di RENATO BONA
Nell’interessantissimo libro “Figli delle rupi. Il battaglione Alpini Antelao nella Grande Guerra” che l’amico e collega Dario Fontanive ha realizzato con Edizioni Grafica Sanvitese nel dicembre del 2004, emerge, fra le tante, la figura di “Padre Domenico De Rocco il cappellano dell’Antelao” di cui, in apertura del capitolo a lui dedicato, Fontanive scriveva: “Padre De Rocco trasse dalle sue vallate e dai suoi monti bellunesi la tempra di un valente e intrepido missionario”. Era stato l’ordine religioso dei padri del Pime cui apparteneva a stilare una sintetica biografia-ricordo di padre Domenico De Rocco, edita dopo la sua morte. Nato a Forno di Canale (oggi Canale d’Agordo in provincia di Belluno) il 31 gennaio del 1889, era figlio di Giambattista e di Angela Deola. Dopo aver frequentato il ginnasio a Feltre, nel 1909 entrò nell’Istituto missionario di san Pietro e Paolo di Roma “mettendo in luce da subito le sue doti spiccate, tanto da divenire in breve tempo prefetto dei chierici. Si laureò in teologia alla “Gregoriana” e nel 1914 venne ordinato sacerdote. Da allora fu investito di numerosi importanti incarichi che “seppe ricoprire nel migliore dei modi”. Missionario per oltre 28 anni in Cina (1919-1947) sperimentò, si fa per dire, il supplizio dei campi di prigionia. Rientrato in patria ricoprì la carica di rettore del Noviziato a Sant’Ilario di Genova e quindi al Liceo di Monza. Ritiratosi nella casa di Rancio di Lecco, si spense l’8 aprile 1958. Nel suo ottimo lavoro, Dario Fontanive ricorda la parentesi bellica che segnò l‘esistenza del suo conterraneo De Rocco. Dal 1915 al 1918 Domenico fu cappellano militare del battaglione alpini “Monte Antelao” e seppe “conquistarsi l’affetto e la stima dei suoi alpini. Egli non rinunciò mai a celebrare la messa in prima linea per portare la parola di Cristo e il suo conforto ai soldati, continuando a rincuorarli e confortarli nei momenti più terribili e carichi di tensione che erano quelli che precedevano l’assalto”. Per la sua insostituibile presenza in prima linea, gli venne conferita la medaglia di bronzo al valor militare con la seguente motivazione: “Di continuo e prezioso aiuto nell’incitare lo spirito combattente degli alpini del battaglione, infaticabile, ardito e sprezzante del pericolo, sottotiro di fucileria ed artiglieria nemiche, prestava con slancio e amore la preziosa opera sua ed era di valido aiuto ai medici esponendosi più volte fin sulla prima linea per ritirare i feriti e i morti. Masarè-Tre Dita 9-11-1916”. Concludiamo con un sintetico ricordo del tenente dell’“Antelao” Enrico Jahier il quale nel suo diario scriveva: “E’ uno dei nostri don Domenico De Rocco, un agordino missionario in Cina prima e dopo la guerra. Un’anima semplice e serafica, dai tratti, dalle mani e dagli occhi dolcissimi che tradiscono, malgrado la fluente barba spesso gelata o gli scarponi o gli sci che porta con alpina disinvoltura, di quanto il fuoco della carità possa vincere i rigori dell’inverno e le risorse di una costituzione delicata.”
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Figli delle rupi” di Dario Fontanive, salvo diversa indicazione fanno parte della Raccolta padre Domenico De Rocco): la copertina del prezioso volume; una delle prime immagini di De Rocco in abito talare militare; cappellano del battaglione “Antelao” sulle Tofane nel 1916; cimitero militare di Valòn-Tofana; monumento ai Caduti della Tofana del “Monte Antelao” a Valòn-Tofana, settembre 1916; vecchie e nuove croci di caduti dell’ “Antelao” nel cimitero di Valòn-Tofana; Bortolo Belfi, di Zoppè di Cadore, aggregato alle truppe d’assalto: fu incaricato, dato che era falegname, di realizzare casse da morto: “ho fatto tante di quelle casse da morto, da militare…”(raccolta Anna Maria Bortolot); cimitero di Pocol: insolito luogo per consumare il frugale rancio; De Rocco accanto alla lapide lignea eretta in memoria dei caduti dell’azione Masarè-Tre Dita del battaglione Antelao; Tofane- Col di Bòis: da sinistra i sottotenenti Princhesso e Sordelli col cappellano De Rocco; padre Domenico con i tenenti Candusso e Pavoni; fronte delle Tofane: lo psichiatra Cervoni, tenente medico della 150. Compagnia Alpina con Domenico De Rocco; ancora De Rocco (a destra) con l’ingegnere triestino Guido Candusso; il padre De Rocco (a sinistra) con il tenente Giuseppe Pavoni nell’accampamento alla base della Tofana di Rozes.