di RENATO BONA
E’ stato distribuito in questi giorni il numero 87, ultimo dell’anno 2021, della prestigiosa rivista “Le Dolomiti Bellunesi dalla Piave in su” diretta da Ernesto Majoni, edito in occasione del Natale a cura delle sezioni del Club Alpino Italiano di: Agordo, Alpago, Auronzo, Belluno, Calalzo, Caprile, Cortina d’Ampezzo, Domegge, Feltre, Livinallongo, Longarone, Lorenzago, Lozzo, Pieve di Cadore, San Vito, Sappada, Val Comelico, Val di Zoldo e Vigo. L’editoriale di Cavallet, intitolato “Tempo d’esami” è un’acuta, condivisibile, riflessione su Vaia, “evento atmosferico di eccezionale gravità che ha messo in ginocchio molte parti del Bellunese. Migliaia , decine, centinaia di migliaia di alberi atterrati dallo forza della tempesta. E un fiero colpo a quella che comunemente si definisce ‘la filiera del legno’. Una realtà, questa, che ha – da sempre – connotato la nostra provincia”. L’autore si sofferma sul problema del “che fare del legname abbattuto? Come raccoglierlo, come stivarlo?” per ricordare che “La soluzione adottata è stata di liberare il più rapidamente possibile le aree interessate (una scelta che, certo, aveva solide basi) per dar corso all’avvio del processo di ripristino delle aree stesse. Ma… Ancora Cavallet: “Il dato che stride è che non poco di quel legno è legno bellunese, quello di Vaia, che occhiuti imprenditori d’oltralpe hanno acquisito a condizioni di stock per poi metterlo sul mercato a prezzi correnti. Sicché non sembra banale la domanda: davvero non c’erano alternative? Non si poteva ipotizzare un intervento pubblico per stoccare qui il legname da immettere sul mercato in un momento successivo?”. E conclude ponendosi l’interrogativo: “Quali sono i criteri da adottare a fronte di simili eventi? Va privilegiata la necessità di far presto o è più opportuno pensare a un disegno di medio termine? Questione non banale, che poi postula una diretta conseguenza che vale, in generale, per un ambito più ampio. Nel progetto di futuro che si immagina per questa provincia, c’è anche un ‘piano B’? Un’alternativa rapidamente praticabile nel caso si debbano fronteggiare eventi inattesi, senza affidarsi solo allo ‘stellone italico’ che, in verità, ultimamente sembra meno presente dalle nostre parti? Ecco, le risposte a questi quesiti rappresentano l’esame cui deve essere sottoposta la classe dirigente. Locale e nazionale”. Segue la serie degli interessanti servizi dei talentuosi collaboratori, aperta da quello intitolato: “Cima d’Ambrizzola. Alpinismo anrtico sopra il Lago di Fedèra” con testo di Cristina Bacci e Angelo Zancanaro, foto di Roberto Vecellio, sezione di Cortina d’Ampezzo. Tocca quindi a: “Némesis. Divagazioni alpinistiche ai piedi della Tofana di Dentro”, testo di Sandro Caldini, sezione di San Vito di Cadore; foto dello stesso Caldini e di Giacomo Zardini “Gec”. Quindi: “Stelle cadenti tra le rocce dell’Antelao” su quella che a tutt’oggi è considerata la tragedia alpinistica più grave che si ricordi a memoria d’uomo non solamente in Dolomiti ma addirittura su tutto l’arco alpino; testo di Fabio Cammelli, sezioni Rho e Vipiteno, Gism; foto di Lorenzo Pizzamiglio, Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo. “La conquista della Gùsela del Vescovà”, di Giuliano Dal Mas, sezione di Belluno, Gism. “Le coincidenze della natura. Eventi calamitosi antichi e recenti (1711: Monte Piz – 1987: Pizzo Coppetto)”, Giorgio Fontanive, sezione Agordina. “La punta dei Ross, nel gruppo del Sorapìs. Note su una montagna fragile”, Ernesto Majoni. “Vajont: che la memoria sia la nostra storia”, Antonella Fornari, sezione di Calalzo di Cadore, Gism. “100 anni fa, sulla parete nord dell’Agnèr. 14-15 settembre 1921: l’impresa degli alpinisti Jori, Andreoletti, Zanutti”, a cura di Giorgio Fontanive. “Marmarole: quote altimetriche. Divagazioni di geografia storica”, Mario Spinazzè. “La casa museo dell’alchimista di Valdenoghèr”, Loredana Stiletto, sezione Alpago. “Le Dolomiti dei fratelli Coubal”, Luca Vallata. In chiusura la rivista riporta per “L’angolo del Gism” (Gruppo italiano scrittori di montagna): “La rondine sperduta”, di Giuliano Dal Mas, “L’avvoltoio del Verdon”, di Michela Piaia. Quindi le rubriche: “Raponzolo di roccia, Ritratto. Stefano”, di Daniela Zangrando; Senza barriere; Notiziario; Cronache sezionali; Prime ascensioni; Recensioni.
NELLE FOTO (riproduzioni dalla rivista “Le Dolomiti Bellunesi”): copertina della pubblicazione del Cai; Croda da Lago, 2709 metri di quota; “ponte di neve” lungo il primo canale; Némesis; Antelao: la tragedia alpinistica più grave che si ricordi; Schiara e Gusela dal rifugio 7. Alpini; scoscendimento del Monte Spitz; Punta dei Ross, pilastro sommitale; la forra del Vajont; la cartolina stampata nel 40. della prima invernale alla via Jori, Andreoletti, Zanutti alla parete nord dell’Agnèr; le Marmarole da Forcella Maraia; facciata della casa museo dell’alchimista di Valdenogher, in Alpago.