dovuto risolvere diverse “rogne”». Dieci “rogne” per essere precisi: dalle dimensioni notevoli del ponte alla class action di una parte di cittadini genovesi, che supponevano che la struttura prossima all’abbattimento fosse potenzialmente pericolosa perché contenente amianto con particelle di ofiolite e crisolito, per non parlare della polvere che si sarebbe alzata; dal viadotto della A7, dove erano stati ancorati gli stalli nuovi alla presenza dell’elicoidale; dal rispetto delle scadenze in programma alla alta temperatura del mese di giugno, che stava creando dei problemi con la dinamite esposta al sole; dalle interferenze con le altre maestranze al fattore tempo, con la piramide degli intervalli al momento dell’esplosione. «Per non parlare – ha continuato Coppe – dello stress mediatico». A metterci la faccia infatti è stato proprio Danilo Coppe. Così titolava la prima pagina del “Resto del Carlino” il giorno in cui era stata programmata la demolizione: “Faccio saltare il ponte. Mister dinamite stamattina abbatte il moncone del Morandi. Sei secondi e sparirà”. «Tanti mi chiedono cosa ho provato il minuto prima di azionare il famoso pulsante – ha concluso Coppe – Assolutamente nulla rispondo, perché la concentrazione che devi avere per calcolare la piramide del tempo dev’essere totale, altrimenti se uno si facesse prendere dall’emozione non potrebbe gestire l’operazione».
Il conviviale si è concluso con il tradizionale rintocco della campana da parte del presidente del Rotary Club di Belluno, Felice Gaiardo, e con l’omaggio a Danilo Coppe della pubblicazione “Belluno la città splendente”.