di RENATO BONA
MEL Ad iniziativa del Comune di Mel e dell’associazione Pro Loco Zumellese, con la preziosa collaborazione della sezione bellunese dell’Associazione nazionale dl fante e di quella dei Reduci di Russia, nel dicembre del 1999 fu dato alle stampe (Grafiche Trabella di Lentiai) il libretto di una cinquantina di pagine “Noi della Ravenna” con le memorie del fante reduce di Russia Enzo Da Canal. La pubblicazione – che Da Canal ha voluto dedicare “ai familiari e ai commilitoni molti dei quali non sono rientrati a casa”, fu coordinata dal pubblicista Edoardo Comiotto sempre sensibile a persone, cose, luoghi e situazioni della terra zumellese. In copertina: ansa del Don a Nova Kalitina, foto di Enrico Giovanni Fontanive. Nella pubblicazione anche un breve omaggio di monsignor Enelio Franzoni che fu cappellano militare in Russia con la divisione Pasubio e fu decorato con medaglia d’oro al valor militare con la seguente motivazione: “Cappellano addetto al comando di una Grande Unità, durante accaniti combattimenti recava volontariamente il conforto religioso ai reparti in linea. In caposaldo impegnato in strenua difesa contro schiaccianti forze nemiche, invitato dal Comandante ad allontanarsi, finché ne aveva la possibilità, rifiutava recisamente e, allorché i superstiti riuscirono a rompere il cerchio avversario, restava sul posto, con sublime altruismo per prodigare l’assistenza spirituale ai feriti intrasportabili: caduto prigioniero e sottoposto a logorio fisico prodotto da fatiche e privazioni, noncurante di se stesso, con sovrumana forza d’animo, si prodigava per assolvere il suo apostolato. Con eroico sacrificio rifiutava per ben due volte il rimpatrio onde continuare tra le indicibili sofferenze dei campi di prigionia la sua opera che gli guadagnò stima, affetto, riconoscenza ed ammirazione da tutti. Animo eccelso, votato al costante sacrificio per il bene altrui. Fronte Russo, 1941 – Campo di prigionia, 1942-1946”. Franzoni, mancato a Bologna il 5 marzo 2007 all’età di 94 anni, scriveva fra l’altro: “Mi è molto caro parlare della Divisione Ravenna per gli amici che tanto mi hanno regalato, non durante i combattimenti sul Don (noi della Pasubio eravamo attorno al Cappello Frigio, sempre sul Don ma più a sud) ma nelle tristissime vicende della prigionia…”. L’allora sindaco di Mel, Emilio Isotton esprimeva a sua volta gratitudine al concittadino Enzo Da Canal per aver raccolto le sue memorie di reduce di guerra ed aver in questo modo consentito a coloro i quali non hanno vissuto i tragici momenti bellici, di conoscere e comprendere il dramma di quanti si sono invece ritrovati al fronte, nella gelida steppa russa. Nella testimonianza di Enzo Da Canal ritroviamo l’angoscia, i timori, le paure, il sacrificio dei nostri soldati trovatisi a combattere, spesso con mezzi inadeguati e in una situazione climatica ostile, una guerra non voluta”. Sottolineato che “per contro emerge l’umanità del popolo russo, l’accoglienza riservata ai nostri soldati nelle povere isbe, la capacità e la generosità di condividere il poco disponibile” auspicava che “questo viaggio nella memoria inviti ciascuno di noi a riflettere sull’inutile assurdità delle guerre e sul valore profondo della solidarietà…”. Indirizzi di saluto e di apprezzamento per il lavoro di Da Canal espressi anche dal presidente provinciale della sezione bellunese dell’Associazione nazionale del Fante, Angelo Ceccotto, e da quello dell’Associazione reduci di Russia, Giuseppe Bortoluzzi. L’autore di “Memorie di un fante”(nato a Carve di Mel il19 aprile 1922, chiamato alle armi il 30 gennaio 1942 e assegnato al reggimento Fanteria di Sacile dove rimase un anno, fino al 20 giugno data in cui fu trasferito al 38. Reggimento della “Ravenna” partì per la Russia facendo parte del Corpo di spedizione italiano, con il 38. Reggimento Fanteria, Divisione Ravenna, Per questa sua partecipazione gli fu assegnata la Croce al merito di guerra) in presentazione precisa che lo stimolo maggiore alla pubblicazione dei suoi ricordi sono molti ma “il maggiore è stato il ritrovare, mentre rovistavo fra vecchie cose, il mio notes, i miei fogli che durante tutto il periodo militare, dalla partenza dall’Italia nell’ottobre del 1942, al rientro nel maggio 1943… Scrivevo sempre appunti e date degli eventi più importanti… e li ho conservati come reliquie; poi, finita la guerra e ritornato a casa, li abbandonai in un cassetto… Li ho ritrovati qualche giorno antecedente l’inaugurazione del monumento di Zelant, che è stato dedicato ai morti e ai dispersi in terra di Russia, ai compagni che non sono più tornati al loro Comune di Mel, alla loro casa: su 95 soldati che partirono per la campagna di Russia, 63 non ritornarono più. E conclude con una nota amara: “Pur avendo letto tanti libri sulla guerra di Russia ho trovato solo pochissimi accenni alla ‘Ravenna’ e alla sua disfatta. Voglio quindi, nel mio piccolo, testimoniare che anche la fanteria, anche la ‘Ravenna’ combattè con onore nella guerra di Russia”. Concludiamo dicendo che Da Canal ha inserito nel suo diario anche una nota dell’Ufficio sovietico d’informazione in cui si può leggere che “Complessivamente, durante i combattimenti dal 16 al 22 dicembre le truppe sovietiche hanno fatto prigionieri 20.200 soldati e ufficiali nemici. Hanno preso 108 carri armati, 1.637 cannoni di vario calibro, 2.369 mitragliatrici, 6.735 automezzi, 5.500 cavalli, 82 depositi di munizioni, armamenti, viveri. Il 21 dicembre il nemico ha lasciato sul terreno 7.000 cadaveri di soldati e ufficiali”.
NELLE FOTO (Wikipedia e riproduzioni da “Noi della Ravenna. Memorie di un fante”): la copertina della pubblicazione; l’autore, Enzo Da Canal di Carve di Mel; lo scomparso monsignor Enelio Franzoni; soldati italiani; sfilano i militari della “Ravenna”; ancora Da Canal nella caserma di Sacile; foto di gruppo per i soldati italiani; è l’ora del “rancio”; sul fronte del Don; appunti di Da Canal; foto-ricordo per Enzo Da Canal (a destra) tornato in Russia da civile sui luoghi di guerra e della ritirata; ordine del giorno del generale d’armata comandante Italo Gariboldi; un’opera di Massimo Facchin per l’Associazione reduci di Russia di Belluno.