di Mirko Mezzacasa
GOSALDO Sono tornato a Mori, avevo un appuntamento con Ercole e Sandra, me l’ero appuntato questa estate “Prima dell’anniversario del 29 ottobre arrivo a mangiare le castagne calde”. Già arrivare a Rivamonte salendo da Ponte Alto è un’impresa, A Conedera, Roste, Le Miotte… la strada è tutto un su e giù, pezzi di asfalto rattoppato, fessure sulle corsie, sbarramenti, new jersey in cemento, alberi sradicati su ambo i lati a mai rialzati, ceppaie al vento e via dicendo, ormai una norma per chi viaggia nell’Agordino. Prendo la strada per Renon, gran parte di quei meravigliosi faggi sono ancora a terra e le radici sempre rivolte verso il cielo. Mancano dei pezzi di strada e non è stato messo nemmeno un cartello decente, una transenna, piuttosto un paletto in legno regalato dagli schianti di Vaia con uno sbiadito nastro biancorosso. I privati sono intervenuti dove hanno potuto, spaccandosi la schiena e lasciando intravvedere qualche spunto di rinascita. Mi dicono che anche i servizi forestali nei giorni scorsi (giorni non mesi), nei giorni scorsi sono saliti fin lassù per spostare alcune piante pericolanti, le hanno fatte a pezzi e abbandonate lì a bordo strada o poco lontano, chi verrà vedrà. Lascio la strada per il “centro” di Renon e mi dirigo a Mori. Qui non puoi lasciare il volante è pericoloso. Un versante in frana sopra Stalliviere richiama alla realtà “Attento – mi aveva ammonito Ercole – guarda che lì passi a lico-lico”, infatti. Ma non faccio nemmeno in tempo a prendere paura, la strada è coperta di foglie perché è arrivato un altro autunno, le foglie coprono i buchi dell’asfalto, coprono le fessure, coprono il pericolo. Ma se guardo più giù risale la pelle d’oca, il versante è in frana, le piante accatastate, i sassi pronti a rotolare e non è ancora piovuto come piove in questa stagione. Raggiungo finalmente Mori e trovo due persone: Ercole e Sandra. E tutti gli altri? “Gli altri quali – mi risponde Ercole sorridendo mentre si assesta le bretelle – qui ci siamo solo noi, gli altri sono quelli delle seconde case, i figli che hanno perso genitori e parenti e ogni tanto tornano. Noi qui siamo soli, ma è comunque il nostro paradiso”. Ci vuole coraggio a chiamarlo paradiso, sotto c’è una frana in movimento a pochi metri dall’abitazione, il tetto è sicuramente da rifare perché Vaia ha lasciato il segno e poi c’è quella strada in discesa che quando piove mena acqua come un torrente. “Te lo ricordi quel torrente – mi dice Ercole – quello dello scorso anno? Mi ero lamentato perché il tombino è insufficiente, per questo l’acqua ha preso la strada del garage, è andata giù per gli scalini, è passata attraverso la proprietà e ha generato quella frana”. Quella frana è sempre quella. Terra nera che fa paura, piante sradicate e i soliti sassi in bilico, esattamente come un anno fa. “Erano venuti anche da giù dalla pianura – precisa Ercole – mi avevano detto di stare tranquillo che qualche cosa avrebbero fatto, non si può mica pretendere lo faccia il Comune che soldi non ne ha neanche per i fazzoletti per asciugare le lacrime. Ho aspettato con la moca pronta per fare il caffè…non ho più visto nessuno”. Sandra guarda, non sorride come invece cerca di fare il marito per sdrammatizzare, è preoccupata perché sa che a novembre quassù piove se non nevica che è ancora peggio quando le neve si scioglie improvvisamente con lo scirocco. Sandra è di Varese ha casa laggiù tra le comodità della città, ma non molla. Ercole e Mori è il suo mondo e finché gira questo mondo la vedo dura a convincerla a scendere da lassù. “Mi preoccupa di più il fatto che dobbiamo scendere ogni settimana a Feltre – mi confessa Sandra con emozione – sia io che Ercole, invalidi al 100 per cento, siamo sotto cure chemioterapiche all’ospedale di Feltre, facciamo la strada per Renon, Rivamonte e Feltre ogni volta con il fiato in gola. Passiamo sopra la frana di Stalliviere (sotto c’è la sede Auser Col Bel di Tiser ndr.), passiamo tra gli schianti, superiamo i tratti senza guard rail e appena possiamo torniamo a casa”. Questo però schianta me, mi schianta come i faggi che ho appena fotografato. Accendo la telecamera cercando di pensare ad altro e inizio a girare e poi mi chiedo: perchè? Tanto le immagini e i commenti sono gli stessi di un anno fa.
MORI A RENON DI GOSALDO 18 OTTOBRE 2019 di Mirko Mezzacasa
DA MORI A TISER… PASSANDO PER IL “CENTRO” DI RENON TRA FRANE “PALETTI”, FAGGI SCHIANTATI E ASSENZA DI PROTEZIONI
DA TISER A STALLIVIERE, PASSANDO SOTTO ALLA FRANA
UN ANNO FA, COSI’ RACCONTAVAMO LA STORIA DI ERCOLE E SANDRA SENTENDO ANCHE IL SINDACO GIOCONDO DALLE FESTE
SI PUO’ VIVERE COSI? NOTTI INSONNI A CAVALLO DELLO SMOTTAMENTO di Mirko Mezzacasa