Voluta dal vescovo di Belluno-Feltre, Renato Marangoni. Ne illustra l’impegno pastorale, civile e morale – Un Comitato per la sua canonizzazione
BELLUNO Mostra fotografica – voluta dal vescovo di Belluno-Feltre monsignor Renato Marangoni e patrocinata dai Comuni di Lamon, Sovramonte, Fonzaso e Feltre e dall’Associazione Bellunesi nel mondo – “Per il 60. anniversario di mons. Antonio Slongo 1958-2018. La sua vita a Faller e a Lamon il suo impegno pastorale, civile e morale in particolare nella 1. e 2. Guerra mondiale”. E’ allestita fino a sabato 25 maggio nella sede del Liceo Lollino scuola paritaria nella piazzetta Santa Maria dei Battuti di Belluno, ed è visitabile, liberamente, tutti i giorni dalle 8 alle 19.
Una serie di pannelli esposti nel chiostro del “Lollino” illustra con testi ed immagini le tappe significative della vita e dell’opera di questo splendido pastore d’anime per la cui canonizzazione si è costituito con atto notarile il 2 febbraio del 2016 un apposito comitato che, guidato dal nipote del monsignore, Tarcisio Slongo, si prefigge di raccogliere documenti e testimonianze per collaborare con la chiesa locale al fine di istruire l’iter necessario all’avvio del processo, e di promuovere iniziative che consentano di divulgare la conoscenza della vita e della spiritualità di mons. Antonio Slongo. La presentazione della mostra – intervallata dalla lettura di brani del diario di Slongo, oltre che da testimonianze di emigranti, soldati, vescovi e gente di varia estrazione sociale – è stata fatta dal preside del liceo Lollino, don Elio Larese, canonico della Cattedrale di Belluno, e da don Giacomo Mazzorana, anch’egli canonico della cattedrale nonché direttore dell’Ufficio Beni culturali e arte sacra e del Museo diocesano di arte sacra.
La mostra – è stato detto – “mette in primo piano un racconto che spazia dall’impegno quotidiano di monsignor Slongo per sostenere i più poveri, agli episodi in cui, pur in pericolo di morte, difese la vita di un intero paese dall’incendio e la popolazione di Lamon dalle rappresaglie tedesche nel corso della seconda guerra mondiale. E ancor prima, nel novembre 1917, da chierico, il suo intervento decisivo per portare in salvo la terza Compagnia del Btg. Tagliamento sfuggita alla cattura tedesca dopo la disfatta di Caporetto: da Faller al Monte Grappa la notte prima che il Feltrino fosse invaso dalle truppe austroungariche”.
Il settimanale diocesano “L’Amico del Popolo” nella cronaca della cerimonia inaugurale, ha evidenziato che “Monsignor Antonio Slongo, un’instancabile e coraggiosa figura sempre pronta a lavorare per la sua comunità. ha lasciato un’impronta non indifferente in quanti lo hanno conosciuto” . Il nipote Tarcisio ha affermato che “Fu un sacerdote dalle virtù eroiche che non dimenticò mai di sostenere i più poveri e gli indifesi”. Don Larese dal canto suo – sempre da “L’Amico del Popolo” – ha sostenuto che “Il vescovo ha desiderato che questa mostra, dopo essere stata portata in diverse località della provincia, trovasse collocazione negli spazi della scuola”, mentre don Mazzorana ha illustrato agli studenti i contenuti dell’esposizione ricordando fra l’altro che monsignor Slongo “si formò proprio qui al Lollino (una sua foto nel chiostro rinascimentale della scuola). Dopo Caporetto, si trasferì a Padova, dove si laureò con lode. La sua passione per la cultura emerse in tantissime occasioni: basti pensare che dedicò uno studio al calice del Diacono Orso, conservato al Museo diocesano di arte sacra di Feltre. Il più antico calice eucaristico dell’Occidente”. Il relatore non ha trascurato di citare “il coraggio dimostrato da monsignor Slongo durante la guerra e la sua personalità, mai chiusa in se stessa e sempre pronta ad aprirsi agli altri, soprattutto ai più poveri… Slongo fu una persona appassionata della pace… Dal 14 ottobre al 17 novembre del 1940 fu incarcerato a Baldenich, soltanto perché, durante una predica del 6 ottobre di quell’anno, aveva pregato la Madonna invocando e difendendo la pace. Il suo discorso fu ascoltato dai fascisti, che lo accusarono di andare contro il regime e di essere un disfattista”. Infine ha ricordato che “Medaglia d’argento al valor militare, monsignor Slongo fa emergere nel suo diario una personalità biblica. Trovava forza proprio nella Bibbia, soprattutto in San Paolo”.
Concludiamo questa rivisitazione della figura di Slongo, uno dei sacerdoti tra i più eminenti della provincia nella prima metà del ‘900, ricordando che era nato a Faller di Sovramonte in provincia di Belluno il 19 ottobre 1897; fu ordinato sacerdote nel 1920; l’anno successivo si laureò in teologia all’Università di Padova; è stato curato a Foen e insegnante in Seminario; prestò il suo servizio a Lamon per 35 anni, dal 1923 al 1958 fino alla morte, il 19 settembre 1958 quando era canonico onorario della cattedrale di Feltre e assistente al soglio pontificio.
NELLE FOTO (Renato Bona): riproduzioni dai pannelli della Mostra, con monsignor Antonio Slongo, e tappe significative della sua intensa vita di pastore d’anime; l’immagine del grande gruppo che compare nella locandina con l’annuncio della rassegna; i relatori don Mazzorana e don Larese ed il nipote del monsignore, che presiede il comitato per la canonizzazione.