BELLUNO Dopo i primi tre casi trattati sabato, continua, in Ulss Dolomiti, la terapia contro il covid attraverso l’uso dei monoclonali. I risultati sono soddisfacenti. Ne parliamo col direttore delle Malattie Infettive, Renzo Scaggiante.
Dottor Scaggiante, cosa sono i monoclonali? I monoclonali sono anticorpi IgG1 che neutralizzano la proteina spike di SARS-CoV-2, impedendone il legame con il recettore ACE2, prevenendo così il successivo ingresso virale nelle cellule umane e di conseguenza la replicazione virale.
Per quali pazienti è indicato l’utilizzo? Si tratta di pazienti positivi da meno 10 giorni, meglio se entro i primi 5gg e che per la loro situazione di base si trovano a rischio di progressione e ricovero (diabetici scompensati, grandi obesi, nefropatici in dialisi, cardiopatici, pneumopatici cronici, neoplastici e pazienti in trattamento immunosopressivo)
Come avviene la somministrazione? La somministrazione avviene per via endovenosa della durata di un’ora con una successiva ora di monitoraggio visto che il farmaco ad oggi non ha ancora ricevuto la autorizzazione definitiva da EMA
Come vi siete coordinati con la medicina di famiglia? L’Unità operativa di Malattie Infettive ha attivato una mail ad hoc, attiva 7 giorni su 7, a cui i medici di Famiglia, le USCA, Le Centrali Operative Territoriali possono inviare la richiesta di valutazione infettivologa urgente per candidare il paziente in cura all’uso dei monoclonali. Anche ieri c’è stata una riunione per affinare il percorso di presa in carico, trovando la massima collaborazione della medicina di famiglia.
Quante dosi sono state somministrate in Ulss Dolomiti e quante sono disponibili? Ad oggi siamo arrivati alla settima somministrazione, nel frattempo da AIFA sono arrivate altre fiale che ci permettono di continuare la somministrazione senza tralasciare nessuno che abbia indicazione al trattamento.
Che tipo di pazienti sono stati trattati e come stanno? I sette pazienti trattati in questi giorni sono 6 maschi e 1 donna, tutti con patologie concomitanti a rischio di progressione COVID. Le età di questi pazienti vanno da 41 a 84 anni ( nel dettaglio 41, 56, 62, 70,77,79,84 anni). Ad oggi stanno tutti bene, non abbiamo notizie di peggioramenti clinici.
Quali sono i vantaggi per il paziente? Il paziente terminata la somministrazione ed il monitoraggio può ritornare a domicilio per continuare l’isolamento fino alla negativizzazione del tampone ed alla ripresa delle normali attività.