di Renato Bona
BELLUNO Sulle zattere mercanzie di ogni genere ma anche animali e passeggeri Concludiamo la “scoperta” della bella storia che illustra aspetti e momenti, spesso trascurati, anche delle tradizioni e della “civiltà” veneta, con il capitolo “Navegàr per la Piave” del libro edito nel 1994 in concomitanza con la rassegna “Lungo il Piave civiltà di un fiume” proposta a Villa Contarini di Piazzola sul Brenta dall’Associazione culturale Lombardo-Veneto, in collaborazione con: Fondazione G. E. Girardi, Fameja dei zatèr e menadàs del Piave, Centro internazionale di studi sulle zattere e Circolo nautico Generali. Dopo il “raccolto” una volta all’anno, con la “menàda granda” di 200-300 mila tronchi lungo la vallata del Piave tra Perarolo di Cadore e Longarone, tronchi trasformati poi in tavole assemblate sulle zattere, iniziava il cammino verso Venezia. Ecco quanto riporta in proposito la preziosa pubblicazione: “Nel primo pomeriggio le zattere, una dopo l’altra, iniziavano la discesa lungo uno dei tratti più pericolosi del fiume e, dopo poco più di un’ora di navigazione, attraccavano ai porti di Codissago e Longarone, dove era in attesa un nuovo equipaggio di zattieri, risaliti a piedi da Ponte nelle Alpi. Dopo il passaggio delle consegne, questi ultimi avrebbero condotto i loro natanti fino al porto fluviale di Borgo Piave a Belluno, dove per antica consuetudine dovevano rimanere attraccati fino al giorno successivo. Mercanzie di ogni genere, soprattutto carbone, vetriolo, mole di pietra, ma anche passeggeri e animali, venivano caricati prima di riprendere la navigazione”. E ricorda che: “Fino agli albori del nostro secolo la zattera era infatti il più comodo, rapido ed economico mezzo di trasporto per merci e uomini diretti dal Bellunese verso le piane del Trevigiano e gli zattieri di Borgo Piave, che da Belluno avrebbero raggiunto in serata i porti Montelliani di Falzè e Covolo, non si peritavano di effettuare qualche breve sosta intermedia per caricare o scaricare mercanzie, prodotti della terra ed occasionali passeggeri”. Erano invece punti di sosta obbligati le numerose “mude” ovvero punti di esazione e controllo, dove veniva riscosso il dazio di transito sia sui natanti sia sulle merci trasportate. Dazi e pedaggi – agli sbocchi in Piave del Maè e del Cordevole, a Perarolo, a Belluno, a Busche e via via a Quero, Nervesa e Ponte di Piave nel Trevigiano – che incidevano in maniera non trascurabile sul costo finale del legname e delle altre merci, al quale si dovevano sommare i “diritti di passaggio” alle conche fluviali del Cavallino o di Portegrandi, superate le quali le zattere facevano finalmente il loro ingresso in laguna, nonché le spese per il rimorchio da terra con i cavalli lungo i canali dove la mancanza di corrente non consentiva il proseguimento della navigazione. Finalmente “giunte alla conclusione del loro lungo tragitto, le zattere venivano rapidamente smantellate ed il legname immagazzinato nei depositi dei mercanti o negli ‘squeri’ di Venezia, dove sarebbe stato presto trasformato in navi e gondole”.
NELLE FOTO (riproduzioni da “Lungo il Piave civiltà di un fiume”): due acquerelli di Osvaldo Monti degli anni 80: una zattera carica di carri, carrozze e passeggeri manovra a valle del ponte di Belluno parzialmente demolito dalla “brentana granda” del 1882; donne di Erto trasportano tavole di abete sulle spalle dalle segherie ai depositi; il tariffario delle zattere e legnami per la Piave;il Piave nei pressi di Valdobbiadene in una cartolina del primo Novecento quando le sue acque non erano ancora imbrigliate nelle condotte e dagli sbarramenti idroelettrici; tariffario del XVIII secolo per la condotta in sovraccarico su zattera di roveri provenienti dal pubblico bosco del Montello; tariffa del dazio riscosso per antica concessione imperiale dal Vescovo di Belluno sui legnami transitati lungo il Piave, approvata dal Veneto Senato nel 1705; nell’acquerello di Giacomo Guardi: zattere in via di smantellamento ormeggiate alle Fondamente Nove, lungo il margine settentrionale di Venezia; grandi “peate” da trasporto cariche di legname ridotto in tavole, ormeggiate davanti ai depositi veneziani della ditta Bagarotto (immagine del 1920 circa).