di Renato Bona
Nel precedente servizio, il primo, su: “Un ricordo dall’Agordino”, lo splendido libro fotografico realizzato dallo scrittore-editore (Nuovi Sentieri) Bepi Pellegrinon, avevamo concluso la rassegna di immagini con quella, in bianconero, di Pont’Alt, frazione di Rivamonte (G. Modiano e C. 1899). Riprendiamo il discorso con lo stesso soggetto, stavolta a colori, fotografia realizzata da Breveglieri e datata 1902. La dicitura che l’accompagna è la seguente: “Dal ponte, secondo le indicazioni delle guide turistiche dell’epoca (fornite dal Brentari, dal Feruglio e da altri) si “apre improvvisamente inattesa la vasta e bella conca di Agordo, circondata da verdi colline fin su ai 2000 metri e dalla sovrastante pittorica, eccelsa addentellatura bianca della sua dolomia”). Andiamo avanti con le immagini e le altrettanto preziose didascalie di Pellegrinon: “La strada che dalle Miniere conduceva ad Agordo risaliva la valle sulle destra orografica per attraversare il Cordevole poco prima di Pont’Alt, sul Ponte del Cristo”. Ed eccoci alla terza immagine: “Ma ecco Agordo. Il centro maggiore della vallata e perciò la ‘capitale’ delle contrade alpine fra Agnèr e Moiazza. Vista da Breveglieri all’inizio del secolo appariva niente di più di una graziosa borgata raccolta attorno alla Chiesa, con molto verde e vegetazione tutt’intorno. Una veduta idilliaca, di quelle mandavano in estasi i ‘touristes’ stranieri”. Segue la foto (pure di Breveglieri) che nel libro porta il numero 19, ed è illustrata: con questo ricordo: “Guardando quest’altra preziosa immagine dei primi del secolo viene alla mente l’appropriato ‘proclama’ che la Società Agordina per festeggiamenti e per l’incremento dei forestieri (una sorta di Azienda Soggiorno ante litteram), pubblicò in quegli anni affermando che Agordo … ‘per bellezza e varietà di panorami, per attraenza di paesaggi, per salubrità di clima, nulla ha da invidiare alle più decantate stazioni climatiche d’Italia e dell’estero’”. Proseguiamo, sempre con Agordo e la foto, che è riprodotta pure nella copertina del libro: la dicitura: “Anche due avvenenti fanciulle si mettono in mostra nei tipici e semplici costumi locali (non lo sanno ma ottant’anni più tardi meriteranno una copertina) per propagandare il loro paese che è già comunque conosciuto perché Ottone Brentari lo definisce ‘una delle conche più meravigliose di tutto il territorio delle Alpi Dolomitiche’, mentre per l’Abate Antonio Stoppani è ‘uno dei più stupendi delle Alpi’”. Ancora (con Breveglieri): “Certo, ora che ci han messo mano urbanisti e professionisti con risultati quanto mai discutibili, le caratteristiche architettoniche originarie così ben messe in risalto da questa immagine, una delle prime a colori, di Agordo fine ottocento, appaiono seriamente compromesse: è andato progressivamente disgregandosi anche il senso della propria identità geografica ed umana, considerato altresì che, in base alle vigenti disposizioni, quando serve un bidello lo mandano da Caltanissetta”. E’ intitolata “Un saluto da Agordo” la foto del 1898 pure di Breveglieri che Pellegrinon ha illustrato così: “Un saluto da Agordo, recita la didascalia che sovrasta il montaggio in stile ‘liberty’. E’ forse una delle prime cartoline del paese, recando il timbro 1898. La mittente cita alcune massime intendendo forse, con tal sfoggio di cultura, fare breccia nel cuore di qualcuno. Oggi basta la colorita immagine di due tipi agordini per farci subito ammiccare”. Seguono due rappresentanti del gentil sesso e la dicitura