di RENATO BONA
BELLUNO Sì, è vero che il libro è intitolato “Un saluto dal Cadore”, ma un profondo conoscitore di cose bellunesi come Bepi Pellegrinon che lo ha realizzato nel 1981 con la editrice Nuovi Sentieri, testi del compianto giornalista de Il Gazzettino, Fiorello Zangrando (noto critico d’arte, autore fra l’altro dei servizi sulla drammatica della catastrofe del Vajont del 9 ottobre 1963) non poteva proprio non proporci anche immagini e relative didascalie del centro ampezzano, Cortina! Ecco dunque che la tappa di oggi attraverso i paesi del Cadore, “guidati” dalle vecchie cartoline della raccolta Benito Pagnussat (fotoselezioni Monticelli Padova; collaborazione di Eronda Graphic Design Studio, stampa Arti grafiche Tamari Bologna), muove, come recita la didascalia di Zangrando: “Dalla veranda dell’albergo All’Angelo di Misurina si possono ammirare le Tre Cime di Lavaredo. Sono, tuttavia, quasi una fata Morgana. Pochi hanno il privilegio di ascenderle. I più debbono contentarsi di ammirarle, dal basso, dove intanto incontrano il contadino d’alta quota vicino al suo tabià”. Seconda cartolina: “Sobrio il vestimento di Passo Tre Croci, ancora per un po’. E’ sempre Cortina anche se la dicitura ostenta un Pustertal Dolomiten. Da notare, sulla sinistra, la nuova costruzione, con i ballatoi sporgenti e per la realizzazione dei quali, per farne un solarium, si è adoperato molto legname. Mi pare bene”. A questo punto, terza immagine proposta: “E’ giunta l’ora di mettere in risalto tutte le proprie grazie. Cortina ne ha molte, e non ne fa mistero. Indossa l’abito più bello. Due stelle alpine, un ritratto al centro. E poi, intorno, Antelao, Cinque Torri, Cristallo, e Tofana, montagne al centro delle quali troneggia l’Albergo Verzi con pennacchio”. Dicitura per la quarta foto: “Qui siamo in pieno quadretto di genere, pare quasi una di quelle pitture di paesaggio alpestre che si imparavano alla scuola di Monaco. Il fotografo ha messo bene in action le tre donne in costume, munite di rastrello (o sono turiste che hanno noleggiato gli abiti?) e i due ragazzini svogliati”. Si volta pagina – recita il commento alla foto successiva – “e si è a Cortina, dove già il discorso turistico si è snodato con vigoria. E dove basta per ora una strada, per esercitarsi nel diporto della slitta, che poi lascerà il posto a più spericolati esercizi di brivido. Certo che l’abbondante nevicata fa venire freddo”. A questo punto il giornalista Zangrando scrive: “Il mittente non si è accontentato della didascalia ufficiale, per quanto scritta in buon tedesco. Ci ha aggiunto, a scanso di equivoci, che Cortina è d’Ampezzo è ricompresa nel Tirolo il quale, dal canto suo, fa parte dell’Austria. Ma niente revanscismo, crediamo. E’ soltanto un’indicazione geografica”. Proseguiamo con la foto intitolata “Kirche in Cortina” così commentata: “Non è comunque facile trovare a milleduecento metri e passa d’altitudine, un agglomerato edilizio già tanto evoluto e dotato di buoni esempi d’architettura. Come il campanile disegnato da un ingegnere accademico e realizzato mediante lo sforzo convinto di tutta la collettività”. Ecco di seguito una panoramica a proposito della quale si legge: “Adesso quassù, dove c’è ancora questa bellissima fetta di verde che pare pitturata a pastello, sono sorte molte altre costruzioni. Fa tenerezza vedere, invece una Cortina con le sue case vere strette attorno alla pur sontuosa parrocchiale, sintesi di una civiltà alpestre che ha insegnato molto a tutti”. Andiamo avanti: “Fa uno strano effetto questo albergo con le guglie e le torrette, mentre sbuca da un paesaggio complessivamente agreste. Con l’albero sulla destra e la fila di fusti sulla sinistra. Ma già in mezzo c’è la bicicletta. Segno che a Cortina si può arrivare utilizzando le ‘macchine’ più sportive”. Eccoci a quello che: “Si chiama già corso Vittorio Emanuele, questa strada che percorre Cortina. Ma il nuovo battesimo non basta a cancellare i connotati di