di Renato Bona
Nel libro “Il lavoro nelle Valli del Piave e del Vajont prima del 9 ottobre 1963, realizzato nel 2008 (Grafiche Longaronesi) dalla longaronese trapiantata a Belluno Elda Deon Cardin, c’è un capitolo dedicato alle attività commerciali che si apre con la riproduzione di una cartolina postale con intestazione della “Premiata Fabbrica Biscotti Fratelli De Biasio Longarone”, accompagnata da questa didascalia: “La Fabbrica venne fondata nel 1986 da Pietro De Biasio, originario di Rocca Pietore (1871-1930). Dopo la morte del fondatore continuarono l’attività i figli Giuseppe, Renato, Giovanni e Norma. Nel 1963 vi lavoravano ancora tre dipendenti fra cui il capo pasticciere Luigi Pozzobon, oltre ai quattro proprietari, tre dei quali periti nella sciagura del 9 ottobre 1963”. A questa immagine è accostata quella (foto P. Breveglieri, collezione Giuseppe De Col) che propone: “Longarone, via principale”. Elda Deon Cardin scrive in proposito: “Racconta Giacomo De Biasio, figlio di Renato e di Annie Solari, che il dottor Francesco Pesce, durante il periodo della sua condotta nel Comune di Longarone, consigliava alle mamme che svezzavano i loro piccoli di sbriciolare nel latte i biscotti ‘Pisa’ prodotti dalla Pasticceria De Biasio”. Altra cartolina postale, quella di “Giov. Plattner – Longarone” sotto la cui riproduzione Eliana Olivotto esalta (da “La montagna è una fiaba” pubblicato su “Spillini” 2008): “Un po’ discosta, si faceva ammirare la preziosa signora del luogo; una macchina da cucire che vanta una linea sinuosa, decori dorati e intarsi in madreperla…”. Altra curiosità la precisazione che “All’Emporio Specialità abbiamo di tutto: dall’ago al milione ma non domandatemi soldi!” come era solito dire il proprietario nel cui negozio erano disponibili macchine per cucire, ferramenta, rami, ottonami, chioderia, broccami, stufe e cucine economiche, articoli per latterie, per segherie e boscaioli, casalinghi, specchi, vetri, utensili da fabbro e falegname, olii, colori, vernici, insetticidi. Tocca a Pomponio Borgo, nato nel 1842, che – secondo il racconto di Alberto De Pra – fu fervente patriota assieme a Giocondo Protti durante i moti bellunesi del 1864, tanto da essere incarcerato dagli austriaci nella stessa cella di Lorenzo Fiorin, riuscendo a riconquistare la libertà solamente nel 1866. La famiglia Borgo aveva nella piazza principale di Longarone l’esercizio commerciale nato nel 1878 con la denominazione “Vincenzo e Pomponio Fratelli Borgo”, condotto dalla fine degli anni Settanta e fino al 1916 dal solo Pomponio. Si occupava della vendita al minuto di coloniali, con clienti anche di Erto e Claut. Un secondo negozio – colpito dal tragico incendio del 12 maggio 1900, operava in quel di Forno di Zoldo. La ditta inoltre commerciava all’ingrosso prodotti caseari che piazzava nelle principali città italiane. Pomponio fu varie volte consigliere comunale e della Camera di commercio di Belluno. Sposato con Amalia, figlia del medico condotto di Longarone Giacomo Tissi, ebbero 7 figli alcuni dei quali collaborarono nell’attività paterna. Borgo, che si è spento a Longarone il 6 aprile 1927, è sepolto nella tomba di famiglia a Pirago. L’immagine accostata a questa figura (Breveglieri edit. Belluno, collezione Alberto De Pra) è la riproduzione di una cartolina che ricorda proprio il famoso incendio di Forno di Zoldo. Seguono la riproduzione di una cartolina postale e una veduta di Longarone, estate 1904 (foto Castellani Belluno, collezione Alberto De Pra): sul poggiolo di casa Borgo al centro il capofamiglia Pomponio e a sinistra la moglie Amalia Tissi; a destra, nell’ordine, i figli Mario e Corinna con il figlio Italo Doriguzzi, sulla soglia del negozio, si affacciano i commessi. Siamo al longaronese esperto di orticoltura Giovanni Maria Fagarazzi la cui famiglia, proveniente da Venezia, “godeva di una discreta agiatezza”. A Longarone, sposò Enrichetta Celotta appartenente ad una nota famiglia della zona “che si distinse durante i moti risorgimentali del 1848”. Ebbero 6 figli ed il primogenito, Giovanni Maria, cui fu dato il nome del nonno paterno, fu un convinto patriota. Dopo l’annessione del Veneto al Regno Sabaudo si occupò di agricoltura interessandosi, fra l’altro dei gradoni che dominano Longarone: i cosiddetti “murazzi”. Anche in questo caso viene proposta una cartolina postale con questa dicitura: “Il negozio di generi alimentari Fagarazzi era gestito dai fratelli Giacinto e Giuseppe con alle dipendenze altri due ‘Bepi’: Bratti e Rossi, a cui è subentrato successivamente un altro’Bepi’: Sacchet”. Concludiamo con la cartolina postale dell’Unione Cooperativa di Consumo di Longarone, e con l’immagine di Piazza Gonzaga (foto P. Breveglieri, cartolina viaggiata 10 agosto 1911, collezione Elda Deon Cardin) sotto la quale è scritto: “Il palazzo Nobis al centro della cartolina, era la sede dell’Unione Cooperativa di Consumo, attività fondata il 29 luglio 1919. Segue l’ennesima cartolina postale, della “Bez Costantino & Comp.” negozianti , indirizzata al sindaco di Zoppè. Da ultimo, la riproduzione della “dichiarazione dell’atto di costituzione dell’Unione Cooperativa di Consumo di Longarone (anno 1919)”.
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