di Renato Bona
“A pieno titolo la Conca dell’Alpago è presente nel prestigioso volume che il collega Maurizio Busatta ha realizzato con la Libreria Pilotto editrice di Feltre (fotolito Eurocrom 4 di Villorba, composizione della tipografia Piave di Belluno, stampa di Graphic Group Feltre) nel marzo 1989): “Belluno – Viaggio intorno a una provincia”. L’esordio del giornalista, purtroppo scomparso da anni: “Dotato di un bel nome sonoro, il sistema di piccole valli chiamato Alpago ha debuttato più tardi degli altri comprensori sulla scena di una presenza incisiva, da protagonista. Le sue vicende sono state piuttosto quelle che un copione bizzarro prevedeva per ruoli secondari. Adesso ci prova a spiegarsi senza troppe paure, E propone anche un’etichetta, quella di balcone sulla Val Belluna”. Cronista di razza, Zangrando ricorda quindi che “L’Alpago è nominato già in un diploma dell’imperatore Berengario del 923 col quale la valle era infeudata ad Aimone vescovo di Belluno, che cominciava così il suo dominio temporale. Nel 1159 la contea passò al Patriarca d’Aquileia per opera dell’imperatore Barbarossa, ritornava l’anno successivo al Vescovo di Belluno, nel secolo XIV ne era investito come capitano Enrichetto da Bongajo. Morto costui, l’Alpago passo alla vedova, appunto Giacoma, poi ancora ai vescovi, poi al Consiglio dei nobili di Belluno. Il giornalista-scrittore si dedica quindi ai singoli comuni partendo Chies che “è il primo paese che, in ordine alfabetico, porta il predicato d’Alpago”. Il paese, da un censimento del 1612, risultava avere 211 abitanti. Aggregato a Belluno fu dal 1404 sotto il dominio della Serenissima, passò poi all’Austria nel 1813, dal 1866 col Regno d’Italia. La parrocchiale, costruita nel 1904 ha sul frontone due statue settecentesche; pregevole pure il santuario mariano di Irrighe. Di Chies è Bartolomeo Zanon, chimico insigne, farmacista a Belluno, autore di numerose opere di chimica, mineralogia e farmacia. Per Pieve ricorda che venne duramente provato dal terremoto del 1348, che lo rase al suolo. Fino al XVII secolo comunque fu sede della chiesa matrice di tutte le altre dell’Alpago. Il paese, che in base al censimento del 1612 contava 184 abitanti, fu centro di qualche importanza economica e si arricchì, successivamente, di abitazioni signorili e fu patria di uomini notevoli: il pittore Flaminio Grappinelli, Placido e Paolo Fabris, Pietro Bianco Bortoluzzi noto come Pieretto Bianco, Luigi Rossi di Villa… Per quanto concerne Puos d’Alpago, Zangrando segnala che non sono avvenuti finora rinvenimenti archeologici ma alcuni nomi, compreso proprio Puos, fanno pensare a qualche presenza di romani in zona. Nel 1378 fu sguarnito di soldati e munizioni da Belluno da cui politicamente dipendeva, risultando troppo costoso nella manutenzione in rapporto alla sua utilità e la custodia del castello fu affidata agli uomini del posto. Il censimento del 1612 segnala la presenza nel villaggio di ben 144 persone. Dopo un riferimento alla Resistenza, ricorda che a Puos “è nato un illustre fisico nucleare, Paolo Favero. E originario di qui, di Vallina, è lo sceneggiatore Rodolfo Sonego, geniale interprete dello spirito arguto, critico e lunare di una gente di montagna non troppo in quota che conserva intatto il gusto di guardare alla verità nascosta nel risvolto degli eventi”. E siamo approdati a Farra che “durante il periodo della dominazione longobarda fu sede di una decania, dipendente dalla sculdascia di Belluno”. La storia del paese comprende quella del lago di Santa Croce “nominato la prima volta nel diploma di Berengario del 923”. Nel lago affluiva il legname disboscato nella vicina foresta del Cansiglio. Nel 1813 Farra subì la dominazione austriaca e nel1886 fu unita al Regno d’Italia. In precedenza, nel 1625, ebbe parrocchia staccata da Pieve; nella parrocchiale vi è un gruppo statuario di tre elementi, opera di Andrea Brustolon mentre la chiesa di Santa Croce conserva, murati, alcuni frammenti d’affresco bizantineggianti opera dell’alto Medioevo provenienti dalla vecchia costruzione abbattuta al terremoto del 1873. Una curiosità: a Farra ha vissuto gli ultimi anni, ritiratovisi dopo aver sposato una donna del paese, il pittore Vettor Pisani che fu celebre come autore delle tavole settimanali de La Tribuna”, contraltare di quelle che sulla “Domenica del Corriere” dipingevano Achille Beltrame e Walter Molino. Pisani si ispirò anche al paesaggio alpagoto e una sua drammatica testimonianza scritta col pennello l’ha lasciata sull’alluvione del 1966. Concludiamo con Tambre di cui l’autore del capitolo ricordava che in Valturcana furono scoperti sette scheletri giudicati barbarici. Certamente Tambre esisteva nel secolo XIII. Nel 1612 contava 115 abitanti e nel 1676, il 1, luglio, si staccò da Puos come circoscrizione amministrativa mentre nel 1791 si separò dalla Comunità dell’Alpago, formando un Comune con sette Regole. Consistente il feomeno migratorio che ha portato, ad esempio, lo scultore Rissieri Bona a lavolrare molto in monumenti negli Usa. Ovviamente, rilievo importante lo ha il bosco del Cansiglio i cui primi 4 abitanti stabili furono i fratelli Azzalini provenienti da Roana sull’Altipiano vicentino dei Sette Comuni. Nel 1871 il bosco divenne foresta demaniale. Il Bosco del Cansiglio ebbe un ruolo da protagonista nel periodo della Resistenza ospitando oltre alla sede degli aviolanci, il comando, a partire dal 1944, della divisione partigiana “Nino Nannetti” che lo costituì in “zona libera”. L’offensiva nazifascista, con incendi, uccisioni di innocenti, deportazioni, costrinsero i reparti partigiani, a mettersi in salvo sfuggendo al massiccio rastrellamento divisi in piccole squadre. Zangrando si congedava affermando sicuro che: “Qui in realtà il futuro è già cominciato. La gente sta dimostrando la voglia di migliorare le proprie condizioni sociali ed economiche” e, fra l’altro, “c’è chi pensa al potenziamento del turismo, compatibile con l’ambiente, naturalmente. Così il lago di Santa Croce punta sempre più verso il diporto velico. E così il Cansiglio progetta di diventare un grande stadio per la pratica dello sci di fondo, che non avrebbe rivali. E schiuderebbe nuovi spaziosi scenari di vita”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Belluno. Viaggio intorno a una provincia”): maestoso faggio di 5 metri di circonferenza, prodigio di longevità, cresce ad Antander di Chies d’Alpago; classico “piol” a Puos; le borgate di Chies; la zona industriale di Pieve d’Alpago; immagine da satellite ad oltre 700 km di quota; prezioso “particolare” del Cansiglio; Sant’Anna di Tambre; pescatore che scruta il tramonto a Santa Croce; la giornata volge al termine e l’Alpago si specchia nel lago di Santa Croce; impareggiabile colpo d’occhio offerto in controluce dal Cansiglio; l’asse mediano del Piave segna il profilo dell’area chiusa tra le prime Dolomiti, visto da satellite e visto dal balcone.
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