BELLUNO In tempi non sospetti, un mese fa, l’Ordine dei medici di Belluno evidenziava il problema delle Neurologie in provincia. Commentando l’affermazione riferita all’Ulss1 “…ha dovuto prorogare…” l’ordine rimarca: “non si voleva significare una valutazione sull’operato della stessa, ma, essendo l’Azienda inserita in una organizzazione con livelli sovraordinati (Regione Veneto e Stato), si intendeva che non era e non è nelle competenze, né nelle disponibilità della stessa attivare percorsi diversi”. Per l’attività ad ora svolta la attuale Direzione aziendale ha smosso le acque stagnant (affitti calmierati al personale nuovo arrivato), anche se non mancato affidamento degli incarichi, che renderebbero più appetibile per stipendio il salire in montagna. “In alcune specialità (Ginecologia, Pediatria, Pronto Soccorso) il ricorso a Specialisti, associati o meno in Cooperative, sta consentendo il “mantenimento in vita” di tali strutture: purtroppo questa strada è ad oggi oggettivamente preclusa per la Neurologia”.
non si tratta di un problema determinato dalle politiche dell’attuale Governo, ma lo è per quelle attuate da tutti i Governi che lo hanno preceduto, almeno negli ultimi vent’anni.
Azienda Zero ha bandito ed effettuato un concorso per 18 posti nelle varie aziende sanitarie del Veneto. I neurologi che hanno presentato domanda, tra specialisti (30) e specializzandi (54) come previsto da norme vigenti, sono stati 84 e tra questi 4 con richiesta per ULSS 1-Dolomiti. Alla prova concorsuale però nessuno dei 4 si è presentato, mentre tutti gli altri posti/aziende hanno avuto una graduatoria finale dalla quale attingere. A seguire Azienda Zero ha riedito un bando per 2 posti in ULSS 1 Dolomiti e l’ULSS ha bandito una selezione con un avviso a tempo determinato in modalità libera professione. “Ne consegue che, per il caso specifico Neurologia, non è fantasioso pensare che gravi significativamente la non attrattività della nostra provincia, a cui ha dato un consistente contributo anche la penalizzazione rappresentata, a partire dalla fine del 2017, dalla sospensione di ogni intervento Neurochirurgico presso l’Ospedale di Belluno, laddove tale attività veniva svolta dal 2001 con risultati riconosciuti come eccellenti”. Scelta iniqua rispetto alla tutela della salute della popolazione presente in provincia di Belluno, rendendo necessario il trasferimento a Treviso in ogni caso di patologia elettiva e soprattutto di urgenza/emergenza neurochirurgica. In secondo luogo, è la intera struttura ospedaliera a risentire della privazione di questa alta specializzazione, che ha una integrazione multidisciplinare in primis con la Neurologia, ma anche e non solo con il PS, la Radiologia, la Chirurgia Vascolare, la Anestesia e Rianimazione. “Sotto questo profilo, riteniamo che la riattivazione della piena operatività della Neurochirugia a Belluno debba essere, oltre che una doverosa risposta ai bisogni di salute della popolazione residente, anche un modo per contribuire a rendere più attrattiva la nostra provincia per i Medici e gli Specializzandi”.