una genealogia di tipo asburgico. Qui, in realtà, fino a qualche anno prima, era feudo di una cultura, anche avventurosa, che faceva capo ad un mondo mitteleuropeo”. Zangrando definisce “Roba da primo piano, questa Ampezzanerin del bolzanino Figl” e aggiunge: “Certo che ha cercato e trovato una graziosa ragazza, magari col sorrisetto a metà strada tra il modesto e il malizioso. Ma il bello è che le ha fatto mettere le mani sui fianchi, e inclinare un poco la testa quasi per ammiccare. C’è tanto studio”. Proseguiamo il “viaggio” e la lettura: “Ullallà, quest’hotel Des Alpes è davvero una magnificenza. Roba per gente ricca, s’intende, ma dotato di una propria magnificenza. Personalissimo, ‘stilè’, non anonimo. E’ qui che cominciano a convergere gli esponenti dell’alta borghesia di mezzo mondo, per fare di Cortina un numero”.Ed ecco che, immagine seguente “Sullo sfondo del Sorapis si staglia questo castello De Zanna che è davvero un evento curioso. Non c’era nobiltà indigena, quassù, perché non c’erano i signori. La democrazia era un dato fondamentale, anche economicamente espresso. Senonché qualcuno compì una trasgressione. Ed eccoci al segno distintivo”. Tocca ora a due immagini di neve. La prima ha quale commento: “Gli sport bianchi stanno entrando trionfalmente attraverso la porta principale, per imporsi all’attenzione del grande, anche se per ora selezionato, pubblico. Oramai questa storia dello ‘sky’ ha preso il via. E sarà destinata a incidere sempre più. A Cortina, anni e anni dopo, verrà un’ostia in forma di fiaccola”. La seconda: “Le tenute sportive sono ancora abbastanza sommarie. Quei calzoni alla zuava non debbono risultare troppo comodi. Ma la voglia di esercitarsi in velocità ha la meglio. Se si dovesse adoperare questa cartolina per un audiovisivo, d’obbligo sarebbe il valzer di Emil Waldteufel, le cui note davvero si sentono”. A questo punto, “Dopo aver sentito tanti raccontare di Dolomiti e di leggende che le circondano, ecco materializzato un sogno, quello della parete che si colora di rosa e di viola, quello del torrente che scorre limpido, quello delle case orientare per catturare al massimo i benefici naturali”. E andando avanti: “Adesso Cortina è stata restituita all’Italia. Del resto, fino all’ ‘uti possidetis’ di Massimiliano I era parte integrante del Cadore, uno dei suoi Centenari. Ma l’avvento del regno italico ha pure i suoi doveri di pubbliche relazioni. In primo piano, allora, il monumento ad Antonio Cantore e alle altre penne mozze”. A questo punto – commenta Zangrando a proposito della foto intitolata: Alto Trentino Dolomite – strada Pocol-Cortina: “Per salire al Pocol si percorrono anche le strade costruite per la normale gestione dei boschi e dei pascoli. Si sbreccia appena la coltre del terreno per farvi sorgere qualche albergo, che almeno per ora è soltanto modica trasformazione della vecchia casa. Si guarda la cartolina e si sente il silenzio”. Ancora un’immagine con questo commento: “Cortina è diventata anche ufficialmente italiana. E la si guarda dall’alto ponendo l’occhio sul mirino puntato dalla strada delle Dolomiti, opera egregia di ingegneri e di impresari trentini che ha consentito di collegare trasversalmente quel mondo fantastico in cui sorgono le montagne più belle del mondo”. Siamo prossimi alla conclusione della tappa e leggiamo: “Che poi, questa strada delle Dolomiti è stata realizzata tenendo conto anche delle bellezze paesaggistiche nelle quali si muove. Prendi Croda da Lago, e guardala attraverso questo cannocchiale rappresentato dalla galleria. E’ tutt’altra cosa rispetto alla visione precedente. Un inedito”. Ultima cartolina per oggi, con didascalia che dice: “Cortina è però sempre stata molto legata alle sue tradizioni sociali ed economiche, rese concrete dall’agricoltura esercitata in comune, secondo il modulo della Regola e dal razionale sfruttamento delle risorse. Che si esprimono anche attraverso questo mulino, dove ogni dettaglio ha senso”.