BELLUNO Nell’ambito di “Mussoi in festa” recentemente promossa per raccogliere fondi da devolvere all’associazione di volontariato “Insieme si può…” di Belluno, fra le tante qualificanti iniziative proposte dagli organizzatori c’è stata l’inaugurazione della restaurata pala d’altare della chiesetta dei santi Filippo e Giacomo, dove il gruppo vocale Crystal Tears ha tenuto un concerto diretto dal maestro Paolo Fornasier. L’occasione è propizia per soffermarci brevemente su questo edificio sacro, sulla scorta del volume realizzato da Vincenzo Caputo (cenni architettonici di Roberto Reolon) “Belluno. Uno sguardo a centoquindici chiese” edito nel novembre 2012 dall’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali presieduto dal prof. don Sergio Sacco, e stampato dalla bellunese tipografia Piave. Vi si ricorda infatti: “Chiesa del secolo XVI, forse costruita su una precedente più antica, è situata nei pressi della demolita casa dei Cappellari, famiglia che ha dato i natali a Mauro, divenuto Papa Gregorio XVI (1831-1846). La pala dell’altare ha una tela rappresentante la Vergine e Bimbo in trono affiancata da Giovanni Battista e San Rocco (sec. XVI), la parete di sinistra ha due dipinti: l’Assunzione della Vergine e Sant’Antonio da Padova. Nella parete di destra un affresco che raffigura San Giorgio che libera la principessa dal drago (sec. XVI) e altri resti di affreschi della stessa epoca. Anche il soffitto a vela è dipinto con immagini varie”. Per quanto riguarda i cenni architettonici, Reolon spiega che “La chiesetta è caratterizzata da una forma rettangolare con piccola abside sul lato orientale, da una porta principale con soprastante piccolo rosone, e da una porta laterale con un rosone strombato in pietra; questi pochi elementi molto ben proporzionati donano all’edificio una gradevole composizione architettonica”. E aggiunge: “I due piccoli rosoni costituiscono l’unica fonte di luce della chiesa”. Un altro elemento di pregio – sempre secondo Reolon – è rappresentato dalla cella campanaria posta sul colmo del tetto, sopra il timpano, formata da quattro snelli pilastrini dell’ordine dorico che sorreggono un elaborato cornicione quadrangolare con soprastante cuspide sferica con pigna in pietra. E conclude: “Si intravede nella cella campanaria il tradizionale telaio ligneo controventato per il sostegno dell’unica campana”. Nel sito dell’Archivio storico del Comune di Belluno si può leggere: “Documentata già dal XIV secolo, dopo il ritorno di Belluno sotto il dominio di Venezia nel 1420, attuato dal generale Filippo Arcelli, la chiesa dedicata all’omonimo santo divenne meta fissa di una processione annuale che i rettori veneti con grande pompa effettuavano il primo maggio di ogni anno. All’interno, che dimostra l’urgenza di un radicale intervento di recupero, affreschi frammentari cinquecenteschi e dipinti dal XVI al XVIII secolo. Numerose epigrafi ricordano le tappe della vita ecclesiastica di fra Mauro Cappellari, divenuto poi papa Gregorio XVI (1765-1846), nato in un contiguo edificio abbattuto alla fine degli anni ’60. Nella chiesa Gregorio XVI volle che vi fossero sepolti i genitori”. Su Il Gazzettino del 2 marzo 2009, Loredana Losso, in occasione dell’inaugurazione di una porta di cristallo donata dal Lions club per celebrare il proprio cinquantesimo di attività, dopo aver ricordato che fu l’architetto Francesco Palma a scoprire la chiesetta, abbandonata e degradata a semplice ricovero, specificava che: “Grazie alla sensibilità di padre Mario, allora parroco di Mussoi, e all’opera di alcuni volontari, la costruzione fu sgomberata e si cominciò a progettarne il recupero. Edificata nel 1390, per opera della confraternita dei Battuti, la chiesetta costituì per secoli l’unico riferimento religioso per gli abitanti della zona. Dal 1420 ogni anno, il primo maggio, i rettori di Venezia vi facevano pellegrinaggio. Fu il primo papa bellunese Gregorio XVI, nato nell’edificio contiguo, a dare ulteriore importanza al sito, scegliendolo come tomba dei genitori e provvedendo ad una rendita per farvi celebrare la messa domenicale per molti anni a venire… Sulla parete destra è raffigurato San Giorgio nell’atto di trafiggere il drago e su quella sopra la porta minore, la messa di Bolsena. Di seguito, sulla prima campata, sono ritratti lo Spirito Santo e i Dottori della Chiesa latina, mentre, sulla seconda, trova posto un’immagine ieratica dell’Eterno. Sugli affreschi laterali, del XVI secolo, sono evidenti i segni degli scalpelli che, all’epoca della peste, furono utilizzati per permettere di intonacare le pareti con la calce e renderle più salubri…”.
NELLE FOTO: (Archivio storico del Comune di Belluno, riproduzione dal libro di Vincenzo Caputo, Word.press e Corriere delle Alpi): la chiesetta dei santi Filippo e Giacomo apostoli a Mussoi di Belluno (inserita nell’Itinerario gregoriano); la pala d’altare recentemente restaurata; una delle opere d’arte all’interno dell’edificio sacro.