di Renato Bona
Nel libro curato dallo storico prof. Flavio Vizzutti “Le chiese dell’antica Pieve di Cadola”che propone documenti di storia e d’arte ed è stato realizzato nel settembre 1999 (tipografia Piave di Belluno) a cura delle Parrocchie di Cadola, Polpet-Ponte nelle Alpi, Col di Cugnan, Quantin e dalla Diocesi di Belluno-Feltre, l’autore illustra, con la competenza che gli è nota, le varie chiese. In questo servizio ci occupiamo di quelle di san Sebastiano di Lizzona, di san Michele arcangelo di Lastreghe, dei santi Filippo e Giacomo di Soccher e di quella di san Martino vescovo di Casan. L’autore, a proposito della prima, esordisce spiegando: “I primi riscontri documentari sulla storia dell’edificio, sorto forse come oratorio votivo considerando la particolare intitolazione ai santi Sebastiano e Rocco notoriamente impetrati contro la peste, risalgono al 1577; nel 1598 è meta di visita pastorale da parte del vicario delegato ad hoc dal vescovo Luigi Lollino La chiesina ha l’asse rivolto ad Oriente in ossequio alle regole canoniche, possiede poca suppellettile ed una pala raffigurante laVergine tra i due taumaturghi disposti in allusivo parallelismo”. Ricorda quindi come da un documento risulti che “non possiede alcuna entrata ed è in tutto provveduta dal nobile Alessandro Crotta, intestatario del giuspatronato e titolare di notevoli beni fondiari in loco”. Proprio i Crotta – di fronte al disordine e alla cattiva manutenzione vengono sollecitati con fermezza dal vescovo Giacomo Costa “a provvedere prontamente affinché sia ripristinato il decoro del tempio” che in seguito fu ceduto a Felice Sitran-Mion di Puos d’Alpago il quale provvide ad ottimamente ripristinarla e fornirla di tutto quanto necessitava al culto tanto che l’Arciprete propose all’autorità diocesana di riaprirla al culto, come avvenne con decreto del vescovo Salvatore Bolognesi del 23 gennaio 1883. Dopo i danni causati dalla Grande Guerra, e dopo essere stata lasciata a lungo in stato di grave abbandono, fu restaurata ed abbellita ed il vescovo Gioacchino Muccin la benedisse il 24 agosto 1952 e l’anno seguente ripresero le celebrazioni interrotte da molti decenni. Chiesa di San Michele arcangelo di Lastreghe: Vizzuti ipotizza che “La struttura odierna, definita dalla semplice aula e campanile a cavaliere sia forse il rimaneggiamento di una ben più antica di quella esistente nel 1526…”. Un salto nel tempo e si apprende che lo stabile nel 1817 è fatiscente ed il fabbricere Francesco Collarin si attiva per poter strappare l’antico San Michele dall’incombente rovina. Oggi, la chiesa rientra nella circoscrizione parrocchiale di Cadola. Ed eccoci alla chiesa dei santi Filippo e Giacomo di Soccher: il 19 gennaio 1964il vescovo Muccin consacra tre campane, fuse dalla ditta De Poli di Ceneda, dedicandole a san Giorgio (in ricordo del “gemellaggio” dotale per secoli condiviso con la chiesina castellana intitolata al santo cavaliere), agli apostoli Filippo e Giacomo e all’Immacolata. Conclusione della carrellata con la chiesa di san Martino vescovo, di Casan. anteriore al 1526; nel 1873 l’edificio venne danneggiato dalla forte scossa tellurica, che comporterà fra l’altro il rifacimento del soffitto; nel 1889 i lavori finiscono ed il 12 luglio l’arciprete può “benedirla tra la soddisfazione generale della gente… che si è sentita coinvolta nell’impegnativa impresa e sarà capace di dimostrare una viva partecipazione anche nei non meno consistenti rinnovamenti degli anni 1936 e 1987.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro di Flavio Vizzutti): la chiesa di Lizzona; interno dell’edificio sacro; pala dell’altare: “Vergine con il Bimbo tra i santi Sebastiano e Rocco; chiesa di san Michele arcangelo di Lastreghe; di anonimo del XVI secolo: pala dell’altare; chiesa dei santi Filippo e Giacomo di Soccher, esterno; ed ecco la visione interna; di Francesco Frigimelica “Il Vecchio”): Vergine con il Bambino in gloria tra i santi Giovanni Battista, Carlo Borromeo, Giacomo e Filippo; alzata dell’altare di sant’Osvaldo; altare minore di destra: San Giorgio, di pittore del 1893; di anonimo del XVII secolo: Annunciata e, sotto, Angelo annunciante, ai lati dell’arcata trionfale; inginocchiatoio, artigianato locale del secolo XVIII; di pittore bellunese del XIX secolo: Vergine con il Bambino in trono tra i santi Giacomo e Filippo, affresco sul soffitto dell’aula; chiesa di san Martino vescovo, di Casan; interno dell’edificio sacro; di anonimo attorno al 1673: Vergine, Bambino, Angeli con i santi Martino e Carlo Borromeo; San Martino e il povero”, di anonimo, e, sotto, pure di anonimo: “Madonna del Carmelo”.
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