di RENATO BONA
FELTRE “Un feltrino contro il banditismo”. Sotto questo titolo, Stefania Lucentini ricordava nel numero 4 dell’aprile 1999, del mensile Filò fondato e diretto dal bellunese Ivano Pocchiesa Cno, l’invio in Sicilia a capo del Comando forze repressione banditismo, composto da carabinieri e uomini della polizia, di Ugo Luca, colonnello della Benemerita, nativo di Feltre, città della quale, dopo i successi nella lotta per la repressione del banditismo e congedatosi dall’Arma con il grado di generale di divisione – era il 1962 – divenne sindaco, ottenendo il maggior numero di preferenze (967) con la lista della Democrazia Cristiana. Ricordava, Lucentini, che il 24 agosto 1949 il presidente del consiglio Alcide De Gasperi “seguito a passo dal fedele segretario Cingolani”, era in visita agli importanti lavori in corso nei cantieri della Sade a Soverzene e a Sottocastello (in provincia di Belluno – ndr.) ma era anche perfettamente al corrente e convinto delle decisioni che al ministero dell’Interno stavano per essere assunte”. Lo storico Paolo Conte ha pubblicato anni fasu “L’Amico del Popolo”, settimanale della Diocesi di Belluno-Feltre un altro particolare di quella venuta di De Gasperi nel Bellunese: la visita segreta che fece al convento dei frati di Mussoi dove incontrò il vescovo di Trieste e Capodistria monsignor Antonio Santin. per discutere della situazione di Trieste che era stata occupata dalle truppe del leader slavo Tito. Ma torniamo ai lavori di Romaì; il ministro Mario Scelba, il sottosegretario Marazza, il capo della polizia, il comandante generale dell’arma dei carabinieri ed il presidente della regione Sicilia, Restivo, comunicarono l’esito del vertice al Viminale: i reiterati e gravi fatti accaduti nella zona di Montelepre, specie dopo il cosiddetto eccidio di Bellolampo dove erano stati trucidati sette carabinieri, avevano consigliato il cambiamento di strategia nella lotta al banditismo nell’isola” e così, tra i vari provvedimenti, fu decisa l’istituzione del Comando forze repressione banditismo, formato da carabinieri e poliziotti. A capo della speciale unità venne nominato il colonnello Ugo Luca, feltrino (vi era nato il 24 maggio del 1892 ed è mancato il 5 luglio 1967; suo padre, Pietro, sottufficiale dei carabinieri era stato amministratore comunale nelle giunte nei primi anni del secolo ed aveva tra l’altro “dato la prima seria organizzazione al corpo dei Vigili urbani”). Vediamo il profilo di Ugo Luca: nella Grande Guerra aveva combattuto come ardito meritandosi la medaglia d’argento al valor militare; nel 1919 venne inviato a Costantinopoli e fu quindi nel Servizio informazioni militari. Lavorò poi a lungo, negli anni venti e trenta in Turchia, a Rodi, in Libia; col grado di maggiore durante la guerra civile spagnola diresse il Servizio informazioni del Corpo truppe volontarie dell’Italia. Anno 1939: assegnato al comando dei carabinieri al ministero dell’Aeronautica, diresse la sezione controspionaggio e venne nominato tenente colonnello. Nella seconda guerra mondiale coordina i servizi di sicurezza e di polizia militare delle basi sui fronti di guerra della Regia Aeronautica. Ancora dalla libera enciclopedia Wikipedia: Specialista del Medio Oriente (parlava la lingua araba), nel 1942, inquadrato come “addetto commerciale” dell’ambasciata italiana in Turchia, risultò implicato nell’omicidio della dissidente antifascista Lea Schiavi. Dopo l’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio, per ordine del generale dell’Arma Filippo Caruso, il feltrino rimase a Roma durante l’occupazione nazista, quale responsabile del Nucleo informativo del Fronte militare clandestino del colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo. Dopo la liberazione, uscito indenne dal processo per la morte di Lea Schiavi, da colonnello fu nominato comandante della Legione carabinieri Lazio. E’ del 12 