di RENATO BONA
LONGARONE “Dal 1955 vive a Belluno, ma ha sempre tenuto vivo il suo forte legame col paese natio”. Lo si può leggere nel profilo di Elda Deon Cardin, longaronese, autrice nel dicembre 1988 del libro “Così lontano, così vicino…”, con una splendida serie di cartoline di Longarone e dintorni dal 1890 al 1940. Realizzato – e lo sottolinea – con la preziosissima collaborazione di Eliana Olivotto. Ci siamo già occupati del pregevole lavoro (stampa della Grafica Niero di Belluno) dell’amica ed ex compagna di scuola. In quest’occasione proponiamo riproduzione delle immagini che fanno parte del capitolo “La Valle del Vajont”. Ma prima vogliamo ricordare quanto ebbe modo di scrivere un altro caro amico, purtroppo scomparso: il critico d’arte Marino Perera, in co-presentazione con l’allora sindaco di Longarone, Gioacchino Bratti, e col maestro Giuseppe De Vecchi (“… I ‘vecchi longaronesi sopravvissuti al 1963, hanno ora il modo, rifacendosi al titolo di questo prezioso libro, di riandare a ricordi ‘così lontani’, ma ancora nel cuore ‘vividi’ perché ‘così vicini’”), il quale concludeva sottolineando che “Sono cartoline, delle semplici cartoline che la curatrice ha raccolto con convinzione ed amore, per testimoniare il suo affetto e tutta la nostalgia per quel paese: Longarone, che ora non c’è più, ma vive intatto nel suo cuore”. Così Perera: “Chi in vita sua non ha mai ricevuto una cartolina! Dopo averla letta e magari invidiato chi l’ha spedita, perché evidentemente immaginato in vacanza, lontano dalle occupazioni quotidiane o in viaggio, fosse anche per impegni professionali, ma con del tempo libero a disposizione, la ripone in un cassetto dimenticandola. Un giorno, per caso, la trova fra vecchie carte, allora ritornano alla mente: volti e sorrisi, saluti e baci, frettolose annotazioni su di un paesaggio, un tuo per sempre amore mio, pensami, ritornerò presto, un abbraccio, mi manchi tanto, con un linguaggio ormai consolidato in quel lessico fatto di sentimenti, di legami momentaneamente interrotti, di sfumati ricordi, di assopite sensazioni”. Purtroppo – aggiungeva – ci sono anche le cartoline dal fronte di guerra, dalla prigionia, piene di amarezza, di parole che nascondono drammi ed impensabili sacrifici o di frettolose notizie sulla salute di qualche parente, tracciate con una calligrafia a volte calma, a volte spigolosa, incerta, contorta”. Poi specificava: “I soggetti predominanti sono riproduzioni panoramiche di città, di paesi, di borghi, di viuzze che si perdono fra case, porte e balconi, di campanili svettanti al fianco di facciate di importanti chiese, di fontane, di parchi e giardini, di aristocratici palazzi ed ognuna reca un messaggio con espressioni semplici e spontanee”. Perera evidenziava che: “Le cartoline diventano così pagine di un diario costruito per immagini, dove la fantasia spazia da luogo a luogo, ora da mete conosciute, ora straniere, come una cronaca di viaggio di cui ti senti partecipe e dal quale diventi coinvolto”. E così questa pubblicazione (alla quale altre seguiranno, come avremo modo di documentare – ndr.) con tutte le vedute o particolari del paese e delle frazioni limitrofe, “pensata e realizzata con passione e certosina pazienza da Elda Deon Cardin diventa un diario vero e proprio, che dona, anche a chi non è di Longarone, tutta l’emozione di un cammino nel tempo, fra mille vicissitudini, mille storie dolorose, tristi, ma anche gioiose e spensierati momenti. Presi per mano, passo dopo passo, si è condotti lungo una strada tracciata dai ricordi e nei ricordi”. Qui di seguito una selezione delle foto, con relative diciture e indicazioni sull’autore, l’editore, il collezionista: 1940: Longarone verso la Valle del Vajont, la cartiera si è ingrandita; è stata costruita la strada che porta a Dogna e Provagna con il Ponte delle Roste; in mezzo alla valle del Vajont si scorge il monte Toc; (foto G. Burloni Belluno, collezione Elda Deon Cardin; il principio dell’Orrido del Vajont, strada Longarone-Erto 1915. (ed. U. Cavinato Belluno, collezione Bruno De Toffol); 1815: panorama di Longarone visto dalla strada di Erto. (Premiata casa editrice P. Breveglieri Belluno); Sperone del Roveda e vista di Longarone (Breveglieri, collezione Bdt); 1935: Longarone visto dalla gola del Vajont (ed. Matilde Nicola Longarone, collezione Giovanni Battista Polla); 1910: l’orrido del Vajont visto dalla Galleria del Castello (Breveglieri, collezione Edc); 1920: imbocco est della Galleria delle Calade m. 200) e Canale Protti (Breveglieri, collezione Edc); 1935: Ponte del Colomber, il più alto d’Italia,138 metri dall’alveo del torrente Vajont (edizione F. Pagot Conegliano, collezione Edc); 1910: il ponte è costruito con legno e corde d’acciaio (Bortolon editore Belluno, collezione Edc); 1940: la chiesetta di Sant’Antonio, meta di gite, lungo la strada percorsa da Rommel “La volpe del deserto” della seconda guerra mondiale (calcografia Gazzettino di Venezia, collezione Edc); 1921: il ponte più alto d’Italia e la trattoria Colomber; sul viadotto sostano alcuni gitanti, ammirando il panorama; la cartolina fu spedita nel 1921, quarant’anni dopo il ponte verrà sommerso dall’acqua del bacino del Vajont (editrice Romano Sperotto Pordenone, collezione Edc); 1920: ancora il ponte più alto d’Italia in cemento armato (Breveglieri, collezione Edc); stesso anno: strada Longarone-Erto, frammento di roccia e galleria di deviazione; per arrivare a Erto la strada continua in modo tortuoso, seguendo il pendio della montagna (Breveglieri, collezione Bdt); anno 1905: Erto a m. 800 (Udine); all’inizio del secolo Erto in veste invernale: chi si troverà a passare di qui potrà riposarsi nella locanda di Orazio Filippin (editrice S. Maifreni Belluno, collezione Edc).