spiega: “Forse era la sagra del Santo patrono, o si celebravano le nozze di persone importanti. Corpetti pieghettati, fazzoletti a fiori trattenuti da spille d’argento, collane lunghe e sfarzose, ed occhi velati di tristezza: la sposa è un’altra”. Altra immagine (Gadenz) a colori con l’autore della didascalia che precisa: “Doveva essere il faro dell’attività alberghiera secondo il progetto di un forse ambizioso ma non proibitivo sviluppo turistico della conca agordina, E’ diventato il deposito delle carte e delle macchine dell’ente di Stato distributore di luce. Non è la stessa cosa, dal momento che ad Agordo, in fatto di ricettività, siamo ancora quasi… al buio”! Tocca ora a “Case rustiche” (di nuovo Breveglieri): “La volubilità dell’uomo non demorde… Oggi tutti vogliono il rustico, meglio se… a buon mercato; ieri le case vecchie, coperte di scandole e rivestite di legno, stonavano e bisognava abbatterle per abbellire la piazza. A volte ci si è messo anche il fuoco, come nel 1955, quando andò in fumo quest’angolo suggestivo”. E quindi alla piazza Vittorio Emanuele: “Erano indubbiamente altri tempi quando si poteva passeggiare sulla piazza soleggiata senza tema del traffico caotico di certe ore di punta, senza fretta, senza affanno. Ignari perfino dello spirito di Tito Livio Burattini, ideatore della ‘Misura Universale’, che aleggia da casa Fumei-Falchi, dove ebbe i natali nel 1615, per andare a morire in Polonia nel 1682”. (foto Zironda 1914). Ci avviamo alla conclusione di questa seconda “lettura-visione” del libro di Bepi Pellegrinon proponendo la foto a colori (Breveglieri) della Chiesa arcidiaconale di Agordo: “La vecchia chiesa del 1513 era troppo piccola, perciò nel 1836 si pensò di ricostruirla per soddisfare le esigenze della accresciuta popolazione. I lavori iniziarono il 16 maggio sotto l’arcidiacono Pilonet, e terminarono il16 agosto 1852 con l’arcidiacono Fullini. Architetto il discusso Segusini, vi lavorarono artisti come Casagrande, De Min, Besarel e… soprattutto la pietà e generosità della gente agordina, ieri come oggi”. Altra foto altra dicitura: “Siamo nel 1902 e Gio Frescura manda i saluti alla Signora Giulia Fabris attraverso una sofisticata composizione fotografica di Pompeo Breveglieri. Non mancano le stelle alpine, delicato e galante omaggio virile alla bellezza e sensibilità muliebre”. Avanti con: “Agordo – Piazza” (stesso autore) accostata alla dicitura: “Una bella piazza vasta, rettangolare, tappezzata di verde nel mezzo, la chiesa colla facciata fiancheggiata da due torri, una fontana di pietra con quattro getti d’acqua sorgenti da una colonna sormontata dal leone di San Marco; e presso s’innalza elevatissima un’antenna. Questo si scriveva della piazza di Agordo alla fine del secolo scorso: poterlo ripetere oggi è senz’altro consolante”. Da ultimo ricordiamo che per il suo libro, Pellegrinon si è avvalso della collaborazione di: Eronda Graphic Design Belluno (Fotoselezione Monticelli Padova,stampa della litografia della trevigiana Antiga di Crocetta del Montello, ed è stato incoraggiato da “un educatore di stampo antico, oggi quasi del tutto desueto: il Maestro Egisto Da Rif (cui il volume è dedicato – ndr.) appassionato cultore degli usi e costumi locali, che fino a quando ha insegnato, ha reso partecipi i propri alunni delle sue conoscenze e li ha invitati ad approfondire lo studio della materia”. Le cartoline riprodotte provengono dalle raccolte dell’autore, di Rinaldo Andrich, Cleto Gnech, Emilio Pollazzon, Gea Ronchi, Flora Rossi e Loris Santomaso.