agosto 1949 l’invio in Sicilia per la lotta contro il banditismo. Rimase ferito nella “strage di Bellolampo” quando, il 19 agosto 1949, la caserma dei carabinieri subì un durissimo attacco dagli uomini del bandito Salvatore Giuliano; al ritorno dal successivo rastrellamento, un camion saltò su una mina anticarro e 7 carabinieri persero la vita mentre Luca rimase ferito. Nominato comandante delle forze di repressone del banditismo, aveva ai suoi ordini 27 ufficiali dei carabinieri tra i quali l’allora capitano Carlo Alberto Della Chiesa (poi vittima con la moglie della mafia!) e 16 della Polizia. Grazie ad un informatore, Gaspare Pisciotta, cugino del bandito, il 3 luglio 1950 Salvatore Giuliano cadde a Castelvetrano in un agguato. Due giorni più tardi il ministero ne comunicò ufficialmente la morte ma la versione ufficiale contrasta con quella secondo cui Giuliano era stato ucciso nel sonno proprio da Pisciotta. Una morte avvolta da mille misteri quella di “Turiddu” il bandito siciliano che decise di non sottomettersi e unirsi agli oppressori. Nascosto nelle montagne di Montelepre, e nelle colline siciliane, con la sua banda sfidò apertamente l’ordine costituito, “contro le ingiustizie dello Stato e dei suoi organi repressivi”. Luca fu promosso generale di brigata ed andò in pensione nel 1954 come generale di divisione, il massimo grado al’epoca raggiungibile da un ufficiale dei carabinieri. Col collocamento in ausiliaria assunse la presidenza del Museo storico dell’Arma. Poi dal 1962 al 1967, come detto, fu sindaco di Feltre. E’ sepolto a Santorso in provincia di Vicenza, all’interno del cimitero “vecchio” vicino alla chiesa del Santo. Insieme a lui riposa la moglie Maria Facci, originaria proprio di Santorso. Con lei aveva vissuto anche in paese nella villa con parco nel centro storico, tuttora chiamata “Villa Luca”. E’ stato accertato che ad agire furono i “soliti ignoti” compiendo un raid notturno che ha interessato anche altre tombe e loculi del camposanto, da cui hanno rubato soprattutto vasi di ottone e rame, circa una ventina, con l’evidente scopo di rivenderli. Dalla tomba di famiglia dei Luca, la più grande del cimitero e dotata di una sua cancellata che non hanno esitato a forzare tranciandone il catenaccio, sono riusciti ad asportare un grande portavasi in metallo, lasciando a terra sparsi tutti i fiori artificiali contenuti all’interno. Concludiamo ricordando le onorificenze ottenute da Ugo Luca: medaglia d’argento al valor militare per l’attività a Monte Cucco il 12 maggio 1917; medaglia d’argento per attività in Valle Rohot, Dragovice, 20 agosto 1917; medaglia d’argento per attività quale maggiore comandante di reparto combattente dei carabinieri a Puerto de Escudo, Santander, il 21 luglio 1938; medaglia d’argento perché “quale appartenente a bande armate del fronte di resistenza, per nove mesi di dura lotta clandestina ne dirigeva, in territorio occupato dal nemico, il servizio informativo e controspionaggio, Roma 1943-44; medaglia di bronzo al valor militare per attività sul Monte Matajur il 23 ottobre 1917; medaglia di bronzo per attività nella battaglia di Guadalajara, marzo 1937.
NELLE FOTO (Wikipedia, Filò, Corriere del Veneto, Cuore Feltrino da: I Carabinieri di Virgilio Ilari): il feltrino che comandò l’antibanditismo in Sicilia nella copertina del libro di Paolo Gaspari “Le avventure del carabiniere Ugo Luca; altra immagine dell’ufficiale dell’Arma; la copertina di Filò che ospitò un servizio di Stefania Lucentini; la pagina dedicata a Luca; Alcide De Gasperi, presidente del consiglio dei ministri che istituì il Comando forze repressione banditismo; Salvatore Giuliano; il bandito col cugino Gaspare Pisciotta; il cadavere di Giuliano in due momenti; l’Illustrazione del popolo titola: Luca è rimasto solo; lo stesso periodico che titola: “Ha fegato il Col. Luca”; tomba di famiglia nella vicentina Santorso.